All’inizio
dell’anno scolastico, cercando di indicare e garantire le condizioni per una
ripresa serena e costruttiva del lavoro che si avviava, e volendo prefigurare
gli impegni che attendevano tutti, segnalavo la necessità di rivedere alcune
precedenti scelte di riforma, di valorizzare molte buone pratiche esistenti, di
restituire maggior protagonismo e responsabilità alle singole scuole e agli
insegnanti.
In questi
mesi di attività governativa sono stati fatti alcuni passi in questa direzione:
- la
riforma degli esami di stato per dare maggior serietà e quindi valore al
percorso scolastico;
-
l’innalzamento dell’obbligo di istruzione per garantire ad ogni ragazzo,
all’interno di ogni singolo percorso didattico, l’acquisizione di alcuni saperi
essenziali per la sua formazione. In questa ottica l’obbligo di istruzione deve
rappresentare una opportunità in più e non una libertà in meno;
-
l’affidamento diretto alle singole scuole autonome delle risorse finanziarie e
la definizione di nuovi strumenti per una gestione condivisa e responsabile;
-
l’estensione del regime fiscale delle fondazioni per le donazioni alle scuole;
- il
rilancio dell’istruzione formazione tecnico – professionale;
- la
riforma dell’Invalsi per costruire un sistema di valutazione coerente, credibile
e condiviso, in grado di verificare la qualità del nostro sistema scolastico,
individuarne criticità ed eccellenze, offrire gli elementi di informazione
necessari per i più opportuni interventi migliorativi;
- la
costituzione della nuova Agenzia Nazionale per il sostegno dell’Autonomia che
prende il posto dell’Indire e degli Irre e a cui spetterà il compito di
sviluppare la ricerca sui curricula, di promuovere l’innovazione, di ripensare e
sostenere modalità efficaci di formazione continua del personale della scuola.
Ora si
apre quel processo di revisione delle “Indicazioni Nazionali” ereditate dalla
passata legislatura e che erano da considerarsi, a detta della stessa legge di
riforma, “un assetto pedagogico, didattico ed organizzativo transitorio”. Non
siamo all’anno zero e non è necessario stravolgere tutto ancora una volta, ma è
certo che delle Indicazioni Nazionali non possono pretendere di dettare una
pedagogia di Stato in un Paese in cui i principi dell’autonomia delle
Istituzioni Scolastiche e della libertà di insegnamento sono principi sanciti
dalla Costituzione. Occorre definire in modo chiaro quali sono quei livelli
essenziali di apprendimento a cui gli studenti hanno il diritto di arrivare su
tutto il
territorio nazionale; occorre poi, dal punto di vista didattico ed
organizzativo, lasciare libertà alle singole scuole, ai consigli di classe e
agli insegnanti perché possano raggiungere al meglio lo scopo loro affidato.
Per
giungere alla definizione di nuove Indicazioni più chiare ed essenziali è
necessario che si avvii un dialogo virtuoso tra il mondo della ricerca
scientifica e quello della scuola. Le riforme non si fanno senza l’apporto degli
insegnanti, dei dirigenti, della comunità scientifica e di quella civile; e non
si realizzano una volta per tutte, ma sono tanto più significative quanto più
sono condivise, costruite in modo non rigido e prescrittivo, capaci di
costituire una cornice di riferimento in grado di valorizzare le competenze e la
passione di chi ogni giorno vive e lavora nella scuola.
L’operazione “Ascolto”, che sta interessando in questi giorni un campione
significativo di scuole e chiama in causa diversi attori che dentro di esse
lavorano, è il primo passo di questo percorso; il secondo sarà la costituzione
di una Commissione di esperti, provenienti dal mondo della scuola e
dell’università, a cui chiederò di lavorare in vista della stesura delle nuove
Indicazioni Nazionali, che dovranno essere pronte all’inizio dell’ anno
scolastico 2007-08 .
Al centro
di tutto questo impegno dovrà esserci l’idea di persona, principio fondante e
condiviso della nostra grande tradizione culturale, storica ed educativa. La
scuola è un luogo di incontro e di crescita di persone. Persone sono gli
insegnanti e persone sono gli allievi. Mettere al centro dei processi educativi
ogni allievo come persona significa sostanzialmente tre cose:
-
consegnare il patrimonio culturale irrinunciabile che ci viene dal passato
perché non vada disperso e possa essere messo a frutto;
-
preparare al futuro introducendo i giovani nella vita adulta, fornendo loro
quelle competenze indispensabili per poter essere protagonisti all’interno del
contesto sociale ed economico in cui vivono;
-
accompagnare il percorso di formazione personale che uno studente compie mentre
frequenta la scuola, sostenendo la sua ricerca di senso e il faticoso processo
di costruzione della propria personalità.
E’ questo
l’unico modo per educare ad una cittadinanza piena e consapevole, critica e
libera, una cittadinanza attiva che, accanto alla rivendicazione dei diritti di
ognuno, sappia testimoniare un impegno verso la comunità che fin dalla nascita
ci ha accolto e che comunque ci ospita, essendo aperti al mondo e alla
responsabilità verso il futuro.
So che
tutto questo è da sempre presente nella missione delle nostre scuole e
nell’attenzione degli insegnanti; quello che oggi va rivisto è un curricolo che
lo interpreti, una didattica che lo realizzi, un’organizzazione della scuola che
lo renda possibile e lo agevoli. La situazione di disagio giovanile che tutti
registrano con preoccupazione crescente, la presenza di alunni stranieri che
richiedono una particolare attenzione perché possa realizzarsi un processo vero
di integrazione, la necessità di promuovere e valorizzare capacità ed eccellenze
in una prospettiva internazionale, sono le questioni che rendono questo impegno
urgente. La scuola non può sostituirsi alla famiglia, né ignorare l’apporto che
altre istituzioni educative possono offrire ed è anzi chiamata a promuovere
cooperazione, solidarietà, rete; insieme a queste istituzioni la scuola svolge
sicuramente un ruolo cruciale per assicurare un percorso di apprendimento che
garantisca a ogni allievo l’acquisizione di strumenti culturali indispensabili e
insieme lo sappia accompagnare nel percorso di scoperta e costruzione della
propria identità.
Sono
consapevole che le difficili condizioni di lavoro, il doversi misurare ogni
giorno con problemi non facili, la sensazione di esser lasciati soli a
fronteggiare situazioni che vanno ben al di là della propria competenza
disciplinare, contribuiscono ad accrescere le difficoltà di una professione
tanto impegnativa e poco ripagata. Mentre vi chiedo di accettare nuovamente la
scommessa più importante, che è quella di educare i nostri figli puntando sulla
vostra professionalità, mi impegno a trovare nuove strade per valorizzare
concretamente il vostro lavoro, la vostra passione, le vostre competenze. La
scuola è fatta, innanzitutto, da voi insegnanti e dirigenti; sta a voi il
compito di renderla un buon ambiente educativo di apprendimento formando una
comunità professionale aperta alla ricerca e all’innovazione.
C’è una
grande ricchezza umana e professionale nella scuola del nostro Paese. Mi auguro
che il percorso che prende avvio sappia valorizzarla al meglio.
F.to
Giuseppe Fioroni