PRODI AL SENATO: NEPPURE UNA PAROLA SULLA SCUOLA
Data: Mercoledì, 28 febbraio 2007 ore 00:05:00 CET
Argomento: Comunicati


Prodi al Senato:
 neppure una parola sulla scuola.

Sconcerto per l'intervento del Premier al Senato: la scuola è al secondo posto nel "dodecalogo" sottoscritto dalla maggioranza, ma il Presidente non pronuncia neppure la parola. Il voto di fiducia mercoledì sera.

di R.P. da  La Tecnica della Scuola del 27/2/2007

 

Nel suo discorso al Senato il Presidente del Consiglio si dilunga a parlare di politica estera, parla diffusamente della necessità di rivedere il meccanismo elettorale, ricorda in qualche modo la famiglia, accenna rapidamente alla necessità di pensare ai giovani e sottolinea l’esigenza di migliorare e ampliare il sistema dei nidi per l’infanzia.

Ma sulla scuola il silenzio è assolutamente totale.

E la cosa è davvero sorprendente se si pensa che nel "dodecalogo" sottoscritto nei giorni scorsi fra le diverse componenti della maggioranza, la voce "scuola, università e ricerca" era stata collocata addirittura al secondo posto.

Se non fosse paradossale, viene da pensare che Romano Prodi si sia quasi "dimenticato" di accennare alla scuola.

Nel corso del  Convegno promosso dall’Ulivo svoltosi a Modena in questo fine settimana, la decisione di Prodi di inserire la scuola fra le priorità della nuova fase di Governo era stata accolta con grande favore e interesse, ma adesso il discorso del Presidente potrebbe creare qualche malumore soprattutto fra le fila della sinistra radicale e forse persino dei DS.

E’ difficile, per esempio, che il Ministro Fabio Mussi possa accettare che sull’Università non sia stata detta neppure una parola.

Adesso al Senato inizia il dibattito che si dovrà concludere entro la giornata del 28 febbraio.

Il voto di fiducia è previsto dopo le ore 18.

Le previsioni dicono che Prodi supererà l’esame, ma sulla reale tenuta della maggioranza i dubbi sono sempre più forti.

Nel mondo della scuola, in particolare, i problemi sono in continuo aumento.

Mancano i soldi per pagare le supplenze, i fondi per il programma annuale 2007 sono scarsi, in molte regioni c’è l’allarme sugli organici (in Emilia-Romagna i sindacati confederali sono già sul piede di guerra per i tagli annunciati al tempo pieno); e, da un giorno all’altro, esploderà la protesta per la mancata apertura delle trattative per il nuovo contratto, scaduto ormai da 14 mesi.

Senza contare il fatto che anche le Regioni non sono per nulla soddisfatte della soluzione che si prospetta sulla istruzione professionale.

Per intanto non resta che aspettare l’esito del voto di fiducia al Senato.
  Fioroni: formazione professionale per assolvere l'obbligo scolastico a 16 anni.

Il lavoro per fare scuola.

Nei giorni della crisi, un nuovo fronte di tensione

 da Italia Oggi del 27/2/2007

 

Tra i 12 punti del documento sul quale il premier Romano Prodi ha preteso la fiducia dei partiti della coalizione, dopo la débâcle al senato sulla mozione Afghanistan, figura genericamente la scuola. È uno degli obiettivi "prioritari e non negoziabili", ha scritto Prodi. E se è vero che è la politica estera il cruccio del governo, la causa principale del dissenso dell'estrema sinistra, esploso in modo dirompente la scorsa settimana al senato, è pure vero che sulla riforma della scuola molti malumori sono latenti.

Aver riaffermato che sulla scuola si deve andare avanti, che anche su questo tema, in caso di contrasto, l'ultima parola spetterà al reincaricato premier Prodi, è suonato come un richiamo sempre alla sinistra radicale a lasciar da parte tentazioni individualistiche. Nessuno vada per conto suo, è il precetto che vale anche per la scuola, dove il dialogo tra Margherita, Ds, Prc, Verdi e Pdci non è sempre facile, su temi come l'obbligo scolastico, per esempio, oppure sulla riforma degli organi collegiali o i finanziamenti alle scuole paritarie.

Mentre Prodi gettava le basi per superare la crisi, anche grazie alla ruota di scorta del centrista Marco Follini, e incassare il voto di fiducia di questa settimana, a Modena, in occasione della manifestazione sulla scuola organizzata dal gruppo Ulivo, il ministro della pubblica istruzione, Beppe Fioroni, e il suo vice, Mariangela Bastico, facevano il punto sui primi nove mesi di politica scolastica: varato in Finanziaria il piano triennale di assunzioni, bloccata la scuola superiore morattiana per un altro anno, in attesa di riscriverla, finanziamenti diretti alle scuole, eliminato il portfolio e disapplicato il tutor, ha recitato la Bastico, e poi nuovo obbligo, che è di "istruzione" e non più il vecchio obbligo scolastico, ha precisato Fioroni.

Una precisazione che non farà piacere proprio alla sinistra, strettamente legata a un innalzamento dell'obbligo della scuola per tutti e contraria a percorsi alternativi nella formazione professionale. "La Finanziaria non parla di obbligo scolastico", ha detto Fioroni, "ma di obbligo di istruzione fino ai 16 anni, che potrà quindi essere assolto sia nel sistema scolastico nazionale sia in quello regionale". Gli studenti che potrebbero essere interessati non dovrebbero superare il 2% del totale, ha puntualizzato il responsabile scuola dei Ds, Andrea Ranieri, che butta acqua sul fuoco di possibili contrasti con la sinistra radicale: "Nella scuola il partito democratico già c'è".

Ragiona in modo diverso Alba Sasso, responsabile scuole dei Ds alla camera, "l'istruzione si fa a scuola, è lì che va risolto il problema della dispersione scolastica. I centri di formazione devono essere post obbligo, e si può pensare a estendere modelli come quello della Toscana e Puglia con due anni di scuola superiore + 1 di formazione nei centri, che consentono di avere una qualifica. Ma la scuola e i suoi problemi non si bypassano".
 






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