«Tifo Catania...di Qualità» è il progetto,
promosso dall’assessorato provinciale
allo Sport che è sbocciato ieri in
quella scuola media Meucci che -
quando si dice le curiose coincidenze
della vita - si trova proprio alle spalle
del purtroppo ormai tristemente noto
stadio Cibali dove l’ispettore di polizia
Filippo Raciti ha perso la vita per
servire lo Stato e difendere gli onesti
dai delinquenti.
«Maestro» d’eccezione della prima
lezione del progetto, tenuta davanti a
una cinquantina di ragazzi delle prime
quattro sezioni delle III medie della
«Meucci», il questore di Catania, dott.
Michele Capomacchia, che comprendendo
subito l’imbarazzo degli studenti
ha trovato le parole semplici e il
tono confidenziale da buon padre di
famiglia per metterli a loro agio mostrando
delle immagini agghiaccianti
e inequivocabili sulla guerriglia durante
e dopo il derby Catania-Palermo.
«Tale iniziativa è di estrema importanza
- ha detto il questore - perché
l’oggetto di riflessione è il tema della
non-violenza nel mondo dello sport
affrontato in termini scientifici con
mezzi e personale altamente qualificati.
Noi tutti dobbiamo lavorare affinché
il gioco eccessivamente duro, volto
solo a colpire e ferire un avversario,
possa lasciare il posto a ben altri valori,
per esempio "il tifo per e non il tifo
contro". Per pochi isolati elementi lo
Stato è costretto a uscire risorse che
meglio potrebbero essere impiegate;
per tale motivo, tuttavia ogni singolo
cittadino e non solo i professionisti
del settore, dovrebbero dare un messaggio
positivo con il proprio comportamento
tutti i giorni. Allo stadio il
90% degli spettatori sono persone
oneste, solo il resto sono delinquenti
che calpestano i vostri diritti ».
«L’intento del progetto - ha ribadito
l’assessore Capuana - sarà quello di
dare la parola agli attori sociali direttamente
coinvolti e approfondire il
problema con i giovani realizzandone
una critica costruttiva».
Il preside della scuola, prof. Agostino
Arena, sottolinea come il progetto
patrocinato dall’assessorato provinciale
allo sport in collaborazione con
l’associazione italiana per lo sviluppo
della progettazione e mediazione
sportiva e la questura di Catania, sia
stato ideato prima della tragedia del 3
febbraio: «Da tempo si lavorava su
questo progetto, ma si sa in Italia alla
fine finisce che prima ci scappa il morto...
Già questa prima lezione è servita
per educare i ragazzi a quei valori dello
sport, del rispetto, della legalità che
purtroppo mancano nelle famiglie di
quei delinquenti che abbiamo visto
in azione allo stadio. La scuola oggi,
pur priva di mezzi adeguati, deve fare
il massimo per educare»
Due ore d’intensa e certamente non
noiosa lezione ravvivata fra l’altro dagli
interventi del segretario generale
del Catania calcio, Claudio Cammarata,
conclusa dalla dott.ssa Grazia Zitelli,
psicologo, mediatore sportivo e dalla
dott.ssa Teresa Tozzi psicologo di
comunità e mediatore sportivo
«Riteniamo - ha dichiarato la
dott.ssa Tuozzi - che le iniziative messe
in atto fino a oggi, per fronteggiare
questo dilagante fenomeno, siano state
piuttosto inadeguate. Approfondiremo
il problema con le persone e i
gruppi direttamente coinvolti, per
cercare di mantenere il focus del problema».
Anche i ragazzi intervengono e una
di loro, Martina, ha composto una
poesia semplice ma significativa che
legge lei stessa con il pensiero, il cuore
rivolti alla moglie dell’ispettore Raciti,
Marisa, alla figlia Fabiana e al figlio
Alessio. «La faremo leggere ai familiari
dell’ispettore» promette il questore.
E’ il momento della commozione
alla Meucci, mentre continuano a
scorrere sul video le immagini della
guerriglia del Cibali, di quei delinquenti
che sono tutti incappucciati,
capaci solo di esprimersi con una violenza
inaudita e demenziale. Che alla
Meucci si tenta di estirpare dalle radici
con lezioni vere come quella di ieri
che valgono certamente più di tante
nozioni da imparare a memoria.
GIOVANNI TOMASELLO (da www.lasicilia.it)
L’IMPEGNO DEL CD «G. VERGA»
«Momenti di riflessione in classe»
«Da sempre - ci scrive il dirigente scolastico del Circolo didattico "Giovanni
Verga", prof. Giuseppe Morana - si è impegnato in gesti di solidarietà, nei
confronti di tutti coloro che vengono colpiti da profonde tragedie, come a
quella subìta dalla famiglia Raciti. Tali eventi non possono e non devono lasciare
indifferenti l’intera società ma devono essere momento di grande riflessione
soprattutto nella comunità scolastica, responsabile di una crescita
sana e consapevole dei giovani. Pertanto, per far sì che anche questo tragico
avvenimento non venga dimenticato, anzi diventi un momento di
svolta e di cambiamento, occorrerebbe che tutti i docenti dedicassero in
classe, nell’ambito dell’autonomia pedagogica, con la collaborazione delle
famiglie, momenti di maggiore riflessione sui fatti accaduti. Il C.D. "Giovanni
Verga" si offre quindi di dare il proprio impegno per la raccolta di offerte
da devolvere ai figli dell’Ispettore Capo Filippo Raciti. Un gesto che
vuole esprimere la piena solidarietà al dolore che la famiglia sta vivendo».
(da www.lasicilia.it)
«Le scuole hanno
aderito al progetto legalità»
Dall’assessore comunale alle Politiche
scolastiche, Giuseppe Maimone, riceviamo
e pubblichiamo:
Sono quarantanove, sei in più dello
scorso anno scolastico, gli istituti catanesi
che hanno aderito al progetto
"Educazione alla legalità ed alla cittadinanza",
varato appunto nel 2005-2006,
all’inizio del nostro mandato, per le
scuole primarie e secondarie di primo
grado, introducendo forti elementi di
novità. È un risultato mai prima d’ora
raggiunto che ci spinge a proseguire,
grazie alla straordinaria adesione mostrata
dai dirigenti e dai docenti nel
partecipare collegialmente ad un progetto
che si avvia a diventare strutturale,
voluto da questa amministrazione
comunale e concepito proprio per unire
e agire insieme, così come unitariamente
va considerata e gestita la Scuola.
A decretare il successo dell’iniziativa
hanno contribuito le innovazioni introdotte
nella passata come nell’odierna
edizione, e soprattutto l’apporto di
tutte le istituzioni deputate alla salvaguardia
dei diritti, che riteniamo doveroso
ringraziare evidenziandone la sinergica
collaborazione. Per motivi di
spazio, menzioniamo soltanto la Polizia
di Stato, che ricordiamo a proposito dei
tragici eventi del 2 febbraio, a seguito
dei quali abbiamo voluto dedicare il
suddetto progetto all’ispettore capo Filippo
Raciti, strenuo difensore dei valori
fondamentali dell’uomo e del cittadino.
L’importante era liberare i ragazzi da
un’atavica diffidenza per le forze dell’ordine
e trasmettere ad essi una consapevolezza
per la maggior parte di loro,
purtroppo, nuova: sentire gli uomini
in divisa come i più preziosi amici.
E tuttavia - proprio in considerazione
del proficuo esito del progetto e del
suo generale gradimento - mi corre
l’obbligo di intervenire a proposito di
alcune inesatte affermazioni contenute
nell’articolo pubblicato giovedì 8 febbraio
a pag. 35, fuorviante già nella titolazione
"I dirigenti non aderiscono al
progetto legalità dell’assessorato - Protesta
delle scuole: Librino non ci sta ad
essere criminalizzato".
Innanzitutto esprimiamo piena solidarietà
- mi riferisco ancora alla tragedia
di Cibali - alla popolazione di Librino,
un quartiere che non può essere
messo alla gogna per le colpe di pochi.
Quando poi ad essere accusati sono
adolescenti, minori o comunque individui
molto giovani, senza minimizzare
le responsabilità connesse ai singoli
comportamenti, è nostro preciso dovere
individuare le cause sociali e civili alla
base del disagio giovanile. In questa
visione il progetto "Educazione alla legalità
ed alla cittadinanza" è stato promosso
dall’Assessorato alle Politiche
Scolastiche con speciale energia nei
quartieri disagiati e ampia condivisione
di intenti.
Ci chiediamo pertanto: quali e quanti
dirigenti scolastici catanesi - a Librino
o altrove - avrebbero ricusato l’adesione?
In vero uno solo, il preside Lino
Secchi, si è in effetti dissociato, con una
decisione che ha suscitato non poco
stupore, visto l’intelligente contributo
di proposte da egli espresso nell’apposita
riunione dei dirigenti scolastici, organizzata
dall’assessorato all’inizio dell’anno
scolastico in corso, allo scopo di
vagliare coralmente le modalità e le
strategie più opportune per la migliore
riuscita della seconda edizione del progetto.
Che punta proprio su decisioni
partecipate, in una parola sul dialogo.
In quella riunione, le peculiari richieste
del preside Secchi erano state attentamente
prese in considerazione; meraviglia
dunque che egli abbia operato
la scelta di isolarsi, uscire dal disegno
comune, impedendo ai suoi studenti
di entrare nella rete di un progetto che
prevede incontri articolati e frequenti,
e dunque non sporadici, come invece si
sostiene nell’articolo citato. Strumentale
e dubbia sembra pure la motivazione
lì addotta: e cioè il rifiuto della scuola di
Librino di accettare lezioni di legalità da
un’Amministrazione che non sarebbe
in grado di farla rispettare, visto il proliferare
di auto in doppia fila e bancarelle
abusive, visti i tanti centauri senza
casco e la carenza di vigili urbani, e visti
i problemi di bilancio che non consentono
la tempestiva distribuzione dei
buoni libri.
Questi disagi - da cui nessuna grande
città è immune e per ovviare ai quali si
lotta ogni giorno - non possono appunto
essere strumentalizzati per inibire la
partecipazione ad un progetto educativo
importante, che implica interrelazioni
con l’insieme delle istituzioni
chiamate a difendere, e per ciò stesso a
promuovere, i valori costituzionali.
Senza contare che aderire al progetto
non esclude di prevedere, in base alle
esigenze dei vari istituti, altri e più specifici
interventi meglio adeguati ai singoli
contesti.
Crediamo nell’effetto moltiplicatore
delle singole azioni destinate a confluire
in un progetto comune: un concetto,
ed un auspicio, espresso simbolicamente,
venerdì mattina, dalle 54 rose di
diverso colore ma raccolte in un unico
fascio, deposte in Piazza Spedini dai
rappresentanti dei docenti e degli allievi,
nel luogo dove Filippo Raciti era caduto
sette giorni prima, per difendere la
sicurezza di noi tutti. Tante rose e tanti
steli, quanti sono a Catania gli istituti
delle elementari e delle medie inferiori.
Realtà diverse eppure unite, affinché
dalla coralità delle scuole emerga la
Scuola. E dalla Scuola la Città.
(da www.lasicilia.it)