''IL PUNTEGGIO DI MONTAGNA VENGA LASCIATO A CHI L'HA GUADAGNATO!''
Data: Luned́, 12 febbraio 2007 ore 00:05:00 CET
Argomento: Opinioni


Egregio Presidente,
                                 chi Le scrive è una “ragazza” di 30 anni che da circa quattro anni sta tentando di immettersi nel mondo dell’insegnamento, dopo aver conseguito due abilitazioni, il titolo di specializzazione per il sostegno e vari altri corsi di perfezionamento.
Le scrivo con il cuore in mano, fino a ieri pieno di speranza ed oggi in frantumi.
Ogni anno, noi docenti precari, tra luglio e agosto siamo chiamati dai C.S.A. competenti per la scelta della sede; dopo il varo della legge 143/2004 chi avesse scelto una sede di montagna avrebbe avuto raddoppiato il punteggio di quell’anno, ed allora mi ero riproposta di tentare quella carta:” se arrivati alla mia posizione fosse rimasta qualche cattedra di montagna l’avrei accettata, anche a costo di sacrifici economici e di salute” e così è stato, alcuni prima di me hanno rifiutato questa opportunità e il disagio che comportava ed allora io ho accettato.
Ma adesso, caro Presidente, giorno 11/01/2007 la Corte Costituzionale ha emesso la sentenza in cui dichiara incostituzionale la legge 143/2004, relativa al doppio punteggio.
Il mondo mi crolla addosso, mi sento senza più garanzie, prima un Governo ed il Parlamento fanno ed approvano trasversalmente questa legge, in base alla quale faccio scelte importanti e non più reversibili, ed ora tutti i miei sacrifici vanno in fumo.
Ma lo Stato dov’è in tutto questo? Adesso infatti i due anni, che ho trascorso tra viaggi e sacrifici, varranno lo stesso punteggio tanto quanto se avessi scelto vicino casa.
Presidente, mi rivolgo a Lei per intercedere con il Ministro della Pubblica Istruzione, affinché il Governo lasci l’acquisito doppio punteggio almeno fino al giorno di emissione della sentenza, applicando in tal modo l’art. 136 della Costituzione Italiana.
Solo il Governo, con un’azione precisa può far sì che il doppio punteggio venga lasciato almeno fino ad ora, ma soprattutto si deve fare un D.L. che non lasci spazio a nuovi eventuali ricorsi di chi ha scelto di non viaggiare contro chi invece ha scelto liberamente il sacrificio; infatti il diritto di libertà non esisterebbe se fossimo sottoposti a continui “ricatti”.
La classe docente, che tanto dovrebbe insegnare, sta diventando un ricettacolo di gente che altro non fa che la guerra tra loro, io la definisco “la lotta tra poveri”, come se sopraffare l’altro fosse l’aspirazione di ognuno di noi.
E dallo Stato cosa abbiamo? “niente”, sembra di stare un po’ in Argentina, il Governo pensa ai suoi interessi e coloro che dovrebbero essere garantiti vengono abbandonati alle loro  lotte interne.
Ed io, insegnante, ho perso fiducia nelle Istituzioni, che prima mi dicono di garantirmi dei diritti che acquisirò e poi me li tolgono; in tali condizioni come continuo a fare l’educatore?  Cosa racconto ai miei studenti che tanto hanno bisogno di credere in questo Stato sempre più lontano dalla gente comune?
Solo la mia dignità ed onestà nel fare questo lavoro mi consentono di andare avanti, anche se il rischio è quello di non aver riconosciute le giuste ricompense.
In conclusione, carissimo Presidente, mi scuso per le mie parole, ma è una lettere scritta di getto, con il cuore, nella speranza che lei possa intervenire e dare al Ministro una giusta direzione per l’azione che dovrà fare: che lascino il punteggio acquisito (perché chi ha fatto il sacrificio abbia il premio che gli spettava e per il quale ha intrapreso strade difficili) e a chi, ad un passo dal ruolo, è stato scavalcato che lo immettano anch’esso in ruolo, solo così non ci saranno né vincitori né vinti, in quanto gli unici a potersi “lamentare” sono quelli che non hanno fatto sacrifici ed hanno continuato ha prendere il posto vicino casa, pur sapendo che avrebbero potuto essere superati (bisogna saper scegliere e soprattutto prendere atto delle conseguenze, e non cercare di fare meno sacrifici a discapito degli altri, nella speranza di un “giudizio supremo” che, in questo caso, aiuta i furbi: molti pur potendo scegliere di andare in montagna hanno preso la cattedra vicino casa dicendo apertamente che avrebbero fatto ricorso a chi, dopo di loro, avesse scelto la montagna ed in tal modo li avrebbe superati, ma questo non è violare la libertà di scelta?) ed inoltre solo facendo un D.L. non impugnabile che si metterà la pace. Perché noi giovani, ancora lasciati precari e con diritti aleatori non riusciamo neanche a pensare ad un futuro, ad una famiglia ed in queste condizioni non faremo mai “girare l’economia”, ma saremo sempre alla ricerca di favori e favoritismi, perché è a questo  che il precariato porta: al potere di pochi che giocano con la vita di molti.
Speranzosa, dunque, che queste mie parole La conducano ad ascoltare e comprendere il mio disagio, che è lo stesso di moltissimi altri colleghi, e fiduciosa nella sua vigilanza sui nostri diritti di cittadini, La ringrazia per il tempo che ci dedicherà e cordialmente La saluto.


Prof.ssa Rita Milici






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