SUL RUOLO E L'UTILITA' DELLA FILOSOFIA NELLA SCUOLA
Data: Venerd́, 02 febbraio 2007 ore 00:05:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Modesto parere in merito alla posizione ed alla utilità della filosofia nella scuola e sul modo in cui tale materia possa essere utile a coloro i quali la studiano.

Quale potrebbe essere la motivazione per cui la filosofia dovrebbe essere presente nella scuola (in alcune scuole) e nell’università? Di certo l’esistenza di professori di filosofia non sarebbe una giustificazione sufficiente: la filosofia non può certo essere uno sterile susseguirsi di opinioni, ciascuna diversa dalle altre. Vi deve essere una posizione della disciplina in cui sia possibile che essa non sia ridotta a questo.
La filosofia, distinta fra le altre discipline della conoscenza per la sua sovrana inutilità, si mantiene lontana dalla pratica ed in questa lontananza, solo, trova, riteniamo, la sua posizione.
Si cercherà ora di definire meglio tale inutilità della filosofia:
1. la filosofia non è utile in quanto non insegna alcuna tecnica per cui sia più semplice svolgere una qualche attività pratica; non si vive meglio con la filosofia.
2. la filosofia complica e non semplifica le cose: ogni cosa vista con gli occhi della filosofia apparirà assai più complicata e più difficile da risolvere. Le scorciatoie che sono sempre utili per il pensiero non filosofico non lo sono affatto per la filosofia che va attraverso vie impervie e poco raccomandabili; la filosofia, utilizzando altre scale di giudizio è come se, ad una persona che vi porge la mano, con un microscopio scrutasse le cellule della sua epidermide.
3. la filosofia sconvolge e non pacifica: qui addit scientiam, addit et dolorem, ogni cosa nuova suscita, infatti, nuovi motivi di sofferenza, e la filosofia, massima espressione della conoscenza, fa soffrire maggiormente; come si vivrebbe meglio senza quello che Carabellese chiamava il “tarlo del filosofare”! Nessuna riflessione profonda, nessuno scavo teorico che farebbe saltare molti dei miti su cui si regge la vita associata.
4. la filosofia non è una materia di studio ma una missione: cosa vi può essere di più frustrante di qualcosa che la maggior parte delle persone (anche fra i presunti suoi cultori) non comprende per niente, e che risulta estranea nei suoi più intimi fini? La verità oggettiva non è quasi mai prona ai nostri desideri e anzi fa di tutto per non conformarvisi.
Da queste brevi ed invero rapsodiche note si può giungere alla modesta proposta di espungere la filosofia dalle materie scolastiche ed universitarie. In tali ambiti di studio, infatti, l’assoluta serietà della disciplina in questione diviene un omogeneizzato, ovvero la mera narrazione delle opinioni filosofiche (Tizio dice questo, Caio quest’altro) che, senza una teoria che si collochi in una precisa posizione, è del tutto superflua. Al contrario il metodo anglosassone-analitico con cui il problema viene sganciato dal fondo storico del suo sorgere, rende tale problema in sé incomprensibile. Così, riteniamo, una sparizione della filosofia dalle materie di studio farebbe bene: alla filosofia che, non essendo più alla vista di tutti, sarebbe preservata dalla banalizzante sua diffusione, ed ai desiderosi di iniziarsi ad essa perché vi dovranno giungere attraverso la loro vita e non certo attraverso un impegno burocratico.
In subordine alla sua sparizione, la storia della filosofia (effettuata però attorno a problemi secondo la lezione di Windelband) potrebbe essere una sufficiente via di mezzo: la filosofia dovrebbe almeno essere vista all’opera, come l’unica attività mentale che formi argomenti su ciò che esiste davvero e su come esiste ciò che esiste. Chi sarà colpito dalla disciplina (duro ma veridico nome) saprà cosa fare e come effettuare il salto dal mero elenco di opinioni alla strada verso il vero.






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