Bertinotti, i giovani, l’impegno sociale «Agli studenti dello Spedalieri dico: i
Data: Sabato, 07 aprile 2007 ore 19:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


05.04.2007. Si possono insegnare verità a scuola? E si può contare sull’impegno dei giovani? E il laico, o l’ateo, può cercare verità nella religione? Questioni più ampie della sfera politica. Ma Fausto Bertinotti, al di là della carica istituzionale di presidente della Camera, ha da tempo carisma di saggio, autorevole per tutti, seppure nettamente di parte. Infatti è apparsa semmai singolare ma non stridente con la sua militanza comunista, anzi di rifondatore del comunismo, l’intenzione di trascorrere qualche giorno con i monaci del monte Athos.

 

Presidente, dopo l’uccisione dell’ispettore Raciti, a Catania, gli studenti del liceo "Spedalieri" hanno chiesto ai professori di insegnare "il senso della vita e della morte", senza "censurare la nostra domanda di felicità e verità". La risposta di un gruppo di professori è stata: "Proporvi o imporvi delle verità è integralismo", e "vogliamo prepararvi affinché siate voi a individuare le risposte adeguate al vostro percorso". Lei cosa ne pensa?

«Non sono due esigenze contraddittorie. Nella ricerca della verità c’è il rispetto del punto di vista dell’altro e dunque mi pare ragionevole l’istanza di questi insegnanti di non accedere al fondamentalismo. E tuttavia la richiesta dei giovani è ugualmente fondata, e vorrei che si tenesse conto che noi ce l’abbiamo una costruzione culturale di valori da condividere, che è la Costituzione repubblicana. Io vorrei che non fosse dimenticato questo elemento».

Ma, francamente, non è qualcosa di troppo vecchio per i ragazzi di oggi?

«No. La Costituzione repubblicana non è un documento inerte, non è soltanto una carta che i padri fondatori, ormai così lontani nel tempo, ci hanno lasciato. Basterebbe pensare all’articolo 3, dove si dice che il compito della Repubblica è rimuovere tutti gli ostacoli che si frappongono alla libera espressione della personalità umana. Si ritrova lì un’idea di civiltà non realizzata, che secondo me può avere l’ambizione di segnare il futuro di nuove generazioni dell’intera Europa. Ma le voglio citare anche l’articolo 11, che ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, e segna un’impronta di pace, così lontana da ciò che si è attuato nel mondo. E dunque alla richiesta di valori io rispondo: c’è la Costituzione repubblicana, non a caso nata dalla resistenza, da una contesa così aspra e decisiva contro il nazismo e il fascismo. Questa è l’idea di un mondo nuovo. Questo mondo nuovo non solo non ha visto deperire i suoi elementi fondativi, ma li trova attualizzati dalla drammaticità della situazione attuale, che produce una crisi della coesione sociale e persino una crisi di civiltà».

Ma l’attenzione alla Costituzione richiama l’impegno civile. Non le sembra invece che, rispetto anche al recente passato, ci sia una minore partecipazione dei giovani alla politica?

«No, francamente no. Io ho una diversa interpretazione. Io vedo un mondo dei giovani molto - diciamo così - diviso, anzi, più che diviso, articolato, con un’area che è sospinta lontano dalla politica anche per le molte culture passivizzanti che si sono prodotte nel sistema delle comunicazioni di massa. E invece una parte straordinaria di questa generazione, che da Seattle a Porto Alegre a Genova è venuta attraversando la società, il mondo, con una passione eccezionale. Io anzi vedo una parte importante del mondo giovanile riscoprire il terreno dell’impegno. Poi, non necessariamente, questo sì, nella politica».

Lei viene da una cultura politica orientata al materialismo. Ma è molto attento ai temi spirituali. Ecco: si tratta di una curiosità, di un interesse personale, oppure - a proposito di valore - è il riconoscimento che all’uomo il comunismo non basta?

«No, sulle questioni di fede non parlo per antica divisa, perché penso che, sebbene la religione occupi uno spazio pubblico, il fatto religioso è strettamente privato. Specie per i politici. e io non voglio mischiare una cosa con l’altra. Penso che la politica debba essere autosufficiente. La politica deve avere una fondazione autonoma e autosufficiente. E’ questo il senso della laicità».

CARLO ANASTASIO (da www.lasicilia.it)







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