PRODI: «Scuola a tempo pieno e mille insegnanti in più»
Data: Lunedì, 02 aprile 2007 ore 14:58:29 CEST
Argomento: Rassegna stampa


ROMA. Novità in vista per la scuola. Il governo si schiera contro la tv baby-sitter e a sostegno della famiglia con un disegno di legge per il ripristino del tempo pieno abrogato dalla riforma Moratti e l’assunzione di mille docenti in più per l’orario prolungato e per le scuole dell’infanzia. "Norme urgenti in materia d’istruzione", è il titolo del provvedimento che avrà una via preferenziale in parlamento, come annunciato dal presidente del Consiglio, Romano Prodi. Liberalizzazioni ed extra-gettito assillano il Professore durante il suo week-end bolognese. Il premier respinge l’assalto del leader della Cdl, Silvio Berlusconi, sulla lenzuolata di Bersani. "Qui si fa dell’ironia… ma questi sono passi seri verso un paese che deve arrivare a un livello europeo e a questo non ci fermeremo", afferma determinato ad andare avanti a costo dell’impopolarità.

E’ l’effetto ottenuto con la Finanziaria, ma a Prodi non interessa perché "è ora che in Italia ci siano dei governi seri che dicano la verità al Paese e che preparino la ripresa per il futuro". Il governo ha già raccolto i primi frutti della lotta all’evasione. Solo che sull’inaspettata entrata hanno messo gli occhi in molti. "Cominciamo a lavorare con il segno più, ma è chiaro che se dovessi rispondere a tutte le domande che mi vengono fatte il tesoretto dovrebbe essere venti, trenta volte di più", dice ottimista sul futuro del governo: "ha la capacità e i numeri per andare avanti e ha un programma preciso che perseguirà fino in fondo".

L’ottimismo di Prodi non basta a celare i malumori che agitano i partiti della coalizione, soprattutto al loro interno. I Ds vanno verso le assise con la prospettiva di una scissione che il segretario dei Ds, Piero Fassino, è intenzionato a "scongiurare fino all’ultimo minuto dell’ultimo giorno utile". Fabio Mussi, leader del "nuovo correntone", però, non sembra intenzionato a tornare indietro. "Non sono disposto a rinunciare ad essere di sinistra", replica stigmatizzando l’accelerata sul Partito Democratico che "nasce al buio". Margherita e Ds sono come "acqua e olio: si può sbattere quando si vuole ma non si uniranno mai", dice Mussi certo che i Dl non accetterebbero mai di entrare nel Pse. Walter Veltroni lo invita a ripensarci e tenta di minimizzare le divergenze tra le due anime riformiste. L’approdo europeo "non è un problema fondamentale, non è una ragione scriminante", dice. Invece, a quanto pare, proprio su questo nodo che si gioca il futuro del Pd. Francesco Rutelli, leader della Margherita, su questo non lascia spazio a dubbi. "Corriamo il rischio di entrare nei segmenti del Pci, mentre noi vogliamo costruire una nuova storia, non quella del Pci, inclusa la discussione sul Pse. Questa è l’unica condizione e i nostri amici lo sanno". Fassino, che rischia di perdere il 15% del suo partito, intanto apre ai socialisti di Enrico Boselli, che restano scettici. E non disdegna "convergenze utili per garantire una più forte governabilità del Paese", come quella con l’Udc sull’Afghanistan. Il governo resta saldo in sella e il centrodestra "non ha i numeri per presentarsi come alternativa", conclude Fassino che liquida le critiche del Cavaliere: "Berlusconi quando non sa bene cosa dire fa della propaganda, quando non ha argomenti rispolvera sempre un comunismo che non c’è più e di cui nessuno ha più paura".

ANNA RITA RAPETTA (da www.lasicilia.it)







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