Progetto
sperimentale. Presentato alla Provincia «Sembrava fosse amore, invece...»
«L’obiettivo - ha spiegato l’assessore Ferro - è diffondere nei giovani la
cultura dei valori».
Televisione ancora sotto accusa. Ma stavolta
per ragioni serie e allo stesso tempo
preoccupanti. Ma non sono esenti da
“responsabilità” la famiglia e, soprattutto,
la scuola. E’ un grido d’allarme, mai
come in questo momento d’attualità.
«Cominciamo col dire no al nuovo
modello educatore: la televisione infatti
ha realmente sostituito in talune circostanze
la funzione genitoriale. Cominciamo
noi educatori un percorso diverso,
insegnando ai ragazzi a guardare alla vita
vera e non alla finzione che ci viene
proposta dalla tv spazzatura, che insegna
loro violenza e falsità e dispensa modelli
di vita quanto mai banali». Lancia
un messaggio chiaro e diretto Margherita
Ferro, assessore provinciale alla Pubblica
istruzione e alle Pari opportunità.
Sguardo fisso e voce ferma, l’assessore
Ferro chiede innanzitutto agli educatori
di agire attraverso l’insegnamento, per
veicolare valori importanti come quello
delle regole e della libertà.
Niente male il titolo del progetto:
“Sembrava fosse amore, invece...”. Si tratta
di percorsi di prevenzione sul fenomeno
della violenza di genere, che partirà a
breve e vedrà coinvolti diversi istituti
della provincia. Questo l’elenco: l’istituto
professionale industriale e artigianato
di Acireale, l’istituto magistrale “Regina
Elena” di Acireale, il liceo scientifico
“Archimede” sempre di Acireale, l’istituto
professionale Industriale e artigianato
“Enrico Fermi” di Catania, l’istituto
professionale servizio sociali “Lucia
Mangano” di Catania, l’istituto statale
d’arte di Catania, il liceo classico “Mario
Cutelli” di Catania, l’istituto professionale
Alberghiero “Giovanni Falcone” di
Giarre; e ancora, l’istituto tecnico industriale
“Enrico Fermi” di Giarre, il liceo
classico, scientifico, magistrale “Michele
Amari” di Giarre, l’istituto tecnico
commerciale, liceo Scientifico “G. Russo”
di Paternò e il liceo scientifico di Linguaglossa.
Le attività del progetto dureranno 4
mesi e prevedono la partecipazione delle
terze classi degli istituti di scuola superiore
e saranno realizzati attraverso
seminari di informazione e sensibilizzazione
sulla violenza in genere; sul come
acquisire le informazioni per essere in
grado di fronteggiare situazioni di violenza
e di conoscere i servizi e le risorse
che offre il territorio d’appartenenza.
«I recenti fatti accaduti a Catania - sottolinea
Margherita Ferro - ci coinvolgono
come rappresentanti delle istituzioni
e come operatori scolastici, perché impegnati
quotidianamente nella crescita
umana e culturale delle nuove generazioni,
un compito assai delicato. La società
tutta affida e demanda alla scuola il
compito del recupero morale di questi
giovani. Ma qualcuno dimentica che la
scuola, da sola, non può assolvere pienamente
questo gravoso compito. La società
sta modificando le sue ragioni etiche
con un taglio netto rispetto ai valori
che ci sono stati consegnati dalla tradizione.
E così la legge della violenza e
dell’egoismo prende il posto della legge
codificata dalla storia. E, anche in questi
casi, come succede purtroppo per tanti
altri fatti, la vuota e pomposa retorica
delle frasi fatte fritte e rifritte, prende il
sopravvento».
Ferro avverte: «La scuola deve sentire
il bisogno di costruire, realizzare e allestire
progetti formativi ancorati alla
realtà che ci circonda: a partire dal rispetto
delle aule scolastiche, dal rispetto
della personalità degli altri, e così via
salendo verso i problemi più importanti.
E in tutto questo, la scuola deve chiamare
accanto a sé le famiglie, consapevole
che senza il loro contributo poco o
nulla essa potrà fare».
LUCY GULLOTTA (da www.lasicilia.it)