STORIA DI UNA GITA FELICE
Data: Giovedì, 19 aprile 2007 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Opinioni


STORIA DI UNA GITA FELICE


Me la dite una volta che gli insegnanti dicono di essere contenti? Me la dite una volta sola durante l’anno scolastico in cui si esce da scuola felici e soddisfatti? Niente da fare. Per i docenti pochi sono gli spazi alla gaiezza, alla spensieratezza, all’entusiasmo. Il lavoro di insegnanti, tra burn out, riunioni, vani tentativi di convincere alunni distratti e spaesati a studiare un poco, ma almeno un pochino, si snoda in una monotona sequela di giorni sempre uguali, passati a ripetere sempre le stesse cose e sempre peggio, e sempre con più malinconia, ora dopo ora, minuto dopo minuto.
Insomma finisce che si arriva alla fatidica gita scolastica con una stanchezza madornale addosso, con il malcelato desiderio che succeda qualcosa, qualunque cosa perché magari non si parta. E invece ci siamo ritrovati tutti lì alla stazione, noi eroici docenti accompagnatori di una masnada di ben settanta alunni, in una fredda sera di fine marzo, con un sorriso a cento denti stampato sul volto, volto, scusate il gioco di parole, a dissimulare quella sottile angoscia che ci serpeggiava dentro. Buonasera signora, non si preoccupi, andrà tutto bene – dicevamo serafici ai genitori. Ma dentro era tutta una speranza che la Provvidenza divina di accompagnasse e che lo Spirito Santo scendesse come d’incanto sui nostri vivaci, vivacissimi alunni, vocianti e scalpitanti, in attesa del treno. Poi è iniziata. Corsa alla ricerca del vagone giusto (giusto dall’altro lato della nostra postazione), ascesa vorticosa, tra colpi di valige e maledizioni varie: fischio del capotreno e via…I volti dei genitori ci sfilano davanti dietro i finestrini tra raccomandazioni e qualche lacrimuccia, i ragazzi prendono posto…e noi colleghi ci guardiamo un po’ in cagnesco, spiandoci di sottecchi: e chi l’ha vista mai questo qui, oltre quel ciao ciao quotidiano all’ingresso di scuola? Mamma mia, speriamo di andare d’accordo, di trovarci bene, se no, son guai…
E invece volete sapere com’è finita? Perché non ve la voglio raccontare nei minimi particolari questa semplice gita, perché l’importante non è quello che è successo, ma come l’abbiamo vissuto. Ebbene ci siamo conosciuti meglio, abbiamo scoperto piccole grandi persone oltre i volti corrucciati della triste sala dei professori, unico, monotono luogo dei nostri sporadici incontri. E abbiamo riso. Tanto e con gusto. E abbiamo guardato con più interesse nei volti dei nostri alunni, non più opachi e spenti come in classe, ma vividi di entusiasmo, ricchi di iniziative, animati da mille desideri. Siamo stati diversi in gita. Chissà perché. Forse perché dentro le mura di quell’ edificio scolastico, tra il sapere fossilizzato e le anime inaridite, c’è ormai poco spazio per lo stare bene insieme. I docenti con i docenti. I docenti con gli alunni. E’ difficile stare bene insieme. Ma è bello stare bene insieme.
E così, anche se, adesso ve lo posso confessare, ha piovuto tutti i giorni, c’era tanto freddo e abbiamo camminato muniti di ombrelli, con le scarpe inzuppate e l’umido che ci penetrava nelle ossa; sebbene abbiamo mangiato malissimo e pochissimo e in albergo le camere erano con doccia direttamente sul water; nonostante lunghe code ed estenuanti spostamenti in autobus; malgrado una guida svagata che ci ha fatto seguire un gruppo…che non era il nostro…scusateci tanto, ma noi, poveri docenti malinconici e avviliti, per una volta, ma solo per una volta ci siamo divertiti. Davvero. Stavolta ce l’abbiamo fatta.

Silvana La Porta (dedicato ai colleghi con cui ho trascorso quei pochi giorni spensierati…purtroppo così brevi!)






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