Nelle maggior parte delle persone manca
una adeguata preparazione ad affrontare
le proprie emozioni. L’assenza di
una educazione affettiva è la principale
causa delle violenze (fisica, sessuale,
economica, psicologica) contro le donne
e i più deboli. La mancanza di un percorso
che canalizzi l’emotività può provocare
insensibilità sociale e forme di aggressività,
che si manifestano negli scontri
allo stadio, in famiglia, nei posti di lavoro,
a scuola.
Per eliminare alle radici il problema
occorre cominciare dall’educazione scolastica.
Per questa ragione l’assessorato
provinciale alle Politiche scolastiche, guidato
da Margherita Ferro, ha avviato in
otto Istituti del catanese un progetto pilota,
denominato "Sembrava fosse amore,
invece…", che l’anno prossimo sarà
esteso a tutte le scuole superiori allo
scopo di prevenire gli effetti distorti provocati
da secolari processi culturali, che
diffondono relazioni violente e sessiste.
Il progetto educativo è stato elaborato
in collaborazione con l’associazione Thamaia,
che da anni offre un sostegno alla
vittime di violenza, attraverso un centro
ascolto telefonico (095 7223990 da lunedì
a venerdì, dalle 9 alle 13) che riceve
richieste di aiuto.
«Le recenti cronache sul bullismo dimostrano
che nelle nostre scuole occorre
una inversione di rotta. I giovani hanno
bisogno di riflettere sulle motivazioni
della violenza. Occorrono delle regole.
Nel progetto pilota avviato dall’Amministrazione
Lombardo ho cercato il
coinvolgimento dei genitori e il sostegno
del corpo docente. Una collaborazione
integrata tra famiglie, scuola, istituzioni
pone il preventivo riconoscimento delle
situazioni di rischio».
Così ha detto l’assessore Ferro ai presidi
degli Istituti superiori del territorio
etneo che hanno aderito al progetto e
che si sono riuniti nella sala conferenze
del Centro direzionale Nuovaluce per un
incontro con la psicologa Carmen Bosco.
Ai presidi è stato distribuito un questionario
per sapere se nella programmazione
didattica è prevista l’educazione
sessuale, se esistono sportelli informativi,
se si sono verificati episodi di
violenza all’interno dell’istituto scolastico
e gli interventi effettuati.
«La vera prevenzione delle violenze
contro i soggetti deboli sta nel riconoscere
le proprie emozioni. Occorre un programma
di socializzazione per canalizzare
le prime esperienze sentimentali
degli adolescenti – ha affermato la Bosco,
che, assieme alle operatrici Thamaia
Irene Fiorini, Rosaria Gravano, Alessandra
Patanè, Debora Castellano, ha delineato
i percorsi di prevenzione al fenomeno
della violenza di genere: conferenze
nelle scuole e distribuzione di questionari
agli studenti per far prendere loro
coscienza su cosa fare se si ci trova di
fronte a una situazione di violenza e
suggerire strumenti di primo intervento.
(da www.lasicilia.it)