ROMA. Novità in vista per la scuola. Il governo si
schiera contro la tv baby-sitter e a sostegno della
famiglia con un disegno di legge per il ripristino del
tempo pieno abrogato dalla riforma Moratti e l’assunzione
di mille docenti in più per l’orario prolungato
e per le scuole dell’infanzia. "Norme urgenti in
materia d’istruzione", è il titolo del provvedimento
che avrà una via preferenziale
in parlamento, come annunciato dal
presidente del Consiglio, Romano Prodi.
Liberalizzazioni ed extra-gettito assillano
il Professore durante il suo week-end
bolognese. Il premier respinge
l’assalto del leader della
Cdl, Silvio Berlusconi, sulla
lenzuolata di Bersani. "Qui si
fa dell’ironia… ma questi sono
passi seri verso un paese
che deve arrivare a un livello
europeo e a questo non ci fermeremo",
afferma determinato
ad andare avanti a costo
dell’impopolarità.
E’ l’effetto ottenuto con la Finanziaria,
ma a Prodi non interessa perché "è ora
che in Italia ci siano dei governi seri che
dicano la verità al Paese e che preparino
la ripresa per il futuro". Il governo ha già
raccolto i primi frutti della lotta all’evasione.
Solo che sull’inaspettata entrata
hanno messo gli occhi in molti. "Cominciamo
a lavorare con il segno più, ma è
chiaro che se dovessi rispondere a tutte
le domande che mi vengono fatte il tesoretto
dovrebbe essere venti, trenta volte
di più", dice ottimista sul futuro del governo: "ha la
capacità e i numeri per andare avanti e ha un programma
preciso che perseguirà fino in fondo".
L’ottimismo di Prodi non basta a celare i malumori
che agitano i partiti della coalizione, soprattutto
al loro interno. I Ds vanno verso le assise con
la prospettiva di una scissione che il segretario
dei Ds, Piero Fassino, è intenzionato a "scongiurare
fino all’ultimo minuto dell’ultimo giorno utile".
Fabio Mussi, leader del "nuovo correntone", però,
non sembra intenzionato a tornare indietro. "Non
sono disposto a rinunciare ad essere di sinistra", replica
stigmatizzando l’accelerata sul Partito Democratico
che "nasce al buio". Margherita e Ds sono
come "acqua e olio: si può sbattere
quando si vuole ma non si uniranno
mai", dice Mussi certo che i Dl non accetterebbero
mai di entrare nel Pse. Walter
Veltroni lo invita a ripensarci e tenta di
minimizzare le divergenze tra le due
anime riformiste. L’approdo
europeo "non è un problema
fondamentale, non è una ragione
scriminante", dice.
Invece, a quanto pare,
proprio su questo nodo che
si gioca il futuro del Pd. Francesco
Rutelli, leader della
Margherita, su questo non lascia
spazio a dubbi. "Corriamo
il rischio di entrare nei
segmenti del Pci, mentre noi vogliamo
costruire una nuova storia, non quella
del Pci, inclusa la discussione sul Pse.
Questa è l’unica condizione e i nostri
amici lo sanno". Fassino, che rischia di
perdere il 15% del suo partito, intanto
apre ai socialisti di Enrico Boselli, che restano
scettici. E non disdegna "convergenze
utili per garantire una più forte
governabilità del Paese", come quella
con l’Udc sull’Afghanistan. Il governo resta
saldo in sella e il centrodestra "non ha
i numeri per presentarsi come alternativa", conclude
Fassino che liquida le critiche del Cavaliere:
"Berlusconi quando non sa bene cosa dire fa della
propaganda, quando non ha argomenti rispolvera
sempre un comunismo che non c’è più e di cui nessuno
ha più paura".
ANNA RITA RAPETTA (da www.lasicilia.it)