La scuola è ormai un campo di battaglia. E le cronache che la riguardano assomigliano sempre più a un bollettino di guerra. Dopo gli episodi di baby-bullismo,
diventati una piaga consolidata, adesso il malessere esplode in maniera più
radicale e grave: in casi di scontro fisico fra genitori e docenti. Ieri
l'ultimo episodio, a Bari, dove un preside è stato aggredito e picchiato dai
parenti di un ragazzino con problemi scolastici, convocati per firmare la
pagella. Lo stesso preside, nei giorni scorsi, era stato contestato da alcuni
genitori per aver imposto ai ragazzi di depositare i cellulari prima di entrare
in classe.
L'episodio è la punta
dell'iceberg di un disagio più profondo, di un fossato che ormai si va scavando
fra le famiglie e gli insegnanti. I genitori, quando si fanno presenti, sono
sempre più attenti a difendere i figli da qualsiasi fatica, regola o punizione.
Gli insegnanti, costretti a vivere in trincea, finiscono per trascurare sempre
più il rapporto educativo coi giovani. Ma, in questo modo, la grande sacrificata
è l'educazione. E' questa, come ha rilevato il ministro Fioroni, «la vera
emergenza civile». Ai giovani che chiedono di essere introdotti nella realtà non
si può rispondere né accordando tutto, né snobbando le loro domande. C'è bisogno
di una nuova alleanza fra scuola e famiglia, che tenga conto della centralità
dei ragazzi: c'è di mezzo il futuro della società.
GIUSEPPE DI FAZIO (da
www.lasicilia.it)