Giorni fa mi ha molto colpito la lettera, in
questa rubrica pubblicata, di una lettrice, una
professoressa. Ad una sua richiesta di voler
conferire con i genitori di un alunno, che oltre
a non studiare aveva un comportamento poco
urbano e lesivo per tutta la classe, riceveva
la risposta sul diario da parte del genitore del
ragazzo: «Prof. non rompa». E qui scatta
l’«amarcord» di una mia insegnante di lettere
in 1ª media. Avevo commesso una innocente
marachella di carnevale, facendo trovare un
pacco, con complicità di compagni di classe,
sulla sua scrivania. L’involucro conteneva un
altro pacco, poi un altro più piccolo, poi ancora
un altro sempre più piccolo ed infine la
scritta: «Fine del pacco». Apriti cielo! La prof.
mi mandò dal preside e scrisse sul diario che
dovevo essere accompagnato dai genitori. Mio
padre conferì con l’insegnante e si scusò più
volte, come se avessi commesso non so cosa.
A me rivolse solo uno dei suoi eloquenti
sguardi accigliati che mi «incenerì». Oggi purtroppo
i tempi sono molto cambiati, tant’è
che un genitore si permette di alimentare i
pessimi influssi di una società sbandata che
pratica la sopraffazione come sistema di potere
e i giovani si adeguano con il bullismo e le
miserabili bravate riprese dai telefonini e diffuse
su internet. Eppure nella scuola di oggi
entrano buoni propositi: educare ad una sana
alimentazione, al codice della strada, al volontariato
e quant’altro possa servire ai giovani in
termini positivi. Il tutto nonostante gli insegnanti
siano sempre più sotto pressione, sotto
accusa, demotivati da risposte incredibili,
lasciati soli in un lavoro che non è stato mai
tanto gravoso. E’ importante quindi restituire
a queste volenterose prof. la fiducia nel loro
compito e la certezza delle regole da imporre
ad alunni ribelli, senza rischiare assurdi richiami
o, peggio, ritorsioni e risposte volgari, molto
volgari.
NUCCIO MIRABELLA
(da www.lasicilia.it)