ROMA. Prima giornata senza cellulari in classe,
o quasi. Il giorno dopo la circolare del ministro
Fioroni che detta le regole sull’uso dei telefonini
in classe e prevede punizioni severe per gli
indisciplinati c’è chi, tra gli studenti, protesta
per le misure giudicate «troppo restrittive» e
chi festeggia «perchè finalmente saremo tutti
a pari merito davanti alla versione di greco o al
compito di matematica». Perchè è anche questo
l’uso che gli studenti fanno dei cellulari in
classe: davanti al compito, chiamano casa per
farsi aiutare o si connettono a internet e copiano.
«Troppo facile - spiega Giovanni, studente
di liceo classico a Milano - trovare la versione
di Catullo su internet mentre chi sta ai primi
banchi, sotto gli occhi del professore, può usare
solo il vocabolario». Ma a fronte di chi accetta
di separarsi dal cellulare sperando in una
svolta meritocratica, ci sono i "durì antiproibizionisti".
«Vietare è sempre diseducativo - dice
Francesco, studente di Roma - all’interno di
ogni classe gli insegnanti hanno il compito di
educare, attraverso il dialogo, i ragazzi a non
assumere comportamenti scorretti: un provvedimento
nazionale da parte del ministro mi
sembra eccessivo».
È di diverso avviso Chiara, coordinatrice
dell’Unione degli studenti di Milano, secondo
la quale «è positivo prevedere regole nell’uso
dei cellulari in classe soprattutto dopo i casi di
bullismo che si sono verificati in molte scuole
italiane. Più che provvedimenti sanzionatori,
però - aggiunge - sarebbe opportuno avviare
campagne di sensibilizzazione contro la violenza
in classe».
Poi ci sono gli insoddisfatti perenni: «Non
usare i cellulari in classe mi sembra una buona
pratica - dichiara Giuseppe, coordinatore
dell’Unione studenti di Roma - ma ci sono
problematiche ben più rilevanti su cui intervenire
». La pensa allo stesso modo anche il professor
Sergio Ciucci, che all’istituto tecnico di
Foligno introdusse il compito in classe via sms
e un concorso di poesia con i messaggini. Il divieto
di Fioroni per il professore è «oscurantismo
culturale». «Come quando andavo a scuola
io - dice Ciucci - e veniva vietato l’utilizzo
della "biro" a favore della penna ad inchiostro».
E, dunque, mentre gli studenti e le scuole si
attrezzano per adeguarsi ai diktat del ministro
Fioroni, anche con scatole improvvisate per
contenere cellulari e ipod che già da stamattina
sono comparse sulle cattedre, le polemiche
non si placano.
(da www.lasicilia.it)