17.02.07."Colpo di teatro"… E al liceo classico Cutelli,
un’ordinaria mattina stracolma di lezioni
si interrompe così. Alle 11,30, gonna
lunga fino ai piedi e maglioncino viola di
cachemere, accompagnata dall’attorescenografo
Carmine Maringola, arriva in
un’aula magna gremita di studenti e professori,
un’ex alunna sui generis: Emma
Dante. A farle compagnia, Rosalba Camilleri,
dirigente scolastico del liceo Cutelli,
Ezio Donato, docente di Pedagogia
generale dell’Università di Catania e Orazio
Torrisi, direttore artistico del Teatro
Stabile.
Oggetto della conversazione-incontro
coi ragazzi: "Cani di bancata", l’ultima
fatica teatrale scritta e diretta dall’attrice,
scrittrice e regista palermitana che esprime
a tutto tondo le tendenze d’avanguardia
e di sperimentazione del teatro contemporaneo.
In scena fino a domenica all’Ambasciatori,
lo spettacolo provoca e denuncia.
Si parla di mafia. Ne è metafora una cagna
innominabile (come nella migliore
tradizione reverenziale, è concesso chiamarla
solo "madre santissima"), a capo di
un branco di figli che, come si dice a Palermo,
raccoglie le briciole sotto le bancate
del mercato. La mafia-cagna non si
arrende, e conquista i grandi affari. La
mafia-cagna arranca, abbaia contro i deboli
e scodinzola con "quelli che contano".
La mafia non è più (e non è solo) un fenomeno
criminoso circoscritto, legato ad
una specifica realtà territoriale, che è poi
quella del Mezzogiorno. La mafia è un fenomeno
italiano, internazionale.
Già si grida allo scandalo. Qualche tradizionalista
malizioso e malpensante
prova persino indignazione profonda e
senso di disgusto. Durante lo spettacolo,
in tournée nazionale, con tappe a Lione e
Parigi (la prossima tappa prevista per il 21
febbraio sarà Macerata ), qualche spettatore
ha presentato persino un ricorso.
L’incriminata numero uno è la scena finale,
colpevole di far alzare la temperatura
alle donne in sala: i dieci figli della mamma-
cagna (la mafia), interamente nudi,
mostrano le spalle e il fondoschiena al
pubblico. La cagna scrive sui loro corpi le
sillabe della lapidaria frase "Io madre vi
affido l’Italia".
Sullo sfondo, una carta geografica raffigura
l’Italia al contrario, con la Sicilia in
testa. E le regioni sono isole che non riescono
a comunicare tra loro.
La denuncia è chiara : l’intero Paese, e
non soltanto la Sicilia, è in mano alla
mafia.
Nello spettacolo non mancano riferimenti
ai politici collusi (o presunti tali). E,
ahimè, sembrerebbe non salvarsi di certo
Totò "il siciliano". Ma attenzione. "Non
tutti i siciliani sono mafiosi. Ricordiamocelo",
dice Emma Dante ai ragazzi che
ha di fronte, confessando ironicamente di
non temere la scorta. E aggiunge: "Occorre
però non addormentarsi. C’è bisogno
di unire le forze e combattere tutti insieme.
Perché la mafia si annida laddove c’è
la paura". Ma sorge un dubbio. "Se la felicità
non esiste, perché dovrei combattere
la mafia?", chiede Pietro (16 anni, classe
IIa).
L’attrice-regista ribatte: "Perché farlo è
un’utopia che attraversa e sfiora il concetto
stesso di felicità". Stamane si replica al
liceo scientifico Boggio Lera.
ELENA ORLANDO (da www.lasicilia.it)