Formazione tecnica al restyling Fioroni: serve una riforma per colmare un ritardo di decenni
Data: Venerdì, 08 giugno 2007 ore 08:34:33 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Uno specialista in grado di progettare, ma anche di intervenire e risolvere un problema nel comparto tecnico, che perciò concili il sapere e il saper fare. In che modo? ... L'adeguamento dei piani di studio per una formazione scolastica professionalizzante è alla base di un progetto riformatore: potenziare quindi gli Istituti tecnici industriali statali è quindi prioritario, affinché si possa avere un tecnico preparato per le necessità dell'impiego pubblico e privato ma anche per affrontare il triennio post secondario e poi accedere alla professione di perito industriale... da edscuola.it - da ItaliaOggi

 

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Venerdì, 8 Giugno 2007

Formazione tecnica al restyling Fioroni: serve una riforma per colmare un ritardo di decenni

Uno specialista in grado di progettare, ma anche di intervenire e risolvere un problema nel comparto tecnico, che perciò concili il sapere e il saper fare. In che modo? Con una riforma in grado di garantire la professionalità già acquisita ex lege del perito industriale e che assicuri e rilasci un titolo ancora spendibile nel mercato italiano e soprattutto europeo. In questo senso è fondamentale che la riforma scolastica e universitaria si raccordi con quella delle professioni. Del resto, che sul fronte dell'istruzione tecnica e professionale fosse necessario voltare pagina, lo ha dichiarato a chiare lettere anche il ministro dell'istruzione Giuseppe Fioroni, a chiusura de ´Gli stati generali sull'istruzione tecnica e professionale', ribadendo che per questo tipo di formazione in Italia si deve colmare un ritardo di molti decenni. E sull'urgenza di una riforma vera, necessità di un sistema economico che senza formazione professionale va allo sfascio, si è soffermato anche il presidente del consiglio, Romano Prodi, persuaso che se l'Italia tarda ancora avrà un buco di 20 anni, ´mancherà una generazione di periti industriali, cioè i protagonisti dell'industria italiana del XXI Secolo'.
L'adeguamento dei piani di studio per una formazione scolastica professionalizzante è alla base di un progetto riformatore: potenziare quindi gli Istituti tecnici industriali statali è quindi prioritario, affinché si possa avere un tecnico preparato per le necessità dell'impiego pubblico e privato ma anche per affrontare il triennio post secondario e poi accedere alla professione di perito industriale. Come raccordare il titolo di studio con il mercato del lavoro? In questo contesto la laurea breve è assolutamente inadeguata per affrontare il mercato del lavoro, perché non assicura la professionalità specialistica che il mercato del lavoro richiede. E con un rischio in più: questi studenti con la laurea triennale, potendo iscriversi indifferentemente all'albo degli ingegneri, come ingegnere iunior, e a quello dei periti industriali, come periti industriali laureati, una volta abilitati optano certamente per la prima strada, facendosi allettare dal prestigio del titolo, ma ben presto si rendono conto di aver una competenza meno strutturata nel settore tecnico rispetto a un perito industriale laureato. Ecco perché è necessario configurare un'offerta formativa che parta dalle specializzazioni degli Itis fino alle classi di laurea triennale: entrambi i percorsi dovranno essere tarati sulla specificità della professione e sulla qualità della prestazione. In questa prospettiva è necessario anche procedere all'unificazione degli albi dei professionisti di I livello e istituire l'ordine dei tecnici laureati per l'ingegneria, nel quale confluiscano i laureati triennali nelle materie tecniche e che, di conseguenza, accolga anche i geometri, i periti agrari, i periti industriali e unifichi le rispettive casse di previdenza. Ma non solo. Non si può ancora tollerare che in Italia convivano professionisti con diversa denominazione, ma potenzialmente con le stesse competenze. È necessaria, quindi, la loro identificazione alla pari dei paesi Ue ´Ingegnere tecnico'. Che dire ancora del tecnico di terzo livello che uscirà dai nuovi Poli tecnici e professionali (Ifts) e sul suo essere competitivo con quelli di pari livello di altri paesi europei?

In Italia assistiamo a una confusione in cui si perde la straordinaria qualità e valenza dei nostri tecnici. È proprio l'emergenza formazione la prima da risolvere, anche a fronte della domanda che viene dal mondo delle imprese che faticano a trovare i periti e i tecnici altamente qualificati di cui hanno bisogno e, per sopperire alla mancanza, si rivolgono ai promettenti mercati stranieri, perché a costi ragionevoli.

I nostri giovani devono tornare a essere competitivi ma la competitività si può ottenere solo assicurando la competenza della propria formazione e questa la si acquisisce solo con un sistema di istruzione adeguato, attraverso una riforma strutturale e omogenea che realizzi un ponte lungo tra formazione e professione. E poi, per l'esercizio della libera professione, appare assolutamente necessario normare la formazione continua obbligatoria, così come ha fatto il Consiglio nazionale dei periti industriali da circa quattro anni.

 







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