L'''INSETTO'' NELLA LETTERATURA DEL NOVECENTO
Data: Venerd́, 27 aprile 2007 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


L’”INSETTO” NELLA LETTERATURA DEL NOVECENTO

Ultimi giorni, signori, ultimi giorni di scuola. Anzi no. Ultimo mese di scuola. Ma perché poi questa fretta? Il programma di letteratura italiana è ancora lungo, siamo appena agli inizi del Novecento e adesso c’è un argomento molto, ma molto interessante, una di quelle cose che t’inquadra l’uomo contemporaneo, te ne fissa per sempre in mente i connotati dell’anima: è lui, il famoso uomo senza qualità, l’eterno indeciso, l’eroe dell’inazione, il maestro dell’atto sospeso, l’individuo che misura la sua vita con i cucchiaini da caffè. Ve lo dico con una sola parola, ragazzi, affinchè si imprima indelebilmente nella vostra testolina. Quest’uomo qui, che ritroveremo in un’ampia fase della letteratura del Novecento, si chiama inetto. Inetto. Cioè “non atto a”, dunque “incapace di”; è colui che vorrebbe fare e non fa, vorrebbe dire e non dice, vorrebbe vivere a pieni polmoni la vita e se la sente irrimediabilmente sfuggire di mano, senza essere capace di carpere diem. Inetto. Povero inetto. Che pena che fa. Leggiamo Joyce, leggiamo Musil, leggiamo Svevo, leggiamo Kafka. Sempre inetto è, e sempre lui, e sempre con gli stessi tratti.
Adesso le interrogazioni. Adesso ripetete voi. E bravi, mi raccomando. Come si fa a non riconoscere l’inetto? Come si fa?
Poi, chissà perché, forse perché nella lingua italiana esiste un fenomeno chiamato epentesi, ovvero l’inserimento di una sillaba nel bel mezzo di una parola, o forse perché a scuola gli insegnanti parlano e i muri ascoltano, il povero inetto fa una brutta fine.
I ragazzi pronunciano infatti le seguenti esatte parole: “Nella letteratura europea del primo Novecento domina la figura dell’insetto, un essere senza qualità, che vorrebbe fare e non fa….vorrebbe dire e non dice…ed è incapace di carpere diem…”
Un insetto. Già, già. E ti verrebbe anche da aggiungere che poi vola, brutto e nero, annunciando il tramonto dell’Occidente…Che, a quanto pare, nella scuola italiana è già ampiamente iniziato…

Silvana La Porta








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