SPEZZONI AL PERSONALE DI RUOLO: CUI PRODEST?
Data: Mercoledì, 04 aprile 2007 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Opinioni


Spezzoni al personale di ruolo: cui prodest?

 L'aumento generalizzato dell'orario di lavoro per docenti interni appesantirebbe la situazione dei precari, non produrrebbe alcun effetto positivo nella didattica e, addirittura, comporterebbe un aggravio di spesa per l'erario.
 Forti preoccupazioni tra molti docenti precari sta suscitando la notizia in base alla quale il nuovo Regolamento per l'attribuzione delle supplenze conterrebbe l'obbligo (in realtà improponibile) di affidare gli spezzoni fino a 6 ore al personale interno alla scuola.
 La norma, a essere precisi, esiste già e risale alla prima finanziaria del precedente governo, la Legge 448/2001. Ovviamente essa è stata subordinata alla disponibilità da parte dei docenti all'accettazione di ore eccedenti fino a un massimo, per le secondarie, di 24 ore settimanali. Questo intendimento farebbe parte di un pacchetto di artifici destinati a razionalizzare le procedure di attribuzione delle supplenze.
 Una tale scelta, comunque, risulta sbagliata per due ordini di motivi.
 Il primo, e più ovvio, riguarda la natura strettamente contrattuale dell'orario di lavoro per cui il termine 'obbligo', ivi applicato, non ha praticamente nessun senso. Semmai è concepibile - in termini strettamente legislativi - l'obbligo di proposta che, però, come si è detto, è stato introdotto già cinque anni fa ed è risultato largamente impopolare tra i lavoratori destinatari delle proposte stesse.
 A ciò si aggiunga - e questo basterebbe a chiudere la questione - che le ore date 'in eccedenza' hanno - a quanto è stato ribadito da più parti, costi maggiori di quelle affidate a personale aggiuntivo.
 Quello che ci interessa, però, aldilà delle norme pattizie e dei calcoli economici, sono i risvolti politici. La casistica finora verificata, considerando i tagli e la forte pressione cui è stato sottoposto il precariato della scuola negli ultimi anni, ci dice che la sottrazione degli spezzoni ai docenti non di ruolo rappresenta un'ulteriore esacerbazione delle condizioni economiche della categoria, priva di utilità e, francamente, vessatoria. In tutti i settori si parla di solidarietà, di redistribuzione delle risorse, di patti generazionali e, invece, chissà perché, quando si parla di scuola, la tendenza è sempre ben diversa.
 Il fatto è, peraltro, che bisognerebbe, una volta per sempre, tener presente la specificità logistica delle scuole. Esse sono enti non contigui nel territorio e proprio per questo motivo la tendenza alla parcellizzazione dei posti di lavoro, su base multisede, è una caratteristica specifica che non potrà mai essere veramente superata del tutto. Ma perché questo deve divenire motivo di penalizzazione per il personale contrattualmente più debole? La strada da percorrere è quella dell'ammodernamento delle procedure non quella della restrizione delle opportunità di lavoro per i più giovani (che spesso, poi, tanto giovani non sono).
 Una tale norma, infine, se veramente trovasse applicazione generalizzata (cosa che difficilmente, nella pratica, potrà accadere) appesantirebbe ulteriormente la funzionalità quotidiana delle scuole dove, si sappia, meno persone significano meno risorse umane e personale sottoposto a uno stress molto maggiore. Si immagina una scuola media in cui tutti i docenti fanno 24 ore frontali a settimana?...
 Per questi motivi ci chiediamo: cui prodest?...
 Si spera di ottenere, a breve giro, una risposta sensata.


Nota: www.scuolanostra.it 1 aprile 2007










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