E'
la stessa teppaglia che ci ritroviamo sui
banchi di scuola, quegli stessi giovani
violenti che scagliano di tutto contro i
poliziotti che sono il bersaglio visibile e
tangibile dello Stato che vorrebbe l’affermazione
della sua autorevolezza e della
legalità. Così come a scuola è il professore
il bersaglio del vituperio contro lo Stato
che egli rappresenta sulla cattedra e
col registro della condotta e dei voti. E in
quanto rappresenta lo Stato, nell’immaginario
di costoro egli merita di essere
sfidato, provocato e se è il caso pure di
subire ingiurie. Questi ragazzi però sono
appoggiati, come nella cronaca si legge,
anche da gente più anziana che fornisce
loro incitamento e pure i «mezzi», ordigni
o bastoni.
L’esempio parte dunque anche dai
padri che quindi non potranno mai porsi
come baluardo, insieme con la scuola,
per vincere questa battaglia. E questa la
realtà amara che ci restituisce la guerriglia
di Catania con la morte di un poliziotto
in occasione di una partita di calcio,
e questa realtà ogni giorno devono
combattere gli insegnanti per far valere
legalità e il diritto di cittadinanza di
tanti altri giovani che vogliono sapere e
apprendere.
La cultura è fondamentale per evitare
tanto sfacelo ma essa è pure sacrificio e
bisogno soprattutto di tempi lunghi,
troppo lunghi per ottenere un minimo di
successo. Non ci addentriamo nel sociologismo
di maniera ma da qualche anno
questa parte entrare in una classe di
una scuola un po’ più di periferia è come
entrare in una arena e più che dare nozioni
di grammatica o di lingue straniere
nella maggior parte delle sue ore di lezione
il maestro deve dare esempi di vita,
di comportamenti, di stile. L’età, al di
della laurea, dà un po’ di esperienza
per sapere come rapportarsi con questi
giovani talvolta difficili, talvolta arroganti
e baldanzosi. Eppure non sempre basta.
Dalla scuola si pretende molto e molti
diranno che tanti di questi delinquenti
siedono ogni giorno sui banchi per cui
attribuiranno colpe e responsabilità,
dimenticando che l’esempio però arriva
altre parti e in primo luogo dalle famiglie
e dal degrado. La missione del docente
è l’educazione, come della pianta il
frutto quando essa non è circondata da
altra sterpaglia e quando tutto il campo
ben tenuto. La scuola è specchio di
questo tempo e se in America i ragazzi
vanno armati e metal detector vigilano
ingressi crediamo proprio che tra non
molto lo stesso accadrà da noi.
PASQUALE ALMIRANTE (da
www.lasicilia.it)