No al bullismo. No alla "gogna mediatica".
La scuola "delle buone pratiche"
esiste anche se la tv tende ad
oscurarla per lasciare spazio esclusivamente
ai comportamenti devianti,
"sicuramente da condannare", ma
pur sempre isolati.
Proprio la tv, che con i suoi contenuti
spesso contribuisce a "creare" il
bullo. Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe
Fioroni, ha lanciato un messaggio
forte in occasione della presentazione
di primi dati del numero
verde anti-bullismo.
Nelle prime sei settimane di attività
(dal 5 febbraio scorso)
l’800.66.96.96 ha ricevuto 4.437
chiamate. Sono circa 120 telefonate
al giorno effettuate da genitori e familiari
(37,5%), insegnanti (31,4%) e
dalle stesse vittime di atti di bullismo
(23,2%). Circa il 69% delle chiamate
denuncia episodi di prepotenza
o violenza (soprattutto nelle
scuole secondarie di primo grado),
mentre il 31% è di carattere informativo.
Com’era prevedibile, non ci sono
stati casi di auto-denuncia, ma i dati
raccolti consentono di fare un
identikit dei bulli. Sono soggetti descritti
come trasgressivi, che non
sottostanno alle regole e sono leader
di piccoli sottogruppi nella classe. Il
loro rendimento scolastico può essere
anche buono e va sfatato il mito
che provengano da famiglie o
condizioni sociali difficili: provengono
da famiglie di tutti i livelli socioculturali.
Il bullo, il più delle volte
maschio, vive in branco: commette
la sue azioni in gruppo in genere limitandosi
alle minacce verbali o
prevaricazioni fisiche di lieve entità.
Più rari i casi di violenza fisica grave
che producano lesioni personali vere
e proprie.
La scuola non si tira indietro e si
impegna a contrastare il bullismo
con l’indispensabile contributo della
famiglia. «Il patto di corresponsabilità
con le famiglie rappresenta un
fatto importante che ci permetterà
di non lavorare più su opposti fronti», ha spiegato Fioroni. La campagna
Smonta il bullo" si inserisce in questo
programma. Ma il ministro ci
tiene a far rientrare il fenomeno nella
sua reale dimensione. Non c’è nessun
allarme, piuttosto la necessità di
spezzare un tabù e di affrontare senza
reticenze il problema. «La scuola
non fa più lo struzzo, non è reticente,
ma ha preso consapevolezza del
problema per intervenire», ha detto
il ministro augurandosi che «l’attenzione
dei media a questo tema sia
pari a quella per la scuola reale».
Il bullismo non sfugge alla regola
dell’audience e la tecnologia offre
anche ai più giovanissimi spunti impensabili
solo fino a qualche anno fa.
Fanno cronaca le immagini più o
meno forti girate in classe con il cellulare
e scaricate su internet. Prevaricazioni,
violenze e idiozia sembrano
dominare l’universo scolastico.
Ma non è così. C’è anche una scuola
buona, quella che non fa notizia ma
che tenta di trovare dei varchi per
emergere, che vuol far sentire la sua
voce senza urlare, che vuole camminare
verso un futuro di speranza e
non procedere a tentoni. Per questo
il ministro ha voluto seduti accanto
a sé i ragazzi del liceo "Nicola Spedalieri"
di Catania, esempio di scuola in
pieno fermento e di giovani partecipativi
che hanno scritto ai loro docenti
per chiedere una scuola capace
di "trasmettere valori che riscaldino
il cuore", e Giuseppe Rosario
Esposito, il giovane studente napoletano
che ha scritto una lettera aperta
ai giornali in cui chiedeva di dare
voce alla "scuola che esiste".
Il bullismo, dunque, è un fenomeno
rilevante dal punto di vista "qualitativo",
ma "irrilevante" quando si
allarga lo sguardo a otto milioni di
studenti che purtroppo ancora non
fanno notizia.
ANNA RITA RAPETTA (da www.lasicilia.it)
In cattedra
a Roma
gli studenti
di Catania
ROMA. Manuela La Magna, Fabio Lo Schiavo,
Michele Militello e Francesco Lo Re.
Quattro facce diverse, quattro modi di
vedere le cose, quattro universi di valori.
Un’unica voce: vogliono una scuola più
umana, capace di prenderli sul serio, di
ascoltare i loro bisogni e di alimentare le
loro aspirazioni. Sono gli studenti del liceo
Spedalieri di Catania, assurto alle cronache
per la lettera ai docenti dopo i fatti del
2 febbraio scorso. Ci tengono a dire che
non avevano intenzione di "gettare fango"
sul loro istituto, di politicizzare alcunché.
Quando Manuela prende la parola parla
sicura. Crede che il bullismo e la tragedia
di Catania siano questioni strettamente
collegate. "Perché un ragazzo come noi
ha compiuto un gesto tale? Che senso dà
alla vita un ragazzo come questo? Si è
parlato molto di valori e si è legato tutto
questo, ovviamente, alla scuola. La scuola
è l’ambiente dove un ragazzo dai 6 ai 18
anni passa gran parte del suo tempo", dice
chiosando: "non sono i professori a
doverci inculcare i valori. I valori ci sono,
basta approfondirli e affrontarli con più
umanità". Poi tocca a Fabio. "Ci aspettiamo
collaborazione e azione. Noi con la
nostra lettera volevamo porre un problema,
cioè: chi commette atti di bullismo ha
solamente una crisi di valori o piuttosto di
valore della vita. Questo non valore della
vita, questo essere chiusi alle possibilità,
questo nichilismo che c’è in questa società
per cui nulla è speranza deve finire". Studiare
è importante e fa bene, "però questo
non può bastare a mostrare veramente
tutta la mia umanità e quindi a prendermi
sul serio e se non c’è qualcuno che mi
prende sul serio è un po’ come giustificare
ciò che hanno fatto quei ragazzi perché
se io non do valore alla mia vita, non do
valore a quella di un altro uomo".
A. R. Ra. (da www.lasicilia.it)
L’ANALISI
La cultura
sconfigge
la devianza
Orme di scarponi attraversano i saloni
del Ministero dell’Istruzione a Roma. Magliette
contro il bullismo per gli studenti:
dal liceo alle elementari. E’ la Giornata
antibullismo a Roma. C’è il ministro Giuseppe
Fioroni, il segretario generale del
Censis Giuseppe De Rita, i vertici delle
Associazioni nazionali dei dirigenti, dei
genitori e delle categorie professionali e
accanto a loro i ragazzi dello Spedalieri. Il
tema iniziale si allarga: dalla questione finale
del disagio e delle violenze in aula si
passa ai valori di fondo della cultura, al significato
essenziale dell’umanità. Una
proposta che è culminata nell’invito che
Fabio Lo Schiavo, dello stesso Liceo, ha rivolto
al ministro perché venga a Siracusa
per assistere agli spettacoli classici. cioè
ad una manifestazione di alta civiltà politica
fiorita nellanostra Isola. I nostri giovani
credono che la deriva del disagio e
della devianza debba essere guarita con il
richiamo alla migliore tradizione cultura.
E’ questo il senso fondamentale dell’incontro
avviato dall’interpretazione dei
dati statistici raccolti dal telefono verde
creato ad hoc di cui Giuseppe De Rita ha
sottolineato il significato organico: la violenza
si diffonde nella scuola perché difettano
i valori e questi si affievoliscono perché
l’istruzione è stata parcellizzata in
segmenti specialistici trascurando i valori
morali di fondo.
Una conferenza stampa, per quanto
affollata, da sola non risolve i problemi; le
lucide analisi degli esperti non bastano se
non si trasformano in pratica reale. Ma le
parole di Fioroni - che ha ribadito di parlare
prima come cittadino e in secondo
luogo come ministro - vanno nel senso
giusto: non nuovi provvedimenti normativi,
ma il richiamo al buon senso; non
commissioni di esperti, ma delega agli
insegnanti perché realizzino concretamente
il processo educativo.
Il consuntivo è positivo. Si affrontano i
problemi sociali e mortali non in modo
teorico, ma pratico; si mettono in primo
piano i temi morali e non quelli tecnici che
ne sono l’epifenomeno. Non è cosa che accada
spesso, ma ora, spenti i riflettori e
tolte le magliette, bisogna continuare a lavorare
in classe, esaltando quelle istanze
culturali che costituiscono il fondamento
della civiltà occidentale: così il cerchio si
chiude in modo inatteso. Quella identità
della cultura proclamata dal magistero
pastorale vaticano viene ripetuta nella
sua essenza fondamentale dai giovani e
dagli educatori e riconosciuta dal ministro
di un governo che ha premuto per scelte
di possibilismo comportamentale inconsuete
nella nostra storia. Il che significa, in
buona sostanza, che senza quei fondamenti
etici unificanti non è possibile costruire
la rete di rapporti speciali, solidi di
cui abbiamo bisogno per frenare le suggestioni
ferine di cui tutti lamentiamo le
conseguenze. Senza un riferimento superiore
a cosa si riduce la convivenza?
Forse solo a una formula acronima.
SERGIO SCIACCA (da www.lasicilia.it)
L’OSSERVATORIO SUI MINORI:
«A scuola è ormai emergenza»
ROMA. «Non si può non essere d’accordo con il ministro
dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni, quando afferma
che la scuola deve essere aiutata e non demonizzata.
Ma non sono d’accordo sul non riconoscere
uno stato emergenziale del fenomeno bullismo.
Oltre quattromila telefonate in poco meno di due
mesi mi sembrano più che eloquenti». Lo sostiene
il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio
sui Diritti dei Minori, commentando la presentazione
dei primi dati del numero verde antibullismo.
«Non c’è dubbio che i mass media, e soprattutto
la tv -prosegue Marziale - contribuiscono a
diffondere modelli in antitesi ad un corretto stile di
vita degli adolescenti, ma è anche vero che la scuola
deve darsi da fare per intraprendere percorsi organici
di educazione ai media, già auspicati dall’Unesco
nel lontano 1970, per far sì che i soggetti in età
evolutiva diventino cittadini e non, come nel tempo
corrente, sudditi delle comunicazioni di massa».
Secondo Mario Bertini, ordinario di psicologia
fisiologica presso l’università ’La Sapienza’ di Roma
occorrono spirito di cooperazione, capacità di empatia,
gestione dei conflitti, stima di sè e degli altri
nel rispetto delle regole e della legalità. Sono queste
competenze individuali e sociali che, secondo il
sociologo, favoriscono la buona armonia delle relazioni
dentro e fuori la scuola e che devono essere
promosse per prevenire fenomeni di bullismo, oggi
tanto diffuso nell’ambiente giovanile.
Marialori Zaccaria, presidente dell’Ordine degli
psicologi del Lazio, ritiene che «la scuola dev’essere
ripensata perchè torni ad educare. Innanzi al fenomeno
del bullismo è importante mettersi in situazione
di ascolto e chiedere al giovane: ’perché fai
così, perché fai il cattivo?’. E non etichettarlo con un
’sei cattivò». E, commentando le iniziative in corso
la Zaccaria ritiene che occorra «restituire alla scuola,
oltre alla funzione cognitiva, anche quella affettiva,
perchè sappia educare alla cittadinanza». Ricordando
che la psicologia «non è solo cura, ma soprattutto
prevenzione e può favorire una crescita corretta».
(da www.lasicilia.it)
Bottigliata di un alunno contro la prof
All’Istituto «Bisazza» di Messina. Il ragazzo ha colpito con il recipiente pieno d’acqua l’insegnante di inglese ferendola al viso
MESSINA. Arriva dalla città dello
Stretto l’ultimo preoccupante episodio
di bullismo nelle scuole. A farne le
spese è stata una professoressa presa
a bottigliate mentre usciva dall’istituto
dove insegna, il magistrale e
scientifico "Felice Bisazza". La docente
trentacinquenne è stata colpita alla
testa. Tutto è accaduto subito dopo
il suono della campanella che segna la
fine delle lezioni. Sembrava una giornata
come tante altre, con gli studenti
che si accalcavano alla porta per lasciare
le aule. Insieme a loro alcuni insegnanti.
La professoressa d’inglese
scendeva le scale quando è stata centrata
da una bottiglia di plastica sulla
testa. Un attimo di smarrimento per
capire cosa stava accadendo e subito si
è resa conto di essere diventata bersaglio
del lancio intenzionale di qualcuno.
Probabilmente in quel momento
la docente ha fatto uno sforzo enorme
per mantenere il "self control", tipico
inglese, ma il colpo in testa, alla tempia
sinistra, è stato particolarmente
violento e l’ha costretta a ricorrere alle
cure mediche. Trasportata al Policlinico
cittadino, è stata medicata e rimandata
a casa con sette giorni di
prognosi. Durante la notte, però, un
abbassamento della vista l’ha costretta
a recarsi nuovamente in ospedale
per controlli, dove i sanitari le hanno
prescritto una Tac.
Molto probabilmente a lanciare la
bottiglietta è stato uno dei tanti studenti
che insieme all’insegnante stava
abbandonando l’istituto. Ad accertarlo
sarà la polizia che nel frattempo ha
avviato le indagini e che dovrà chiarire,
tra l’altro, se si è trattato di un vero
e proprio episodio di bullismo oppure
di uno scherzo di cattivo gusto mal
riuscito da parte di uno studente particolarmente
vivace. Adesso si spera
anche che qualcuno si faccia avanti e
confessi il "lancio" della bottiglietta.
Non è il primo caso di violenza e
vandalismo ad opera di giovanissimi
delle scuole di ogni ordine e grado, avvenuto
in tempi recenti nella città di
Messina.
Il precedente dell’episodio verificatosi
al Felice Bisazza, ad esempio, sorprende
per l’età del minore coinvolto.
Qualche mese fa in un altro istituto
comprensivo, che comprende classi
che vanno dalla scuola dell’infanzia
alla terza media, un bambino di meno
di cinque anni ha preso a calci una giovane
maestra, che ne è uscita piuttosto
malconcia. Il dirigente scolastico in
quell’occasione ha adottato la clamorosa
decisione di sospendere il ragazzino.
Un provvedimento severo, motivato
dal fatto che la frequenza di quello
che una volta si chiamava asilo non
è obbligatorio. La decisione ha suscitato
le proteste della madre del bimbo,
che ha replicato: "Mio figlio è vivace,
non violento. Ma se non può andare a
scuola non potrà mai essere educato".
Risale allo scorso anno, invece, l’arresto
di una diciassettenne che ha
sfregiato una compagna di scuola per
gelosia, mentre qualche tempo prima
un diciottenne, all’uscita di scuola,
aveva ferito gravemente un coetaneo,
ancora una volta per gelosia.
L’allarme bullismo nelle scuole e le
statistiche, che abbassano di giorno in
giorno l’età media dei protagonisti,
sempre più giovani, ha portato all’avvio
anche a Messina di diversi progetti
contro la violenza. Progetti che hanno
coinvolto sia gli educatori scolastici
che i genitori. Ma anche carabinieri
e polizia municipale, sempre più spesso
chiamati ad intervenire nei casi di
violenze contro gli insegnanti o tra
studenti delle scuole.
ALESSANDRA SERIO (da www.lasicilia.it)
UN ASTUCCIO LANCIATO CONTRO L’INSEGNANTE, CHE VIENE FERITA AL VOLTO.
E LA SCENA FINISCE SU INTERNET
Un astuccio pieno di penne e matite lanciato al volo che colpisce al volto
un’insegnante che si fa male: è l’ultimo video ripreso con telefonini in classe di
una scuola italiana presente dal 20 marzo scorso su Internet. Lo ha scoperto
l’associazione Meter che ha denunciato l’accaduto alla polizia postale di
Catania. Alle indagini collaborano Google e Youtube. «Qui non si tratta più di
goliardie e stupidi scherzi - ha affermato il presidente di Meter, don Fortunato
Di Noto - spesso con determinata volontà, abbinata alla stupidità, si offendono
e colpiscono ignari docenti o stessi studenti con una violenza gratuita che
spessa fa molta paura. Le norme e le direttive non vengono rispettate e non
applicate con una certa severità pur non dimenticando l’insegnamento delle
regole del convivere civile». Dal dicembre del 2006 l’associazione ha scoperto e
denunciato alla polizia postale di Catania 86 video del genere su Internet.
(da www.lasicilia.it)