EDUCAZIONE AL «TIFO» - Inedita lezione antiviolenza del dott. Capomacchia: «Fermiamo i delinquenti»
Data: Mercoledì, 14 febbraio 2007 ore 01:37:18 CET
Argomento: Rassegna stampa


«Tifo Catania...di Qualità» è il progetto, promosso dall’assessorato provinciale allo Sport che è sbocciato ieri in quella scuola media Meucci che - quando si dice le curiose coincidenze della vita - si trova proprio alle spalle del purtroppo ormai tristemente noto stadio Cibali dove l’ispettore di polizia Filippo Raciti ha perso la vita per servire lo Stato e difendere gli onesti dai delinquenti.

«Maestro» d’eccezione della prima lezione del progetto, tenuta davanti a una cinquantina di ragazzi delle prime quattro sezioni delle III medie della «Meucci», il questore di Catania, dott. Michele Capomacchia, che comprendendo subito l’imbarazzo degli studenti ha trovato le parole semplici e il tono confidenziale da buon padre di famiglia per metterli a loro agio mostrando delle immagini agghiaccianti e inequivocabili sulla guerriglia durante e dopo il derby Catania-Palermo.

«Tale iniziativa è di estrema importanza - ha detto il questore - perché l’oggetto di riflessione è il tema della non-violenza nel mondo dello sport affrontato in termini scientifici con mezzi e personale altamente qualificati. Noi tutti dobbiamo lavorare affinché il gioco eccessivamente duro, volto solo a colpire e ferire un avversario, possa lasciare il posto a ben altri valori, per esempio "il tifo per e non il tifo contro". Per pochi isolati elementi lo Stato è costretto a uscire risorse che meglio potrebbero essere impiegate; per tale motivo, tuttavia ogni singolo cittadino e non solo i professionisti del settore, dovrebbero dare un messaggio positivo con il proprio comportamento tutti i giorni. Allo stadio il 90% degli spettatori sono persone oneste, solo il resto sono delinquenti che calpestano i vostri diritti ».

«L’intento del progetto - ha ribadito l’assessore Capuana - sarà quello di dare la parola agli attori sociali direttamente coinvolti e approfondire il problema con i giovani realizzandone una critica costruttiva».

Il preside della scuola, prof. Agostino Arena, sottolinea come il progetto patrocinato dall’assessorato provinciale allo sport in collaborazione con l’associazione italiana per lo sviluppo della progettazione e mediazione sportiva e la questura di Catania, sia stato ideato prima della tragedia del 3 febbraio: «Da tempo si lavorava su questo progetto, ma si sa in Italia alla fine finisce che prima ci scappa il morto... Già questa prima lezione è servita per educare i ragazzi a quei valori dello sport, del rispetto, della legalità che purtroppo mancano nelle famiglie di quei delinquenti che abbiamo visto in azione allo stadio. La scuola oggi, pur priva di mezzi adeguati, deve fare il massimo per educare»

Due ore d’intensa e certamente non noiosa lezione ravvivata fra l’altro dagli interventi del segretario generale del Catania calcio, Claudio Cammarata, conclusa dalla dott.ssa Grazia Zitelli, psicologo, mediatore sportivo e dalla dott.ssa Teresa Tozzi psicologo di comunità e mediatore sportivo «Riteniamo - ha dichiarato la dott.ssa Tuozzi - che le iniziative messe in atto fino a oggi, per fronteggiare questo dilagante fenomeno, siano state piuttosto inadeguate. Approfondiremo il problema con le persone e i gruppi direttamente coinvolti, per cercare di mantenere il focus del problema».

Anche i ragazzi intervengono e una di loro, Martina, ha composto una poesia semplice ma significativa che legge lei stessa con il pensiero, il cuore rivolti alla moglie dell’ispettore Raciti, Marisa, alla figlia Fabiana e al figlio Alessio. «La faremo leggere ai familiari dell’ispettore» promette il questore.

E’ il momento della commozione alla Meucci, mentre continuano a scorrere sul video le immagini della guerriglia del Cibali, di quei delinquenti che sono tutti incappucciati, capaci solo di esprimersi con una violenza inaudita e demenziale. Che alla Meucci si tenta di estirpare dalle radici con lezioni vere come quella di ieri che valgono certamente più di tante nozioni da imparare a memoria.

GIOVANNI TOMASELLO (da www.lasicilia.it)

 

L’IMPEGNO DEL CD «G. VERGA» «Momenti di riflessione in classe»

«Da sempre - ci scrive il dirigente scolastico del Circolo didattico "Giovanni Verga", prof. Giuseppe Morana - si è impegnato in gesti di solidarietà, nei confronti di tutti coloro che vengono colpiti da profonde tragedie, come a quella subìta dalla famiglia Raciti. Tali eventi non possono e non devono lasciare indifferenti l’intera società ma devono essere momento di grande riflessione soprattutto nella comunità scolastica, responsabile di una crescita sana e consapevole dei giovani. Pertanto, per far sì che anche questo tragico avvenimento non venga dimenticato, anzi diventi un momento di svolta e di cambiamento, occorrerebbe che tutti i docenti dedicassero in classe, nell’ambito dell’autonomia pedagogica, con la collaborazione delle famiglie, momenti di maggiore riflessione sui fatti accaduti. Il C.D. "Giovanni Verga" si offre quindi di dare il proprio impegno per la raccolta di offerte da devolvere ai figli dell’Ispettore Capo Filippo Raciti. Un gesto che vuole esprimere la piena solidarietà al dolore che la famiglia sta vivendo».

(da www.lasicilia.it)

 

«Le scuole hanno aderito al progetto legalità»

Dall’assessore comunale alle Politiche scolastiche, Giuseppe Maimone, riceviamo e pubblichiamo: Sono quarantanove, sei in più dello scorso anno scolastico, gli istituti catanesi che hanno aderito al progetto "Educazione alla legalità ed alla cittadinanza", varato appunto nel 2005-2006, all’inizio del nostro mandato, per le scuole primarie e secondarie di primo grado, introducendo forti elementi di novità. È un risultato mai prima d’ora raggiunto che ci spinge a proseguire, grazie alla straordinaria adesione mostrata dai dirigenti e dai docenti nel partecipare collegialmente ad un progetto che si avvia a diventare strutturale, voluto da questa amministrazione comunale e concepito proprio per unire e agire insieme, così come unitariamente va considerata e gestita la Scuola. A decretare il successo dell’iniziativa hanno contribuito le innovazioni introdotte nella passata come nell’odierna edizione, e soprattutto l’apporto di tutte le istituzioni deputate alla salvaguardia dei diritti, che riteniamo doveroso ringraziare evidenziandone la sinergica collaborazione. Per motivi di spazio, menzioniamo soltanto la Polizia di Stato, che ricordiamo a proposito dei tragici eventi del 2 febbraio, a seguito dei quali abbiamo voluto dedicare il suddetto progetto all’ispettore capo Filippo Raciti, strenuo difensore dei valori fondamentali dell’uomo e del cittadino. L’importante era liberare i ragazzi da un’atavica diffidenza per le forze dell’ordine e trasmettere ad essi una consapevolezza per la maggior parte di loro, purtroppo, nuova: sentire gli uomini in divisa come i più preziosi amici. E tuttavia - proprio in considerazione del proficuo esito del progetto e del suo generale gradimento - mi corre l’obbligo di intervenire a proposito di alcune inesatte affermazioni contenute nell’articolo pubblicato giovedì 8 febbraio a pag. 35, fuorviante già nella titolazione "I dirigenti non aderiscono al progetto legalità dell’assessorato - Protesta delle scuole: Librino non ci sta ad essere criminalizzato". Innanzitutto esprimiamo piena solidarietà - mi riferisco ancora alla tragedia di Cibali - alla popolazione di Librino, un quartiere che non può essere messo alla gogna per le colpe di pochi. Quando poi ad essere accusati sono adolescenti, minori o comunque individui molto giovani, senza minimizzare le responsabilità connesse ai singoli comportamenti, è nostro preciso dovere individuare le cause sociali e civili alla base del disagio giovanile. In questa visione il progetto "Educazione alla legalità ed alla cittadinanza" è stato promosso dall’Assessorato alle Politiche Scolastiche con speciale energia nei quartieri disagiati e ampia condivisione di intenti. Ci chiediamo pertanto: quali e quanti dirigenti scolastici catanesi - a Librino o altrove - avrebbero ricusato l’adesione? In vero uno solo, il preside Lino Secchi, si è in effetti dissociato, con una decisione che ha suscitato non poco stupore, visto l’intelligente contributo di proposte da egli espresso nell’apposita riunione dei dirigenti scolastici, organizzata dall’assessorato all’inizio dell’anno scolastico in corso, allo scopo di vagliare coralmente le modalità e le strategie più opportune per la migliore riuscita della seconda edizione del progetto. Che punta proprio su decisioni partecipate, in una parola sul dialogo. In quella riunione, le peculiari richieste del preside Secchi erano state attentamente prese in considerazione; meraviglia dunque che egli abbia operato la scelta di isolarsi, uscire dal disegno comune, impedendo ai suoi studenti di entrare nella rete di un progetto che prevede incontri articolati e frequenti, e dunque non sporadici, come invece si sostiene nell’articolo citato. Strumentale e dubbia sembra pure la motivazione lì addotta: e cioè il rifiuto della scuola di Librino di accettare lezioni di legalità da un’Amministrazione che non sarebbe in grado di farla rispettare, visto il proliferare di auto in doppia fila e bancarelle abusive, visti i tanti centauri senza casco e la carenza di vigili urbani, e visti i problemi di bilancio che non consentono la tempestiva distribuzione dei buoni libri. Questi disagi - da cui nessuna grande città è immune e per ovviare ai quali si lotta ogni giorno - non possono appunto essere strumentalizzati per inibire la partecipazione ad un progetto educativo importante, che implica interrelazioni con l’insieme delle istituzioni chiamate a difendere, e per ciò stesso a promuovere, i valori costituzionali. Senza contare che aderire al progetto non esclude di prevedere, in base alle esigenze dei vari istituti, altri e più specifici interventi meglio adeguati ai singoli contesti. Crediamo nell’effetto moltiplicatore delle singole azioni destinate a confluire in un progetto comune: un concetto, ed un auspicio, espresso simbolicamente, venerdì mattina, dalle 54 rose di diverso colore ma raccolte in un unico fascio, deposte in Piazza Spedini dai rappresentanti dei docenti e degli allievi, nel luogo dove Filippo Raciti era caduto sette giorni prima, per difendere la sicurezza di noi tutti. Tante rose e tanti steli, quanti sono a Catania gli istituti delle elementari e delle medie inferiori. Realtà diverse eppure unite, affinché dalla coralità delle scuole emerga la Scuola. E dalla Scuola la Città.

(da www.lasicilia.it)







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