Abbiamo letto il vivace dibattito sulla scuola che ha
occupato le pagine del nostro quotidiano e volevamo
anche noi dire la nostra.
Avendo alle spalle un buon numero di anni di insegnamento
abbiamo vissuto le varie riforme scolastiche.
La più matura di noi, dall’alto dei suoi 41 anni di
insegnamento, afferma di non aver mai visto la
scuola in uno stato di così totale confusione e destabilizzazione.
I motivi sono tanti, ma a nostro avviso
a cambiare è stata soprattutto la struttura della
scuola, non più intesa come istituzione degna di rispetto,
ma come causa di tutti i mali. Ad un’analisi
attenta della situazione è lampante come i genitori
abbiano contribuito con il loro comportamento a
scavare una frattura tra insegnanti e alunni. Oggi
tutti i genitori hanno abdicato al loro ruolo e sono
"amici" dei figli: quando si dice loro che il figlio
non studia o si assenta frequentemente la colpa è
dell’insegnante, finanzi al quale l’alunno "si blocca"
pur avendo studiato a casa il giorno precedente e
magari ripetuto al genitore., Dinanzi a tale atteggiamento
c’è poco da commentare. Altro che collaborazione!
Si è "l’un contro l’altro armati" e non si capisce
che l’insegnante chiama il genitore perché spera,
che cooperando insieme e analizzando le eventuali
difficoltà, si possa aiutare il ragazzo.
Ma, a parer nostro, la ragione del degrado scolastico
non risiede solo in questo. Abbiamo assistito, in
questi ultimi anni, al proliferare dissennato dei più
vari ed opinabili progetti. Gli insegnanti si preoccupano
di giustificarli affermando che grazie ad essi i
ragazzi possono esprimere la loro creatività, possono
estrinsecare le potenzialità nascoste che forse
non verrebbero mai alla luce, che la scuola moderna
non è la scuola delle nozioni e via di seguito.
Allora noi ci chiediamo: "quale è lo scopo della
scuola?". Può la scuola dire al ragazzo che deve studiare
per acquisire determinate competenze che gli
consentiranno di proseguire gli studi in futuro e al
tempo stesso disperdere in mille rivoli le sue energie
ed il suo tempo? Ci capita spesso di sentirci dire
dagli alunni che sono impreparati e quando chiediamo
per quale motivo non hanno studiato il pomeriggio
precedente, ci sentiamo rispondere: "Ho
frequentato il corso di teatro, o di internet, o di ballo
latino-americano.
Ed allora, vorremmo sapere, qual è la ricaduta positiva
di tali corsi se poi distraggono i ragazzi da quelli
che dovrebbero essere gli interessi primari? Noi
crediamo che il numero di progetti debba essere ridotto
a quelli realmente indispensabili, quelle che
approfondiscono e sono in linea con il percorso di
studi. Forse si potrebbe proporre anche una divisione
di ruoli tra docenti progettisti e docenti, ruoli da
ricoprire magari con una turnazione democratica
annuale o triennale, in modo che all’alunno non
venga sottratto parzialmente l’insegnante così da
perdere ore di approfondimento didattico; in tal
modo si permetterebbe all’insegnante che si occupa
dei progetti di lavorare senza alcun patema d’animo.
Se facciamo notare quali sono le priorità, rischiamo
di offendere i colleghi promotori di tali corsi che
fraintendendo pensano che la nostra sia una reazione
"ad personam". Certamente qualcuno dirà che
non ci vogliamo adeguare alle varie metodologie,
che la scuola deve stare al passo coi tempi. Niente di
più falso. Sicuramente noi non insegniamo come i
nostri professori, e tanto più in quanto avendo
un’età variabile dai trenta ai cinquant’otto, operiamo
con le più recenti metodologie e coi moderni mezzi
tecnologici; siamo quindi aperti alle novità, purché
tengano conto dell’utile degli alunni.
I nostri ragazzi non devono essere ubriacati da una
miriade di progetti che fanno perdere di vista l’obiettivo
fondamentale: essere aiutati a ragionare con la
propria testa.
Quando si opera in ambienti particolarmente disagiati
e deprivati, è un imperativo morale per l’insegnante
curare gli alunni perché possano acquisire
conoscenze e competenze che consentiranno loro di
camminare sulle proprie gambe. Noi diciamo sempre
ai nostri alunni che la gente ignorante viene calpestata
e manovrata. E purtroppo già notiamo i
guasti prodotti da tale sistema. E’ come se avessimo
perduto ogni certezza, ogni punto di riferimento e,
per primi noi docenti, ci sentiamo spiazzati; di conseguenza
i ragazzi percepiscono quest’incoerenza e
quest’atmosfera di dubbio.
E’ come se la scuola fosse stata investita da "una moda"
a cui tutti devono adeguarsi, altrimenti si diventa
di serie B. Ci viene di pensare alla fiaba dell’ "Imperatore
nudo", Tutti i sudditi dicevano di vedere i
vestiti cuciti da abili impostori. Se non li avessero visti
non sarebbero state persone intelligenti e quindi
ne ammiravano la stoffa, la mirabile fattura... solo
un bimbo nella sua ingenuità disse: "Ma l’imperatore
è nudo".
In tutto questo guazzabuglio chi ci perde sono i ragazzi.
Noi che abbiamo reso la scuola così facile, così
permissiva e buonista, abbiamo reso questi giovani
fragili ed incapaci di affrontare le difficoltà. Al primo
intoppo crollano e non riescono a trovare la forza
per superare gli ostacoli. La vita, uscendo dalla
scuola non è una passeggiata e sicuramente fuori dal
cancello della tanto vituperata "azienda" scolastica
dovranno afftrontare situazioni più severe e maggiori
ingiustizie. Per quanto ci riguarda abbiamo
sempre lavorato con passione e percepito la pienezza
esaltante del contatto con i giovani pur avendo
dovuto affrontare momenti di scoraggiamento, di
crisi, di incomprensione da parte i alcuni genitori,
ampiamente ricompensati da altri che hanno capito
la nostra tensione morale e l’interesse umano e
autentico verso i propri figli.
TERESA LUBERTO, ORNELLA ADAMO,
TIZIANA ALESSI, ANTONIO MACCARRONE
(da www.lasicilia.it)