«MANI PULITE» INCOMBE SUI CONCORSI DEI DOCENTI IN CORSA PER DIVENIRE DIRIGENTI
Data: Giovedì, 01 febbraio 2007 ore 11:36:29 CET
Argomento: Rassegna stampa


Non era mai successo che la polizia entrasse nel merito degli elaborati dei docenti in corsa per ottenere l’abilitazione a esercitare la funzione di dirigente scolastico e sequestrasse tutti gli scritti. E così la Procura di Bari non ha avuto dubbi e ha messo i sigilli alle prove scritte dei 900 concorrenti per 121 posti a preside ipotizzando per la commissione esaminatrice il reato di falso, corruzione e abuso di ufficio. E se la Puglia piange la Sicilia non ride, anzi bisognerebbe stracciarsi le vesti e arrossire di fronte a un’altra sentenza del Tar di Palermo del 9 gennaio scorso con cui viene annullato il decreto del direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale «contenente l’elenco degli ammessi alla prove orali del concorso-concorso per il reclutamento di dirigenti scolastici». Mani pulite anche a scuola dunque e alla giustizia il compito di riportare ordine nel disordine di un bando di concorso iniquo, ingiusto e offensivo del diritto di ogni docente ad ambire a promuovere se stesso e la sua carriera. Ma cosa è successo esattamente? A parte l’offesa che viene arrecata a chi è stato escluso dal partecipare al concorso ordinario per mancanza di punteggio adeguato, la cosa più grave sta nell’avere permesso a un manipolo di ricorrenti (in Sicilia sono oltre 700) di parteciparvi con riserva a onta della legge che li esclude, umiliando i principi più elementari di correttezza e giustizia nei confronti di chi ne ha accettato l’esclusone. E se questa è solo una fase del più grosso inghippo di tale concorso, l’altra serve a dimostrare quanto bizantino e furbesco andazzo ormai abbia preso la legislazione in simile materia tanto da indurre il Tar di Palermo, su segnalazione e denuncia di alcuni aspiranti, a ordinare alla commissione giudicatrice l’obbligo di «ridefinire il procedimento valutativo degli elaborati, procedendo al loro riesame collegiale con la formulazione di un giudizio esplicitamente motivato». I giudici, in altre parole, dopo avere sequestrato i compiti scritti che consentono l’ammissione alla prova orale, hanno notato che nella maggior parte di essi non era stato sottolineato un solo errore, non era stato fatta una sola valutazione, non era stato espresso un rigo o una sola parola di giudizio. E non solo, ma addirittura a giudicare dai verbali, la commissione avrebbe impiegato da due a quattro minuti di tempo per leggere ciascun compito scritto, visto che ha corretto (si fa per dire) ben 50 compiti al giorno: come leggere un telegramma insomma. Ci chiediamo se sia possibile accertare la preparazione di un docente che vuole fare il preside in tal repentino modo. E allora tutto bloccato e tutto da rifare, anche se gongolano comunque i quasi 280 riservisti campani e gli oltre 270 siciliani a cui la Finanziaria di questo governo ha regalato la possibilità di essere inseriti nella graduatoria di merito per gli orali alla stessa stregua degli ammessi sulla base del punteggio, come la legge prevede. E infatti l’intero marasma nasce proprio da questa inattesa pletora di partecipanti fra aventi diritto e no a fronte di una commissione nominata per giudicare solo circa 170 aspiranti. Il concorso ordinario fu congegnato per ammettere solo chi possedesse determinati requisiti derivanti dai titoli escludendo gli altri, molti dei quali però chiesero la sospensiva al Tar e la partecipazione al concorso seppure con riserva. Giudicata inammissibile la sospensiva, pare che un emendamento della Finanziaria al Senato (il comma 620) cancelli la sospensiva e le sentenze del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato, facendo così gridare allo scandalo per il paradosso per cui «i docenti che non potevano (e non dovevano) fare il concorso per dirigenti scolastici indetto con ddg 22/11/04, non avendo titoli e servizio sufficienti per farlo, tolgono la possibilità di diventare dirigenti agli aventi diritto».

PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)







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