INTRAPPOLATI IN UN IMPALPABILE BIT
Data: Marted́, 03 aprile 2007 ore 14:17:21 CEST
Argomento: Rassegna stampa


PRIGIONIERI …DI UN BIT

Non ha colore, dimensioni o peso. Può viaggiare alla velocità della luce. E’ il più piccolo elemento atomico del DNA dell’informazione. E’ un modo di essere: sì o no, vero o falso, su o giù, dentro o fuori, nero o bianco. E’ il ritratto di quella meravigliosa e impalpabile cosa chiamata bit, che sostanzia e domina, con la sua discreta e silenziosa presenza, il mondo digitale.
Ed è stato proprio questo atomico elemento a porre il problema di una auspicata e felice interazione tra uomo e macchina. Ma ci pensate? Nel diluvio delle macchine computerizzate odierne l’uomo vive da esiliato in un disperante quanto disperato tentativo di possibile dialogo. E a poco è valsa la nascita di una nuova disciplina, definita Humane-Computer Interaction, e di sempre nuovi metodi di progettazione per le interfacce delle tecnologie di comunicazione. Davvero a poco.
Uomo e macchina sono lì, l’uno di fronte all’altra, e si fronteggiano minacciosi, scrutandosi di sottecchi. Perché in fondo l’uomo sa che i requisiti di funzionamento delle macchine digitali sono radicalmente differenti da quelli che normalmente presiedono alla comunicazione tra umani. E la vede, la macchina, per quello che in realtà è: di contro alla sua incessante creatività, alla tolleranza, alla inesauribile ricchezza di risorse dell’essere umano, essa appare prevedibile, rigida, insensibile al cambiamento, monotonamente priva di immaginazione. E la macchina, stupita, dall’alto della sua logica precisione e del suo ordine perfetto, osserva magari, con un filo di pietà, quegli uomini che le si affaccendano intorno, così vaghi, disorganizzati, emotivi e illogici.
Eppure è proprio dall’uso di un PC sempre più complesso e multifunzionale che oggi nasce la possibilità di una terza inquietante fase del mondo dell’information technology. La diffusione delle reti, la miniaturizzazione delle tecnologie di  computazione, l’integrazione sempre crescente con gli altri sistemi di telecomunicazione preludono, infatti , dicono gli esperti, a nuovi inquietanti scenari: ambienti tecnologici in cui il computer, possiamo scommetterci, sarà pronto a nascondersi e a pervadere la sfera della quotidianità, trovando ospitalità negli interruttori e negli elettrodomestici, nelle automobili e nei vestiti, nei cartelloni pubblicitari e nei codici a barre oltre che – ovviamente – in tutti i dispositivi di comunicazione digitale fissi o trasportabili, cui facciamo ricorso durante la giornata.
Sarà la fase che gli studiosi chiamano del pervasive computing, nella quale il computer si nasconderà all’interno di ogni oggetto che ci circonda, fino ad insinuarsi in ogni piega della nostra vita quotidiana, segnando il definitivo trionfo dell’era digitale.
E noi uomini rimarremo li’, così, tristi esseri analogici intrappolati in un mondo digitale, poco lungimiranti artefici della nostra stessa trappola. Tutto per un infinitesimo, incolore, impalpabile bit…

SILVANA LA PORTA






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