Parola di ministro dell’Istruzione: la dispersione,
nell’anno scolastico 2004/05, ha raggiunto
quota centomila. Di questi, ben
8.500 sono alunni della media e 97.300 delle
superiori con una forte percentuale al
sud. Gli istituti maggiormente colpiti sono
i tecnici e i professionali, cosicché quasi un
terzo dei giovani, pari al 22%, non consegue
il diploma. Volendo essere ottimisti si può
dire che in Europa stiamo meglio della Spagna
e del Portogallo, che potrebbe essere
una bella soddisfazione; con tono pessimistico
si può invece dire che con ogni probabilità
è il sud, come sempre, che fa abbassare
la media nazionale e che ci fa arrossire
per tanti motivi.
Oltre ai dati, però, il ministro non dice
quale specifica soluzione si possa prendere,
visto pure che molti fondi europei (Pon soprattutto)
sono stati investiti per curare
questo male e visto pure che l’obbligo, col
prossimo anno, sarà riportato a 16 anni.
Ma a fronte di tali numeri perviene anche
la notizia che si starebbero per pagare gli
stipendi ai supplenti (cento milioni di euro),
per il cui colpevole ritardo si incolpa il precedente
governo, che non avrebbe previsto
i soldi necessari, ma c’entrerebbe anche il
nuovo che ha tagliato tanto, comprese circa
12 mila cattedre (7 mila con l’organico di
diritto e altri 4.500 alla definizione dell’organico
di fatto). A questo proposito, dice Panini,
della Cgil-scuola, che ci sarebbe un
incremento delle iscrizioni per cui ci si
aspettava un conseguente aumento di cattedre
anche in vista del grande esodo di
insegnanti sul rischioso vento della legge
sui pensionamenti.
E c’è poi la questione assai seria del rinnovo
del contratto di lavoro scaduto da 13
mesi e intorno a cui non cogliamo stridor di
denti ma silenzio siderale: non solo per capire
a quanto è previsto l’ammontare complessivo
dei benefici economici, ma anche
per sapere la parte normativa. Allora chiediamo:
che se ne dice del reclutamento dei
nuovi insegnanti dopo lo stop alle graduatorie?
E del nuovo stato giuridico dei docenti,
chi sa qualcosa? E su quella proposta di
avviare il tanto sognato e vituperato merito,
di cui il concorsone fu il parto più scellerato?
Possibile che per aumentare di «categoria
» l’insegnante abbia a disposizione solamente
il concorso a preside? Concorso
sul quale è doveroso distendere il classico
velo, viste le palesi ingiustizie perpetrate
prima, in fase di bando, dopo, in fase di richieste
di sospensive al Tar, e durante, in fase
di correzione e pubblicazione delle graduatorie.
Ma poche e frammentarie notizie escono
anche sulla riforma della scuola che sarebbe
dovuta entrare in fase sperimentale già
da questo anno scolastico e a pieno regime
con l’anno venturo. Pinze e cacciavite non
fanno bene a nessuno, mentre nel programma
dell’Unione si era parlato di una nuova
riforma e di destinare il 3% del Pil per l’istruzione
oggi navigante attorno al 1,5%, tagli
compresi. Nello stesso tempo si dice che col
nuovo anno si dovrebbero adottare finalmente
i cosiddetti livelli minimi di competenze
relativamente all’italiano, matematica
e informatica, ma solo nel biennio, e che
dovrebbero essere anche certificati per dare
uniformità di preparazione a tutti i ragazzi,
come succede con le lingue straniere. Un
passo avanti per poi valicare anche il triennio
in modo che agli esami di Stato non ci
sia più un uniformante e inglobante voto
unico, ma dei giudizi oggettivi e mirati per
ciascuna disciplina che potranno consentire
al neo diplomato sia di iscriversi nella facoltà
che il diploma acclara sia di entrare (se
trova spazio) nel mondo del lavoro nella
specializzazione indicata sempre dal diploma
e sia, se è asinaccio senza recupero, di riscriversi
al quinto anno della scuola che lo
ha così male giudicato e valutato. In Europa
questa è una certezza mentre da noi è tutto
più difficile e tragicamente più lento,
tanto lento.
PASQUALE ALMIRANTE (da
www.lasicilia.it)