''CARI RAGAZZI, NOI INSEGNANTI CI SIAMO...''
Data: Luned́, 19 febbraio 2007 ore 00:05:00 CET
Argomento: Opinioni


"CARI RAGAZZI, NOI INSEGNANTI CI SIAMO..."

Mi ha fatto molto piacere leggere, cari ragazzi, del Comitato studentesco del Liceo Spedalieri, quello che voleva sicuramente essere un monito, ma soprattutto un appello a tutti gli insegnanti.
Mi ha fatto piacere perché, forse non lo sapete, voi vi rivolgete a una categoria di professionisti stanchi, ma davvero molto molto stanchi. E la vostra lettera ci restituisce vigore, infonde forza nelle nostre membra, apre nuovi orizzonti nelle nostre menti.
Siamo stanchi, dicevo, anzi ci hanno fatto stancare. Tutti, nessuno escluso. Siamo stanchi di ministri che ci promettono mari e monti, ma poi stabiliscono che le classi siano di 30 alunni, in barba alle possibilità dell’insegnamento individualizzato, in barba alla necessità e al dovere, che ha l’istituzione scolastica, di prevenire, come ben dicevate, disagio e violenza. Siamo stanchi di sentire dire che bisogna valorizzare il lavoro, la passione, le competenze dei docenti, mentre gli insegnanti continuano, dopo anni e anni di precariato e sacrifici, a guadagnare i soldi appena necessari per arrivare a fine mese; o di accogliere riforme imposte dall’alto, come quella recente degli esami di maturità, mentre attendiamo ancora la retribuzione della sessione 2006.
E poi siamo stanchi dei vostri genitori, che spesso vogliono per voi non una preparazione solida e ben strutturata, ma solo uno squallido diploma comunque sia guadagnato; e qualche volta, non offendetevi,  ci sentiamo stanchi anche di voi, che ci guardate con sguardo assente durante le spiegazioni e pensate solo a smanettare sul vostro cellulare.
Di tutto ciò siamo stanchi, certo, ma forse esiste un motivo più profondo che qualche volta, recitiamo un mea culpa, ci spinge a deporre un po’, ma solo un po’, le armi. C’è una sensazione sottile e insidiosa che si è impossessata di noi. La verità è che tante volte ci sentiamo inutili. Chi può negare che la scuola non è più il centro dell’universo? Non è vero che oggi vi formate e informate non più a scuola e sui libri, ma attraverso i nuovi media? Che senso può più avere per voi una cultura impartita tra le quattro mura di un aula? Contro i nuovi media, ci ripetiamo sconfitti, non c’è partita.
Ecco perché a volte non siamo forti; ecco perché nella nostra variegata categoria c’è qualcuno rassegnato, opportunista e vuoto. Ma, di contro, molti di noi quotidianamente dimenticano i brutti pensieri, tirano un profondo sospiro, entrano in classe, vi sorridono, iniziano l’ennesima lezione con l’ennesimo entusiasmo.
E adesso questo vostro appello. Dunque avete un po’ bisogno di noi. Di modelli, di direttive, di guide. Di un bel rapporto proprio con noi che ci sentivamo così…superflui. Noi dunque abbiamo ancora una funzione, serviamo ancora.
Allora, se voi avete davvero bisogno dei docenti, eccoci qui. Ci siamo stati sempre, in fondo, solo eravamo un pizzico sfiduciati. La vostra lettera ci ha risvegliati da una perniciosa malinconia, quella che nasce da un’angosciante sensazione di inutilità. Adesso siamo qui, siamo pronti. Costruiamo insieme, malgré tout, un futuro migliore.


SILVANA LA PORTA






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