MONTAGNA, LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE NON DEVE ESSERE RETROATTIVA
Data: Giovedì, 08 febbraio 2007 ore 00:05:00 CET
Argomento: Opinioni


Dignità e diritti lesi
Sono una insegnante precaria di Perugia che da ben quattro anni insegna in una scuola di montagna (I.I.S. “R. Battaglia” di Norcia, 604 m s.l.m.). Vi scrivo in merito alla recente emissione della sentenza della Corte Costituzionale nella quale viene sancita l’incostituzionalità del paragrafo B.3), lettera h) dell’art. 1, comma 1, del decreto-legge 7 aprile 2004, n. 97 (relativo al raddoppio del punteggio per il servizio prestato nelle cosiddette “sedi di montagna”).
Pur condividendo il contenuto della sentenza, io e miei colleghi esprimiamo perplessità e preoccupazione per l’eventuale applicazione retroattiva della stessa. In tal caso sarebbero gravemente lesi i diritti di un gruppo di lavoratori   che, con regolare contratto e in ottemperanza alla normativa vigente, ha prestato servizio in sedi di montagna, affrontando innumerevoli disagi e sostenendo ingenti spese.E’ utile sottolineare che l’intento di noi docenti non è stato tanto quello di voler sopravanzare altri colleghi, quanto quello di difendere la propria posizione in graduatoria: infatti non accettando la supplenza di montagna il rischio, secondo la legge vigente, era quello di perdere parecchie posizioni e vedersi scavalcare da colleghi che avessero optato per la suddetta sede. Per questo motivo la scelta è stata purtroppo obbligata.
Sin dal primo momento in cui uscì la legge che assegnava il doppio punteggio concordai con i miei colleghi sulla sua assurdità, ma non ci fu modo di modificare tale norma e non ci restò che adeguarci ad essa.Nemmeno l’anno successivo, malgrado i proclami, le promesse e i dibattiti parlamentari fu possibile annullare questa odiosa legge. In un primo momento alla Camera venne abrogato l’articolo in questione, ma con il solito colpo di scena finale, esso rispuntò magicamente al Senato, per non modificare una situazione ormai consolidata.
Fu così che a causa di questa norma siamo stati costretti a prendere la cattedra situata in un comune di montagna piuttosto che optare per una scuola vicino casa.Per me sono quattro anni di montagna, quattro anni di lavoro lontano da casa. Addirittura per alcuni miei colleghi sono stati anni lontani dalle loro famiglie che vedevano solo durante i fine settimana.
Durante questi anni non abbiamo fatto altro che fare delle scelte in base ad una legge dello Stato. Anche se la legge era sbagliata i diritti che abbiamo acquisito devono essere salvaguardati applicando la sentenza della corte costituzionale in maniera non retroattiva così come tra l'altro prevede l'art. 136 della Costituzione.
I sindacati intendono salvaguardare i diritti degli insegnanti che sono entrati di ruolo grazie al doppio punteggio e i diritti di quelli che sono stati scavalcati, ma a noi chi ci pensa?
Visto che sino ad ora si è parlato e si è scritto soprattutto dei diritti dei colleghi più fortunati, da ora in poi spero che si parli anche di coloro che incolpevolmente hanno dovuto accettare gli incarichi in scuole di montagna e che ora, secondo alcuni, verranno beffati e costretti ad ulteriori ricorsi e procedure legali per richiedere il rimborso dei danni economici e morali eventualmente cagionati da tutto ciò, senza mai vedersi attribuire un punteggio di servizio acquisito per diritto.


Sicuro della Vostra attenzione e sensibilità si inviano i più distinti saluti.
 
07/02/2007






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