LA SCUOLA CAPRO ESPIATORIO DI TUTTI I MALI
Data: Lunedì, 16 aprile 2007 ore 20:41:29 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Capita pure che un quotidiano nazionale punti il dito contro la scuola per la morte del ragazzino tormentato dai suoi compagni: «L’istituzione scuola è doppiamente responsabile. In primo luogo perché non sa prevenire il bullismo; e in secondo luogo perché fornisce ai bulli in erba i chiodi per crocifiggere le loro vittime, dando del tutto per scontata la cornice dell’eterosessualità normativa con i suoi caricaturali cliché di mascolinità e femminilità». Se possiamo capire, come docenti, il torto di non sapere prevenire il bullismo, non capiamo tuttavia il senso stretto del cliché mascolini e femminili. Nella scuola pubblica si cercano di dare i valori condivisi, come il ruolo della famiglia, e soprattutto l’esempio, quando si è buoni maestri, sforzandosi di far conoscere che cosa è conoscere e di insegnare a navigare nelle incertezze aiutati da poche certezze. E una certezza è la Legge e il rispetto delle regole che però si infrangono all’uscita, oltre i cancelli nel caos quotidiano e nella giungla della città, anche se la scuola è diventata un laboratorio, maldestro talvolta, di mille attività perché da essa tutto si pretende e troppe incombenze affollano gli impegni dei docenti a cui però poco è riconosciuto. Infatti sono reclutati alla buona, non vengono aggiornati, si lasciano precari. L’unica consolazione, se può considerarsi tale, sta nel fatto che anche nel resto d’Europa il bullismo avanza anche se, bisogna dirlo ai nostalgici, un tempo le pene corporali erano la prassi e i giornali di queste cose poco narravano, mentre in tv un gay o un Jonathan mai sarebbe apparso, né un senatore della Repubblica avrebbe fatto le lodi del celhodurismo, né si sarebbe sollevata una polemica per l’uso improprio delle toilette parlamentari delle donne. Non facciamo l’elogio della frusta, ma quell’altro della fiducia che c’era nei confronti del maestro, commesso, per dirla con Gramsci, della cultura del potere. Mutato il tempo, occorre pure che la scuola muti se stessa, rompendo un vero schema, che non sembra quello tra mascolinità e femminilità, ma la separazione esasperata tra i saperi, recuperando i nessi e le interconnessioni della speculazione scientifica con la storia del pensiero. Oscurare siti internet di ordinaria bacchettoneria serve a poco quando le periferie sguazzano di modelli pericolosi e ancor più quando gli investimenti politici e culturali sono pilotati verso altro come l’arricchimento esasperato e come il disprezzo delle regole soprattutto da parte di chi in prima persona dovrebbe rispettarle. Chi ricorda i roghi delle periferie di Parigi? O i negozi messi a soqquadro dai neri di Los Angeles dopo l’uccisione a pedate di un poveraccio da parte della polizia? E’ mutato dunque qualcosa nella società che il capitalismo avanzato per certi versi non ha motivo di cambiare? Anzi da un lato pretende la pace sociale ma dall’altro dà sfogo a tutto ciò che è funzionale al suo spregiudicato potere e ai suoi affari. Se si tolgono i filmini violenti scaricati dai telefonini rimane, sia in Tv sia su Internet, ben altro e forse anche più pericoloso come certi modelli di esasperato consumismo e di accanita speculazione arrivista che macinano tutto, perfino il dramma del kafkiano scarafaggio- Samsa. Su questo occorrerebbe fare una riflessione, assieme al continuo ingrossamento delle schiere del malaffare che proprio tra i ragazzi trova sostanza mentre i capicosca in larghi strati di certe zone del Paese diventano schemi (eccoli gli schemi) da seguire. Certamente l’educazione al rispetto della diversità è compito della scuola e non a caso ai primi Anni Ottanta sono state chiuse le cosiddette scuole differenziate. Ma non bisognerebbe ancora scordare che su argomenti come l’omosessualità c’è chiusura bacchettona e che in questi giorni ha raggiunto toni esasperati. Diceva un illustre studioso: «I ragazzi felici non hanno necessità di fare i bulli, o meditare vendette contro i loro compagni». E noi chiediamo: ma chi li deve rendere felici?

PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)







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