IN CATTEDRA COME FOSSE UNO STADIO
Data: Mercoledì, 07 febbraio 2007 ore 14:40:33 CET
Argomento: Rassegna stampa


E' la stessa teppaglia che ci ritroviamo sui banchi di scuola, quegli stessi giovani violenti che scagliano di tutto contro i poliziotti che sono il bersaglio visibile e tangibile dello Stato che vorrebbe l’affermazione della sua autorevolezza e della legalità. Così come a scuola è il professore il bersaglio del vituperio contro lo Stato che egli rappresenta sulla cattedra e col registro della condotta e dei voti. E in quanto rappresenta lo Stato, nell’immaginario di costoro egli merita di essere sfidato, provocato e se è il caso pure di subire ingiurie. Questi ragazzi però sono appoggiati, come nella cronaca si legge, anche da gente più anziana che fornisce loro incitamento e pure i «mezzi», ordigni o bastoni. L’esempio parte dunque anche dai padri che quindi non potranno mai porsi come baluardo, insieme con la scuola, per vincere questa battaglia. E questa la realtà amara che ci restituisce la guerriglia di Catania con la morte di un poliziotto in occasione di una partita di calcio, e questa realtà ogni giorno devono combattere gli insegnanti per far valere legalità e il diritto di cittadinanza di tanti altri giovani che vogliono sapere e apprendere. La cultura è fondamentale per evitare tanto sfacelo ma essa è pure sacrificio e bisogno soprattutto di tempi lunghi, troppo lunghi per ottenere un minimo di successo. Non ci addentriamo nel sociologismo di maniera ma da qualche anno questa parte entrare in una classe di una scuola un po’ più di periferia è come entrare in una arena e più che dare nozioni di grammatica o di lingue straniere nella maggior parte delle sue ore di lezione il maestro deve dare esempi di vita, di comportamenti, di stile. L’età, al di della laurea, dà un po’ di esperienza per sapere come rapportarsi con questi giovani talvolta difficili, talvolta arroganti e baldanzosi. Eppure non sempre basta. Dalla scuola si pretende molto e molti diranno che tanti di questi delinquenti siedono ogni giorno sui banchi per cui attribuiranno colpe e responsabilità, dimenticando che l’esempio però arriva altre parti e in primo luogo dalle famiglie e dal degrado. La missione del docente è l’educazione, come della pianta il frutto quando essa non è circondata da altra sterpaglia e quando tutto il campo ben tenuto. La scuola è specchio di questo tempo e se in America i ragazzi vanno armati e metal detector vigilano ingressi crediamo proprio che tra non molto lo stesso accadrà da noi.

PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)







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