LETTERATURA ARABA, NON ESISTONO SOLO LE MILLE E UNA NOTTE
Data: Venerd́, 04 maggio 2007 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


LETTERATURA D'ARABIA

Non solo Mille e una notte
Eros Baldissera*

 

Quattordici secoli di letteratura araba non possono risolversi nella conoscenza di questa sola opera, che viene in mente all'italiano, anche di buona cultura . E che ha contribuito alla fissazione di quell'immagine stereotipata del mondo arabo così diffusa al suo esterno. C'è anche un prima e, soprattutto, un dopo. Molta poesia, nel passato, spesso d'amore, con spunti d'erotismo che non ci immagineremmo. Soprattutto narrativa, da vari decenni. Realistica, talvolta surrealistica, attraverso cui il lettore entra nell'immaginario arabo e pure nella sua psiche profonda, avendo modo di dar una certa spiegazione a certi comportamenti.

Parlo arabo?
Se questa espressione per gli italiani ha il senso di esprimersi in modo poco chiaro, per gli arabi dichiarare: parlo arabo, è la forte, e unica, testimonianza della loro identità di arabi. Solo la lingua è la caratteristica comune a tutti quei popoli. L'"arabo chiaro", com'è definito nello stesso Libro sacro dell'Islam: il Corano. E, senza significative differenze, è il moderno arabo standard in cui si esprime anche la letteratura araba contemporanea. Sia che provenga dai Paesi del Golfo, dal Vicino Oriente, dal Nordafrica. Cioè, come definisce orgogliosamente l'arabo: dal Golfo (Persico/Arabico) all'Oceano (Atlantico). Màshreq e Màghreb. Damasco, Bagdàd, Beirùt, il Cairo, Tunisi, Algeri, Rabàt. Ambiti regionali e culturali lontani e diversi, ma legati da quel solo fortissimo elemento d'unione, pur nella diversità dei popoli e delle razze. Quello della lingua araba.

Gli arabi, nostri lontani, nostri vicini
Le contingenze socio-politiche che ormai da qualche decennio vedono anche l'Italia misurarsi col fenomeno dell'emigrazione, implica la necessità di avere a che fare, volente o nolente anche a casa nostra, con individui dalle culture, abitudini e consuetudini tanto diverse dalle nostre. E provenendo buona parte di loro 'dall'altra sponda' del Mediterraneo, così geograficamente vicina e in via di sempre maggior avvicinamento, il buon senso induce a cercar di superare le plurisecolari diffidenze dell'uomo occidentale verso quel mondo, cercando di andar oltre i luoghi comuni di cui si è nutrito per secoli attraverso certa letteratura, certa iconografia e, negli ultimi decenni, certo cinema. Cercando di ovviare alla malainformazione, alla disinformazione, all'informazione distorta, tutti fattori che innescano inevitabilmente soltanto pregiudizi. Al fine di vedere la realtà di quel mondo come appare dalle fonti serie e dagli studi sull'argomento. Specie in questo particolare periodo della storia del mondo che vede gli arabi e i musulmani entrare nel nostro quotidiano lasciando l'italiano, l'europeo, interdetto o quanto meno disorientato.
 Un aspetto da chiarire fin da subito è la confusione che molti tendono a fare tra mondo islamico e mondo arabo, rendendo sinonime le due cose che sinonime non sono. Che la maggior parte degli attuali circa 300 milioni di arabi siano musulmani è un dato di fatto. Ma va sottolineato che oltre il 10% di loro sono cristiani. Come pure vi sono arabi di religione ebraica. Mentre l'islàm comprende ben un miliardo e 300 milioni di fedeli, distribuiti soprattutto in Asia e in Africa, ma in forte espansione anche nell'Occidente, com'è noto.

Conoscere per capire. E accettare
L'ineluttabile processo di commistione - e l'auspicata progressiva integrazione - con questi nostri nuovi concittadini vede gli italiani testimoni. Dai consenzienti agli intolleranti. Questo fenomeno determina l'urgenza di approfondire la conoscenza del mondo arabo, della sua storia passata e presente, delle sue tradizioni, del suo pensare. Per capire, accettare, e cercar di gestire al meglio una contingenza ineludibile. Le vie attraverso cui il comune cittadino può acquisire tale imprescindibile conoscenza offrono un'ampia possibilità di scelta. La più immediata sarà la televisione. Poi la stampa quotidiana e periodica. Due aspetti della comunicazione che spesso presentano una debolezza di fondo. E cioè il possibile condizionamento da parte di chi li prepara, giornalisti ed 'esperti' che spesso presentano - evidenzialdolo - solo quanto può apparir curioso e dissonante. O, peggio, si soffermano e battono sul sensazionalismo col pericolo di distorcere la realtà delle cose e dei fatti.

La letteratura araba: un'occasione per capire e comprendere
Invece la letteratura è il mezzo diretto per entrare nel mondo che la esprime, nelle variegate realtà delle molteplici popolazioni arabe. Un mezzo senza filtri, se non quello - certo critico e da non sottovalutare - del traduttore. Ma il generale buon livello - spesso ottimo - attualmente raggiunto dai traduttori dall'arabo, non crea più i problemi di interpretazione che un tempo si manifestavano quando le opere arabe arrivavano all'italiano via una terza lingua: francese e inglese, in genere.
 Leggere letteratura è una occasione per capire e comprendere. Portando l'attenzione dalla storia del profeta Muhammad, da cui ovviamente non si può prescindere, alla storia più recente per comprendere usi e costumi di popoli che - anche con una certa decisione - si sono affacciati sulla scena internazionale.
 La letteratura è uno strumento per capire una realtà a noi vicina verso la quale una tradizione, che viene da lontano, ci ha indotto pregiudizi culturalmente radicati. E le scarse nozioni scolastiche, con le loro inesattezze circa la storia degli arabi e dell'islàm, non hanno certo contribuito a lenire tali pregiudizi.
 La variegata produzione letteraria di quattordici secoli, spesso di grande d'interesse, da un paio di decenni ha superato l'angusto ambito degli studiosi e ha cominciato a trovar posto negli scaffali delle nostre librerie. L'intenso movimento di traduzione di opere dall'arabo ha avuto il suo innesco nel 1988 con l'attribuzione del premio Nobel per la letteratura al romanziere egiziano Nagìb Mahfùz, primo scrittore arabo a conseguire l'importante riconoscimento che è stato anche l'omaggio a una cultura e a una civiltà fino ad allora negletta, se non rifiutata.

Dalla poesia del deserto alla letteratura contemporanea
La poesia è sempre stata la manifestazione artistica più consona alla conformazione dell'arabo, lingua musicale ricca di lessico, di sfumature e dalle molteplici assonanze. E poetica è stata la prima manifestazione letteraria in quella lingua, nata un po' prima dell'avvento dell'islàm nei deserti d'Arabia e i monti dello Yemen, in cui si canta la natura, le guerre, gli amori. A suo maggior simbolo vi è quel mazzo di poemi chiamato le Mu'allaqàt, tuttora considerati dalla cultura araba - e arabistica - fra le massime espressioni del suo genio di tutti i tempi. Da quel primo capolavoro della letteratura classica, passando per il Corano - considerato dagli arabi incomparabile opera letteraria - si giunge alla rigogliosa messe della produzione poetica, ma anche narrativa, dei secoli d'oro, quando Bagdàd era la ville lumière dell'epoca, concorrendo in magnificenza con l'altra capitale musulmana, l'andalusa Cordoba, nel momento in cui l'Europa viveva gli anni più oscuri del suo Medio Evo. Grandi biblioteche sorgono in tutta la cosiddetta Dàr al-islàm (il mondo dell'islàm): se ne contano 70 solo a Cordoba. Al Cairo ve n'è una con 120.000 volumi. Di tutto questo periodo, di quello che segue e che vede l'opera in prosa prender sempre più spazio, fino alla decadenza nel periodo ottomano troviamo esaustiva testimonianza nell'opera di Daniela Amaldi, Storia della letteratura araba classica (Zanichelli, 2004).
 La letteratura araba moderna nasce con la cosiddetta nahda, il rinascimento che segue l'intervento in Egitto di Napoleone scuotendo quel mondo dal suo plurisecolare torpore. Specie in Egitto, Libano, Siria e Iràq, in cui alla fine del XIX sec. si hanno le prime originali manifestazioni letterarie soprattutto di carattere poetico classicheggiante. Sarà il secolo successivo a testimoniare, con l'avvento della 'poesia libera', la rottura di questo genere con la tradizione e, parallelamente, la progressiva importanza della narrativa, specie nella seconda metà di quel secolo. La questione palestinese produce le prime opere che superano il suo ambito destando l'interesse degli arabisti.

La situazione italiana
In Italia se ne occupa in particolare Isabella Camera D'Afflitto che allarga successivamente la sua cura a tutta la letteratura araba contemporanea. Notevole è la sua pluridecennale attività di traduzione e curatela di opere arabe, in particolare per l'editore Jouvence che ha pubblicato oltre trenta volumi per lo più di narrativa. Fondamentale la sua Letteratura araba contemporanea - Dalla nahda a oggi (Carocci, 1999). E ai fini della diffusione della conoscenza del mondo arabo in generale attraverso gli scrittori citeremo i suoi Narratori Arabi del Novecento (Bompiani, 1994). Altre notizie nel suo sito Arablit.

 *Docente di Lingua araba presso l'università Ca' Foscari di Venezia. Si occupa di letteratura ed epigrafia araba. È autore presso Zanichelli di due dizionari di arabo.







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