1.
GENERALITA'
Secondo
il D.Lgs. 626/94 art. 10 il dirigente scolastico avendo un numero di
lavoratori inferiore a 200 (con l’esclusione degli alunni) svolge
direttamente i compiti di responsabile della sicurezza e nel medesimo tempo di
responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione dai Rischi (S.P.P.R.).
Fra
le incombenze del Datore di Lavoro (il Dirigente Scolastico) una delle più
importanti è quella di provvedere alla “Formazione" ed
"informazione" dei "Lavoratori". A sua volta sono da
annoverare tra i lavoratori anche gli studenti che, attraverso la quotidiana
azione didattica informativa e formativa fatta dagli insegnanti, acquisiscono
capacità, competenze e comportamenti di maggiore responsabilità per la
gestione di una eventuale emergenza.
A
questo proposito è doveroso evidenziare che il D.Lgs. 626/94 esige dal
Lavoratore un comportamento attivo di diligenza nel rispetto delle norme di
Sicurezza e nell'obbligo di segnalare al proprio Preposto (1) i
pericoli derivanti da deficienze o guasti ai mezzi di protezione, irrogando,
in caso di inadempienza, sanzioni di varia natura a carico del Lavoratore. A
tal proposito ogni plesso avrà in dotazione una scheda precompilata per il
monitoraggio, l’individuazione e la segnalazione di potenziali fonti di
rischio.
(1)
Si definisce Preposto/a colui/colei che sovrintende alle attività dei
"Lavoratori
2.0
DEFINIZIONI
2.1.
PERICOLO o AGENTE PERICOLOSO o FATTORE DI RISCHIO
Proprietà
o qualità intrinseca di una determinata entità (es. materiali, attrezzature
di lavoro, agenti chimici, fisici e biologici) e/o attività lavorative che
possono potenzialmente provocare effetti dannosi per l'uomo e per l'ambiente.
2.2.
RISCHIO
Probabilità
che sia raggiunto dall'AGENTE PERICOLOSO quel limite che può provocare danno
nelle condizioni di esposizione ed utilizzo.
2.3.
DANNO
Lesione
fisica o alterazione dello stato di salute (es.: infortunio sul lavoro,
malattia professionale, eventi con ripercussioni sulla popolazione e
l'ambiente esterno) causata da un pericolo.
2.4.
PREVENZIONE
Complesso
delle disposizioni o misure adottate o previste in tutte le fasi dell'attività
lavorativa per evitare o diminuire i rischi nel rispetto della salute della
popolazione e dell'integrità dell'ambiente esterno.
2.5.
DROGA
Prodotto
indicato come sostanza controllata dalle Autorità.
2.6.
EMERGENZA
Situazione
pericolosa che richiede provvedimenti eccezionali.
2.7.
INCIDENTE
Avvenimento
non programmato che causa o avrebbe potuto causare danni a persone, cose e/o
ambiente.
2.8.
INQUINAMENTO
Introduzione
nell'ambiente naturale di sostanze chimiche o biologiche, o di fattori fisici,
in grado di provocare disturbi o danni all'ambiente stesso.
2.9.
SICUREZZA
Attuazione
di misure atte a prevenire un incidente o fatto dannoso.
3.0
RISCHI POTENZIALI NEGLI AMBIENTI SCOLASTICI
Dato
per scontato il principio informatore dell'azìone dell' Amministrazione, per
quanto attiene il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori
sul luogo di lavoro, "che il
lavoro di qualsiasi tipo svolto nell’Istituto Comprensivo “Fuccio La
Spina” NON DEVE ESSERE PERICOLOSO" e che questo obiettivo si può
raggiungere con la più scrupolosa osservanza delle norme di prevenzione e
protezione dai rischi, si evidenzia che tutti i rischi, e quindi anche quelli
potenzialmente presenti sia nella sede
centrale che nei plessi distaccati, possono essere suddivisi in due
grandi categorie:
Rischi
relativi alla Sicurezza (cioè di natura infortunistica)
Rischi
relativi alla Salute (cioè di natura igienico – ambientale)
3.1
RISCHI RELATIVI ALLA SICUREZZA
Rischi
per la Sicurezza, o Rischi di natura infortunistica, sono quelli responsabili
del potenziale verificarsi di incidenti o infortuni, ovvero
di danni o menomazioni fisiche (più
o meno gravi) subite dalle persone addette alle varie attività lavorative, in
conseguenza di un impatto fisico‑traumatico di diversa natura
(meccanica, elettrica, chimica, termica, etc.).
Nella
maggior parte dei casi le cause di tali rischi sono da ricercare nella scarsa
azione di prevenzione, sia per quanto riguarda l’assetto di eventuali
macchine o apparecchiature presenti durante l’attività didattica, sia per
la mancata mautenzione degli impianti o dei dispostitivi di protezione
nell'ambiente di lavoro nonchè l'organizzazione
generale del lavoro, etc.
Qui
di seguito si riportano una serie di esempi di rischi per la sicurezza e le
prescrizioni per ovviarli.
3.1.1.
Rischi da carenze strutturali dell'ambiente di lavoro relativamente a:
Altezza,
superficie e volume dell'ambiente.
Illuminazione
(normale e di emergenza).
Pavimenti
(lisci o sconnessi) e pareti (semplici e/o attrezzate).
Solai
e soppalchi (destinazione, praticabilità, tenuta, portata).
Uscite
e porte (numero e dimensioni).
Locali
seminterrati e sotterranei (dimensioni, ricambi d'aria).
Prescrizioni:
Tutti i locali devono essere tenuti puliti, asciutti e ordinati e in
buone condizioni igieniche.
Le aree normalmente umide devono avere superfici non scivolose nei
punti in cui
il personale normalmente passa o
lavora. E' importante, comunque, che vengano utilizzate idonee calzature.
Tutte le superfici, i luoghi di lavori e corridoi, devono essere tenuti
asciutti e liberi da chiodi sporgenti, schegge, assi, ecc.
Azioni
affrettate possono essere causa di cadute e scivolamenti accidentali.
Tutte
le zone di passaggio devono essere facilmente individuabili; solitamente tali
zone sono indicate da cartelli e da strisce sul pavimento.
3.1.2.
Rischi da carenze di sicurezza su macchine e apparecchiature relativamente a:
Protezione
di organi di avviamento, trasmissione, lavoro e di comando.
Macchine
con marchio "CE": Riferimento Direttiva Macchine (89/392 CEE
emendata).
Macchine prive di marchio "CE": Riferimento al D.P.R.
547/55.
Protezione
nell'uso di apparecchi di sollevamento, di ascensori e montacarichi.
Protezione nell'uso di apparecchi a pressione (bombole e circuiti).
Protezione
nell'accesso a vasche, serbatoi, piscine e simili.
3.1.3.
Rischi da manipolazione di sostanze pericolose
Sostanze
infiammabili, corrosive, comburenti ed esplosive.
3.1.4.
Rischi da carenze di sicurezza elettrica connessa a:
Mancato
rispetto della Legge 46/90 e relativo regolamento di attuazione D.P.R.
447/91.
Impianti
non a sicurezza intrinseca in atmosfere a rischio di incendio e/o esplosione.
Prescrizioni:
Ogni
circuito deve avere l'indicazione della funzione di ogni elemento
(interruttore, scatole di fusibili, etc.).
Parti
metalliche che normalmente non sono in tensione ma possono accidentalmente
diventarlo, devono essere collegate a terra con cavo di colore
giallo‑verde.
I
collegamenti di cavi elettrici, interruttori o scatole di connessione devono
essere protetti contro la possibilità di contatto accidentale.
Le
prese, le spine e i cavi devono essere integri e conformati in modo da evitare
ogni possibilità di contatto accidentale con parti in tensione.
Evitare
di sovraccaricare con più spine ogni singola presa.
Evitare
l'uso di prolunghe per l'utilizzo di macchine o attrezzature con potenza superiore ai 1000 watt.
Nel
disinserire la spina evitare di tirarla dal cavo.
I
cavi "volanti" non devono ingombrare
i passaggi.
Non
effettuare interventi di manutenzione su apparecchiature elettriche, ma
richiedere tempestivamente l'intervento di personale idoneo.
E'
vietato l'uso di acqua per spegnere incendi di parti ed impianti elettrici.
I
cavi elettrici non devono mai essere riparati con nastro isolante, ma essere
prontamente sostituiti.
3.1.5.
Rischi da incendio e/o esplosione per:
Presenza
di materiali infiammabili d'uso.
Presenza
di depositi di materiali infiammabili (caratteristiche strutturali di
ventilazione e di ricambi d'aria).
Carenza
di sistemi antincendio e di segnaletica di sicurezza.
Cattivo
funzionamento degli impianti elettrici.
Fiamme
libere.
Scintille.
Mozziconi
di sigarette.
Materiali
combustili abbandonati.
Prescrizioni:
Mantenere
pulito e ordinato l'ambiente.
Evitare
l'accumulo di materiale combustibile e di spazzatura; se necessario, usare
recipienti di metallo con coperchi a
tenuta.
3.1.6.
Ulteriori esempi di azioni a rischio:
Lasciare
veicoli, attrezzature di lavoro in posizione pericolosa.
Manipolare
senza precauzione sostanze pericolose.
Fumare
o usare fiamme libere in luoghi ove esiste il pericolo di incendio o scoppio.
Entrare
in recipienti o ambienti contenenti gas o vapori nocivi senza prendere
le opportune precauzioni.
Rimuovere
senza giustificato motivo i dispositivi di sicurezza trascurandone il ripristino.
Annullare
o diminuire con particolari accorgimenti le difese applicate ad attrezzature
od impianti.
Danneggiare
le protezioni o i cartelli segnalatori.
Sostare
sotto carichi sospesi.
Avvicinarsi
pericolosamente a parti sotto tensione, non isolate, di impianti elettrici.
Farsi
trasportare su veicoli non adatti al trasporto di persone.
Transitare
dove è proibito o comunque pericoloso.
Condurre
veicoli senza osservare le regole del traffico.
Sovraccaricare
i mezzi di trasporto.
Disporre
i carichi irrazionalmente o sbilanciati.
Imbracare
i carichi con attrezzature non idonee o difettose.
Usare
attrezzi in genere inadeguati o in cattive condizioni.
Effettuare
riparazioni provvisorie.
Accatastare
male i materiali o fuori dagli appositi contenitori;
Operare
su parti elettriche sotto tensione, senza le necessarie precauzioni.
Non
prestare sufficiente attenzione a chi è preposto a coordinare un lavoro
eseguito da più persone.
Usare
un abbigliamento inadatto all'ambiente.
Usare
scorrettamente i mezzi protettivi personali.
Danneggiare
i mezzi protettivi personali.
Usare
mezzi protettivi in cattivo stato di conservazione.
3.2.
RISCHI RELATIVI ALLA SALUTE
I
Rischi per la salute, o Rischi igienico ambientali, sono responsabili della potenziale compromissione dell'equilibrio biologico del personale
addetto ad operazioni o a lavorazioni che comportano l'emissione nell'ambiente
di agenti a rischio, di natura chimica, fisica e biologica.
Di
seguito si riportano una serie di esempi di rischi per la salute, che possono
derivare da:
3.2.1.
Agenti chimici
Rischi
da esposizione connessi con l'impiego di sostanze chimiche tossiche o nocive,
comprese le sostanze a rischio
secondo la classificazione CEE (XVIII adeguamento Dir 67/548 CEE).
3.2.2.
Agenti fisici
Rischi
da esposizione e grandezze fisiche che interagiscono in vari modi con
l'organismo umano (rumore, vibrazione, radiazioni non ionizzanti,
microclima, illuminamento ambientale).
3.2.3.
Agenti biologici
Rischi
connessi con l'esposizione (ingestione, contatto cutaneo, inalazione)
a organismi e microrganismi patogeni o non, colture cellulari,
endoparassiti umani presenti
nell'ambiente a seguito di emissione e/o trattamento e manipolazione.
3.2.4.
Movimentazione manuale dei carichi
Il
D.Lgs. 626/94 evidenzia che è
necessario conoscere ed applicare appropriate
tecniche di sollevamento e spostamento manuale di carichi pesanti (kg
30), per prevenire infortuni dovuti a:
Errato
uso delle proprie forze per erronea utilizzazione della appropriata muscolatura;
Errato
uso delle attrezzature di trasporto dei carichi, specie se i pesi sono
distribuiti in modo non corretto.
3.2.5.
Uso di Videoterminali (VDT)
Il
D.Lgs. 626/94 pone particolare attenzione al rischi da VDT per ridurre
quali occorre:
Posizionare
correttamente lo schermo, la sedia, la scrivania e la tastiera.
Mantenere
una posizione diritta dei polsi.
Evitare
di appoggiare i polsi quando si digita.
Adottare
un tocco leggero sul tasti.
Fare
regolarmente delle pause.
=:>
La scrivania
La
scrivania deve essere sufficientemente ampia per contenere gli oggetti e i
documenti di lavoro (ad esempio libri, portadocumenti, schedari e telefono), e
per rendere anche possibili differenti posizioni dello schermo e della tastiera.
Il piano di lavoro deve lasciare spazio sufficiente per le gambe e per i
cambiamenti di posizione
==>
La sedia
Il
sedile e lo schienale della sedia devono sostenere una comoda postura che
permetta occasionali variazioni della posizione. L'altezza della sedia e
l'inclinazione dello schienale devono essere regolabili facilmente. Il bordo
anteriore del sedile dovrebbe essere
tondeggiante per evitare pressioni sul retro delle ginocchia. La sommità dello
schienale deve fornire sostegno alla parte inferiore della spina dorsale.
Piedi
e gambe
L'
altezza della sedia è corretta quando i piedi possono comodamente stare
appoggiati sul pavimento o sul poggiapiedi e quando la parte posteriore delle
ginocchia è leggermente più alta del sedile della sedia. Questa posizione
permette una libera circolazione del sangue nelle gambe e nei piedi.
Mani,
braccia e polsi
Quando
le mani poggiano sulla tastiera braccio e avambraccio devono formare un angolo
retto. Il braccio deve essere dritto lungo il busto e il gomito deve sfiorare i
fianchi. Le mani e i polsi devono formare una linea retta insieme agli
avambracci. Evitare di voler raggiungere oggetti troppo alti o troppo lontani.
Dei braccioli possono essere utili per riposarsi quando serve. Un
poggia‑polsi può aiutare a mantenere una linea orizzontale
mano‑avambraccio sulla tastiera. Quando si digita, usare un tocco leggero
sui tasti ed evitare di appoggiare e piegare i polsi.
Schermo
e occhi Il
lato superiore dello schermo deve essere posto a livello o entro 2,5 cm sotto
gli occhi. Evitare che la luce artificiale o naturale si rifletta direttamente
sullo schermo. Adottare la luminosità e il contrasto dello schermo a piacere.
Il portadocumenti deve essere posto vicino allo schermo per evitare un eccessivo
movimento del collo e della schiena. Lo schermo e il portadocumenti devono
essere posti alla stessa distanza e altezza dagli occhi per evitare continui
cambiamenti di messa a fuoco.
=>
Pause di riposo
Fare
delle pause di riposo durante la digitazione per evitare la fatica fisica e la
tensione oculare. Durante queste pause muoversi e far riposare gli occhi
osservando degli oggetti distanti. In caso di disagio continuato, fermarsi e
comunicare la condizione al Preposto.
3.2.6.
Condizioni di lavoro pericolose
Si
evidenziano, di seguito, alcune condizioni di lavoro pericolose:
Se
le PROTEZIONI di operatori e di terzi, in base ai rischi connessi con le
operazioni stesse sono:
Inesistenti;
Insufficienti
per il lavoro da svolgere;
In
cattivo stato di conservazione e manutenzione;
Alterate
o modificate impropriamente.
Se
nell'AREA di LAVORO si attuano:
Operazioni
male organizzate e/o mal condotte;
Metodi
e procedure inadeguate;
ed
esistono:
Passaggi
ingombrati da materiali e/o attrezzature;
Piani
di appoggio sdrucciolevoli per perdite o colature di prodotti oleosi e con
presenza di materiali di rifiuto.
Se
l'ILLUMINAZIONE, richiesta per una buona visione del luogo di lavoro si
presenta:
Inesistente;
Insufficiente;
Troppo
forte;
Mal
disposta.
Se i MEZZI
DI PROTEZIONE individuale per il lavoro svolto e/o richiesto all'interno delle
strutture in cui si opera sono:
Inesistenti;
Insufficienti
o superati;
In
cattivo stato di conservazione;
Alterati
o modificati impropriamente.
Se
si usano OGGETTI AFFILATI si possono causare infortuni che invece possono
essere evitati se si ha rispetto del pericolo che le lame rappresentano e se si
usa maggior attenzione nel lavoro.
3.3.
PRIMO SOCCORSO
Il
primo soccorso in caso di infortunio sul luogo di lavoro può salvare una vita
se vengono eseguite alcune manovre semplici prima ancora della chiamata di
soccorso.
Il
primo soccorso è fondamentale per avviare positivamente l'iter terapeutico ed
è basato su interventi semplici e facilmente eseguibili anche da occasionali
soccorritori: tali interventi non comportano l'uso di attrezzature speciali e
devono mirare, soprattutto, ad evitare manovre ed azioni sbagliate, che
potrebbero aggravare la lesione o ritardarne la guarigione.
La
cassetta di Primo Soccorso deve contenere materiali utili a migliorare
l'intervento. Si potrà, così, utilizzare una soluzione saponosa antisettica
per il lavaggio all'esterno della ferita, nonché compresse di garza sterile e
bende per la medicazione asciutta; va, invece, evitato l'uso di
antisettici/disinfettanti, eccetto che nelle semplici abrasioni, per i rischi di
un effetto dannoso, come in caso di penetrazione della sostanza all'interno
della ferita.
3.3.1.
In caso di ferita
Lavare
accuratamente la ferita sotto un abbondante getto d'acqua di rubinetto o con
soluzione fisiologica; eventualmente utilizzare una soluzione saponosa
antisettica, disponibile nella cassetta di Primo Soccorso, da applicare intorno
alla ferita; evitare l'applicazione di antisettici all'interno della ferita; il
lavaggio con getto d'acqua è il provvedimento di Primo Soccorso più importante
anche in caso di ustione termica o chimica.
Cercare
di asportare meccanicamente il materiale contaminante, eventualmente ancora
presente.
Controllare
l'eventuale sanguinamento (già presente o secondario alle manovre di pulizia
sopra descritte) con una compressione locale manuale, con un fazzoletto pulito o
un asciugamano o con altro materiale analogo disponibile (se questa manovra non
dovesse risultare sufficiente, utilizzare la tecnica del "torcitoio").
In
caso di ferita larga applicare inizialmente la compressione locale parallela
alla ferita.
In
caso di corpo estraneo infisso, esso non va rimosso, ma solo, ove occorra,
accorciato per agevolare il trasporto, purché ciò sia facilmente eseguibile
senza arrecare dolore o danno aggiuntivo e senza provocare eccessivo ritardo per
l'intervento sanitario; in caso di corpo estraneo infisso, che sporga
eccessivamente dalla pelle, preparare un tampone ad anello e reperire un oggetto
cilíndrico cavo, abbastanza pulito, di altezza poco superiore alla sporgenza
del corpo estraneo, da usare come strumento di compressione circolare sulla
pelle e sulle parti molli circostanti la ferita.
In
caso di sanguinamento persistente dopo le manovre di compressione locale già
descritte, applicare una compressione aggiuntiva sulla sede della ferita,
predisponendo un tampone costituito da un pezzo di stoffa arrotolata, sulla
quale viene esercitata una pressione graduabile mediante il sistema del
torcitoio, avendo l'accortezza di applicare il grado di compressione minimo
sufficiente a far cessare il sanguinamento; se questa manovra non dovesse essere
risolutiva, eseguire la compressione manuale nella parte del decorso arterioso a
monte della ferita, ricorrendo, eventualmente all'applicazione del torcitoio,
negli stessi punti, per mantenere più comodamente la compressione e poter, così,
dedicare la propria attenzione al trattamento di altre lesioni o provvedere a
chiamare soccorso, qualora ciò non sia già stato fatto da altri.
L’applicazione
di un "laccio arterioso" a monte della ferita, va, preferibilmente,
riservata alla responsabilità di personale qualificato, per il rischio di
provocarelesioni aggiuntive a carico dei vasi e dei nervi periferici.
3.3.2.
Cosa fare nell'emergenza
Gli
errori che più comunemente vengono fatti nel soccorrere un infortunato
dipendono dalla spinta emotiva che fa compiere azioni che mettono a repentaglio
la vita dell'unico potenziale soccorritore, con il solo risultato di aumentare
il numero di feriti o di morti.
Evitare
ogni inutile allarmismo sul luogo dell'infortunio, durante il trasporto ed il
trattamento in Pronto Soccorso; la "paura del sangue", molto spesso,
fa perdere la testa agli occasionali soccorritori, provocando comportamenti
irrazionali e corse automobilistiche "disperate" del tutto
ingiustificate e, soprattutto, molto pericolose.
Tenere
sempre disponibile tra i documenti personali, la tessera di vaccinazione
antitetanica e la documentazione di eventuali stati allergici a farmaci.
3.3.3.
Situazioni da verificare
Il
ferito parla? è cosciente? respira? alita? muove il torace? il cuore batte? ci
sono emorragie? Se è cosciente chiedere se ha dolore alla schiena o al collo e
vedere se è capace di muovere la punta dei piedi. Evitare spostamenti
pericolosi e, dopo aver accertato la stabilità delle sue condizioni, dare
l'allarme, fornendo le informazioni secondo lo schema seguente:
=> Tipologia dell'infortunio.
=> Località dell'evento.
=> Quanti sono gli infortunati.
=> I feriti sono coscienti o no.
=> Vi sono infortunati incastrati
nei macchinari.
=> Se esistono problemi di
contaminazione ambientale da diffusione di sostanze
tossiche.
4.0
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE (D.P.I.)
Dall'elenco
indicativo e non esaustivo dei dispositivi
di protezione individuale e delle attività in cui puo essere necessario
l'uso degli stessi, contenuti negli allegati IV e V al D.Lgs. 626/94, si
stralciano i seguenti che possono interessare i "LAVORATORI STUDENTI".
Dispositivi
di protezione delle mani e delle braccia
Guanti
contro
le aggressioni meccaniche (perforazioni, tagli, ecc.), contro le chimiche,
termiche, etc.
Dispositivi
di protezione degli occhi e del viso
Occhiali
di protezione, visiere o maschere di protezione per
la manipolazione di prodotti acidi e alcalini, disinfettanti e detergenti
corrosivi, lavori che comportano esposizione al calore radiante, impiego di
laser.
5.0
MEZZI DI ESTINZIONE DI INCENDIO
5.1.
ESTINTORI A CO2
Sono
costituiti da una bombola d'acciaio in cui si trova l'anidride carbonica
liquefatta sulla quale la fase gassosa esercita una pressione di circa 70 bar
alla temperatura ambiente.
5.2.
ESTINTORI A SCHIUMA
Sono
costituiti da un recipiente principale che contiene una soluzione acquosa di una
sostanza schiumogena; al momento dell'impiego viene immesso nella soluzione un
gas che dà origine alla schiuma e che fornisce la pressione occorrente per la
fuoriuscita della schiuma stessa. Il gas si sviluppa in seguito alla reazione
chimica tra due sostanze mantenute separate con estintore a riposo (fiala di
acido solforico).
5.3.
ESTINTORI A POLVERE
Contengono
una polvere impalpabile, incombustibile, igroscopica che viene espulsa da CO2
2 e azoto compressi.
Questa
polvere è costituita generalmente da bicarbonato sodico.
5.4.
ESTINTORI A TETRACLORURO DI CARBONIO
(o
altri alogenoidrocarburi come bromodifluorometano)
Sono
molto efficaci, specialmente i tipi più moderni, per l'estinzione di incendi
estesi ed implicanti apparecchi elettrici sotto tensione. Poiché per pirolisi
delle sostanze in essi contenute si originano vapori tossici (fosgene, etc.),
l'area dell'incendio deve essere ben ventilata dopo lo spegnimento.
TABELLA
RIASSUNTIVA
|
Natura
del materiale a
|
Tipo
di estintore
|
proteggere
|
Idrico
|
Schiuma
|
Polvere
|
CO2
|
Alogenati(a)
|
Materiali
comuni (legno, carta,
carbone.
tessuti)
|
SI
|
SI
|
SI
|
NO
|
SI
|
Liquidi infiammabili
più
leggeri dell'acqua
e
non
miscibíli
con essa (vernici,
benzina,
petrolio, nafta, grassi,
ecc.)
|
NO
|
SI
|
SI
|
NO
|
SI
|
Liquidi infiammabili
più
leggeri dell'acqua
e
non
miscibili
con essa, o
più
pesanti,
anche non miscibili
(alcool,
acetone, acido acetico,
cloro‑benzolo,
ecc.)
|
SI
|
SI
|
SI(b)
|
SI(b)
|
SI
|
Sostanze
comburenti (nitriti,
nitrati,
clorati)
|
SI
|
NO
|
NO
|
NO
|
SI
|
Sostanze
reagenti pericolosa
mente
con acqua (carburo di
calcio,
potassio, sodio, litio,
ecc.)
|
NO
|
NO
|
SI
|
SI(c)
|
SI
|
Apparecchiature
elettriche (tra
sformatori,
alternatori, interrut
tori,
motori, ecc.)
|
NO
|
NO
|
SI
|
SI
|
SI
|
Automezzi
|
NO
|
SI
|
SI
|
SI
|
SI
|
(a) si consiglia l'uso in ambienti
chiusi;
(b) da tenere presente la pericolosità
dell'uso della CO2,
in presenza di cianuri;
(e)
ad alta temperatura i metalli possono
ridurre la CO2, con
formazione di CO tossico.
6.0
LA SEGNALETICA DI SICUREZZA
Nell'applicazione
del D.Lgs. 626/94 una importante funzione è svolta dalla segnaletica di
sicurezza che ha lo scopo di avvertire i lavoratori, tramite cartelli ìndicatori,
su tutte le situazioni di pericolo a cui questi possono andare incontro, e
pertanto ha dimensioni adeguate e viene installata in posizione perfettamente
visibile.
I
segnali di sicurezza sono composti dalla combinazione tra una forma geometrica,
un colore e un simbolo.
Essi
si dividono (D.Lgs. 493/96) in segnali di divieto,
avvertimento, prescrizione, salvataggio, antincendio, come risulta dalle
seguenti tabelle:
TABELLA
1
Cartello
|
Significato
|
Caratteristiche
|
|
|
Cartelli
di divieto
|
-
Forma rotonda
-
Pittogramma nero su fondo
bianco, bordo e banda rosso
|
|
Cartelli
di avvertimento
|
-
Forma triangolare
-
Pittogramma nero su fondo
giallo, bordo nero
|
|
Cartelli
di prescrizione
|
-
Forma rotonda
-
Pittogramma bianco su fondo
azzurro
|
|
Cartelli
antincendio
|
-
Forma quadrata o rettangolare
-
Pittogramma bianco su fondo
rosso
|
|
Cartelli
di salvataggio
|
-
Forma quadrata o rettangolare
-
Pittogramma bianco su fondo
verde
|
TABELLA
2
Colore
di sicurezza
|
Significato
o scopo
|
Esempi
di applicazione
|
|
ROSSO
|
Segnati
di divieto
|
-
Atteggiamenti pericolosi
|
Pericolo
‑Allarme
|
-
Alt. arresto, dispositivi di
interruzione d'emergenza
-
Sgombero
|
Materiali
e attrezzature antincendio
|
-
Identificazione e ubicazione
|
GIALLO
E
GIALLO-RANCIONE
|
Segnali
di avvertimento
|
-
Attenzione, cautela
-
Verifica
|
AZZURRO
|
Segnali
di prescrizione
|
-
Comportamento o azione
specifica
-
Obbligo di portare un mezzo
di sicurezza personale
|
VERDE
|
Segnali
di salvataggio o di soccorso
|
-
Porte, percorsi e uscite di
sicurezza
-
Materiali, postazioni, locali
|
Situazione
di sicurezza
|
-
Ritorno alla normalità
|