SCUOLA, QUALE ATTENZIONE AI NOSTRI FIGLI?
Data: Mercoledì, 28 febbraio 2007 ore 00:58:02 CET
Argomento: Rassegna stampa


Un insperato dibattito si è aperto sul ruolo dell’educazione e dell’istruzione nella nostra scuola solo dopo i ferali fatti del Cibali di Catania e dopo quello che i videofonini hanno registrato nelle aule: dai bulletti palpeggiatori e violenti, ai professori canterini e annoiati. Posto allora che la scuola ha, insieme alle famiglie, il delicato compito dell’educazione dei ragazzi e che essa può essere filtro dei malanni che affliggono la nostra fragile società, non si capisce perché ancora non sia stata avviata una sana, moderna e soprattutto universalmente condivisa riforma della istruzione. Da qui la domanda: cosa è stato fatto per la scuola? E scuola significa il suo personale. Che tipo di preparazione, anche da un punto di vista legislativo, è stata approntata per questi impiegati? Non parliamo dell’edilizia, che sarebbe dovuta essere il fiore all’occhiello visto che là dentro vengono U stipati i figli di tutti i cittadini, né degli arredi o delle strutture, ma parliamo di programmi scolastici, di discipline, di numero complessivo di materie. E’ venuto in mente mai a qualcuno di fare un po’ di cernita? E certo che è venuto, solo che questa operazione selettiva avrebbe messo in crisi equilibri occupazionali e sindacali delicati. Parliamo di autorevolezza dei docenti? Essa si acquista quando la sapienza (che è cultura) è salda e quando non si temono trasferimenti per decremento o tagli e quando genitori presuntuosi e arroganti, sfruttando i decreti delegati, non si presentano con la carta bollata in tasca e chiedono conto e ragione perfino del mezzo punto o del progetto o del rapporto o del disturbo subito per giustificare il figlio. E i telefonini? Altra burla perché a teatro nessuno si sogna di tenerli accessi e non per legge ma perché quel luogo è sacro e si va per scelta non per svago o gita come a scuola. La vandalizzazione delle strutture? E perché no, se si vandalizzano gli stadi e i treni? Ma il compito della scuola è proprio quello di educare a non farlo e a comportarsi bene. Ritorniamo così ancora ai professori che sono la concretezza della scuola. Chi si è mai curato del loro disagio? Chi ha gridato contro la marea dei supplenti e la sparizione dei concorsi? Paraculi e fannulloni li definì un intellettuale di destra. Aveva ragione? Esprimeva comunque una idea assai diffusa che mortificando il lavoro oscuro di docenti rigorosi incoraggiava nello stesso tempo alibi, sia alle famiglie che attendono il diploma, e sia a quegli stessi bulli con le spranghe negli stadi. Il fascista Gentile interpellò il comunista Lombardo Radice per la sua riforma, in democrazia pare si riformi tra lobby o col cacciavite e le pinze. Si attende chi riforma col casco, la chiave inglese e la molotov.

PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)







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