ROMA.
In quindici anni la spesa pubblica in Italia è quasi raddoppiata in valori
assoluti, ma è scesa di 4,8 punti sul prodotto interno lordo. Continuano a
crescere le uscite per «protezione sociale » che ormai pesano sul totale della
spesa delle amministrazioni pubbliche più di un terzo. Sono alcuni dei dati
riguardanti la «spesa delle amministrazioni pubbliche per funzione», dal 1990 al
2005, diffusi dall’Istat. Dai 373.503 milioni di euro del 1990 si è passati ad
una spesa pubblica complessiva nel 2005 di 687.291 milioni, con una crescita in
valori nominali dell’84%. Nei 15 anni la crescita è stata costante (con un’unica
eccezione dal ’96 al ’97). Scende però il peso della spesa sul prodotto interno
lordo: se nel 1990 era al 53,3%, nel 2005 è scesa al 48,5%. In questo caso però
si può osservare un andamento altalenante, tanto che il minimo storico sul Pil è
stato toccato nel 2000 (il peso della spesa era al 46,2%). La prima voce di
spesa resta quella legata al welfare («protezione sociale») che pesa sul totale
per il 37,4%; segue la spesa per «servizi generali» (18,1%); la sanità e al
terzo posto (14,1% sulla spesa totale). La spesa per pensioni e assistenza
sociale risulta in costante crescita: dal 16,1% sul Pil del 1990 si è passati al
18,1% (in termini assoluti nel 2005 sono usciti per questa «funzione » 257.143
milioni di euro). Calano in quindici anni gli investimenti nella scuola: se nel
1990 la spesa per istruzione pesava il 5,5% del Pil, ora pesa per il 4,7%. Non
raggiunge invece neanche l’1% la spesa per la tutela dell’ambiente o quella per
abitazioni e assetto del territorio. Per l’Ocse, intanto, l’Italia potrebbe aver
chiuso il 2006 con una crescita superiore alle previsioni, e il prodotto interno
lordo sta accelerando mentre nel resto dei paesi industrializzati rallenta. Ma
non bisogna abbassare la guardia sul fronte dei conti pubblici, anche perché il
debito resta elevato.
(da www.lasicilia.it)