ROMA. Non accade solo a Milano che i
bambini subiscano violenze e vessazioni
da insegnanti e da vigilantes. Dopo il
caso della maestra che ha tagliato la lingua
dell’alunno chiacchierone e quello
della guardia giurata che in biblioteca ha
puntato la pistola alla tempia di un bimbo
rumoroso, da Roma arriva il caso choc
di una insegnante di sostegno che
ha costretto un disabile a leccare sul pavimento
della classe la pipì che non riusciva
a trattenere per il nervosismo.
Della vicenda si è discusso nei giorni
scorsi in Procura a Roma, dove il pm
Nunzia D’Elia ha chiesto il rinvio a giudizio
di una insegnante di sostegno, Pamela
Russo, 29 anni, laureata in psicologia,
per violenza privata e abuso dei mezzi di
correzioni. L’episodio sarebbe avvenuto
il 25 febbraio 2004 nell’esclusivo istituto
Villa Flaminia e a subirlo sarebbe stato
Marco, 7 anni, affetto da autismo.
Da alcuni mesi, la mamma del piccolo,
su consiglio della scuola, aveva affiancato
un’insegnante di sostegno alla
maestra del «Villa Flaminia», per meglio
seguire il figlio durante l’orario scolastico.
Era stata scelta la dotteressa Pamela Rossi, che veniva pagata duemila euro al
mese dalla famiglia del bambino, in aggiunta alla retta scolastica.
La mamma di Marco,
tuttavia, aveva notato che proprio dal momento dell’assunzione dell’insegnante
il carattere del figlio era cambiato in peggio: si rifiutava di andare a scuola
e aveva cominciato a farsi la pipì addosso, cosa che in precedenza non era mai
accaduta. Fino a che, il 25 febbraio 2004, la mamma decise di infilare un
registratore nello zainetto del bambino, per capire cosa avveniva a scuola.
Ascoltando la registrazione, la signora scoprì che il figlio non veniva tenuto
in classe con gli altri alunni, ma in un’aula a parte, in compagnia
dell’insegnante di sostegno, che per tutto il tempo preparava un proprio esame
di specializzazione e redarguiva violentemente il bambino ogni volta che questi
si faceva sentire.
In una di queste
occasioni, Marco non riuscì a trattenere la pipì e il registratore ha
documentato come l’insegnante lo minacciò di fargliela leccare e poi passò alle
vie di fatto, costringendolo col viso sul pavimento: «Adesso te l’ho fatta
leccare, la prossima volta te la faccio bere», si sente sul registratore. I
noltre, in un’altra
occasione l’insegnante avrebbe costretto Marco a infilare la testa nel water.
Nei prossimi giorni sarà fissata l’udienza preliminare per discutere la
richiesta di rinvio a giudizio.
Il caso del vigilante
di Milano è accaduto il 3 febbraio 2004; il processo è in corso ed è prevista
una nuova udienza a maggio. L’episodio avvenne nella biblioteca comunale di via
San Paolino, alla periferia di Milano. Una guardia giurata, infastidita da un
undicenne che faceva troppo rumore vicino alla macchinetta delle bibite, gli
avrebbe puntato alla tempia la pistola intimandogli di smetterla. Il vigilante
fu denunciato, gli venne tolta l’arma e fu sostituito dalla società a cui era
appaltato il servizio.
(da www.lasicilia.it)