Disabile di cento chili, violento ed isterico, con tumore al cervello, picchia l' insegnante di sostegno. I genitori ritirano i figli da quella scuola
Data: Martedì, 30 gennaio 2007 ore 22:39:28 CET
Argomento: Rassegna stampa


 

dal sito " La Repubblica "


RAGUSA - I genitori della media Vann'Antò di Ragusa minacciano di ritirare i figli da scuola: non sopportono più che i loro bambini dividano la seconda G con un ragazzino disabile con gravi problemi psichici. "E' aggressivo - ammette Gaetana Tuminello, provveditore vicario di Ragusa - ma è un essere umano e come tale dobbiamo rispettalo senza però dimenticare di proteggere gli altri scolari".

Il ministro della pubblica istruzione Giuseppe Fioroni, ha dato disposizioni al direttore scolastico regionale per la Sicilia perché invii già domani un ispettore nella scuola media. "Giovedì - annuncia il Provveditore di Ragusa Cataldo Dinolfo - in una riunione con il Prefetto e il servizio neuropsichiatrico dell'Asl, prenderemo una decisione".

Anche questa mattina il ragazzino ha aggredito l'insegnante di sostegno e la preside dell'istituto è stata costretta a richiedere l'intervento di una volante del 113 per riportare la calma nella classe. E non è l'unico episodio: nei giorni scorsi se ne sono verificati altri che hanno messo in allarme i genitori degli alunni.

"Se mai è stato l'insegnante di sostegno a dare un ceffone a mio figlio". Lo dice la madre dell'alunno, casalinga separata, e il suo convivente, dipendente di una catena si supermercati: "Atti come questo sono già avvenuti ma stavolta presentiamo una denuncia ai carabinieri". Il ragazzino è stato operato 7 anni fa al "Gemelli" di Roma per un tumore al cervello, un astrocitoma, che gli provocava periodi di "assenza" dalla realtà e una sintomatologia tipica dei malati di epilessia. Il tumore non è stato estirpato del tutto perchè c'era il reale pericolo - spiega il convivente della madre - che provocasse danni cerebrali più gravi come mutismo e paralisi.

L'intenzione dell'autorità scolastiche provinciali è quella di trovare una soluzione che consenta di non emarginare il disabile e permetta il regolare svolgimento delle lezioni. Gaetana Tulminello, provveditore vicario di Ragusa, conosce bene il caso: "Il bambino è affetto da gravi disturbi. Era seguito da un maestro d'appoggio alle elementari; ha un professore di sostegno anche adesso che frequenta la media. Ma nel frattempo è cresciuto, oramai è un bambino di cento chili che ha acquisito una forza fisica non indifferente, capace di travolgere tutto ciò che trova sul suo passaggio, una porta, una vetrata, come un professore o un compagno di classe. Dobbiamo contenere questa sua "esuberanza", garantendo da un lato il diritto all'istruzione e all'incolumità degli altri scolari, e dall'altro rispettando il bambino che, sopra ogni altra cosa, è un essere umano, con i suoi diritti e le sue fragilità. E' un problema di difficile soluzione, a cui però stiamo pensando da tempo e a cui presto troveremo una soluzione".

(30 gennaio 2007

dal Sito " La Sicilia "

Da giorni gli alunni della seconda media "Vann'Antò" di Ragusa disertano le lezioni, con il consenso dei genitori, a causa di uno studente "violento", ma la madre nega: "E' lui a subire maltrattamenti" e denuncia la scuola. La dirigente scolastica: "Siamo impotenti". Un papà: "Non ghettizzatelo"

Disabile picchia insegnante

RAGUSA - In classe c'è un alunno disabile che, secondo i compagni, picchia e disturba le lezioni. Per questo da 8 giorni 16 alunni, su un totale di 18, di una seconda classe della scuola media "Vann'Antò" di Ragusa disertano le lezioni su decisione dei loro genitori. Ma la madre del ragazzo sostiene invece che ad essere maltrattato è il figlio e per questo ha presentato una denuncia lamentando al un comportamento inadeguato della scuola e accusando alcuni insegnanti di averlo picchiato.

Il ragazzino, che ha 13 anni ma è particolarmente robusto, soffre di crisi d'ira e sarebbe affetto da "disturbi oppositivi" che lo indurrebbero a gesti inconsulti. Per questo l'istituto gli ha affiancato un'insegnante di sostegno. La dirigente dell'Istituto Lucia Aiuto dice: "Il problema esiste ed è grave, ma non siamo riusciti a risolverlo. Ho segnalato il caso alle autorità sanitarie e scolastiche, di recente ho informato anche la procura presso il tribunale dei minori".

"Comprendo la decisione dei genitori perchè io stessa sono stata vittima, avendo subito un calcio al basso ventre e una lussazione alla spalla per cui sono stata ricoverata cinque giorni in ospedale. Inizialmente riuscivo a calmare il ragazzo usando parole dolci e qualche carezza, poi non c'è stato niente da fare. E diverse persone, bambini e insegnanti ne hanno fatto le spese".

Stamattina è dovuta intervenire la polizia dopo che il tredicenne ha reagito a un ceffone datogli dall'insegnante di sostegno. Lo sostengono la madre dell'alunno, casalinga, il suo convivente, addetto marketing di una catena si supermercati, e l'assistente igienico sanitario, dato dal Comune alla famiglia per seguire il disabile, e che si trovava in classe in quel momento.

Il padre del ragazzo, ispettore della polizia di Stato, è separato dalla moglie che ha in affidamento il figlio. Il convivente della madre dice che "atti come questo sono già avvenuti ma stavolta presentiamo una denuncia ai carabinieri". Il ragazzino è stato operato 7 anni fa al 'Gemelli' di Roma per un tumore al cervello, un astrocitoma, che gli provocava periodi di "assenza" dalla realtà e una sintomatologia tipica dei malati di epilessia.

"Il tumore non è stato estirpato del tutto perchè c'era il reale pericolo - dice il convivente della madre - che provocasse danni cerebrali più gravi come mutismo e paralisi". L'alunno ha una invalidità totale e ha un insegnante di sostegno da quando frequenta la seconda elementare. Il docente che gli è stato affiancato quest'anno è lo stesso del precedente.

Ogni sei mesi il tredicenne deve effettuare una risonanza magnetica per vedere lo stato del tumore che non sembra avere subito modifiche negli ultimi anni. Il compagno della madre (il ragazzino vive con la coppia e una sorella di 20 anni) sostiene che lo studente ha uno splendido rapporto con l'assistente igienico-sanitario del comune con cui va a mare o a passeggio qualche pomeriggio perchè "hanno un'intesa quasi da fratelli".

"La stessa - spiega - che a scuola non hanno saputo stabilire. Nell'istituto non hanno mosso una foglia per tentare d'integrarlo, per spiegare agli altri studenti cos'ha subito il loro compagno, per evitare che lo prendessero in giro o lo provocassero considerato che la sua non è una classica disabilità. Non è stata coinvolta neanche l'Asl".

"Addirittura - prosegue - il ragazzino è stato più volte sospeso da scuola come se fosse uno studente normale. Il figlio della mia compagna è iperattivo e ha bisogno di essere seguito in maniera particolare, di essere coccolato, di avere un trattamento che tenga conto del suo male. Ma così non è".

"La reazione del docente è stata dettata dalla volontà di proteggersi" dice la dirigente dell'Istituto "Vann' Antò", Lucia Aiuto, ribattendo alle affermazioni dei familiari dell' alunno disabile. "Oggi - aggiunge - la scuola è impotente di fronte a ciò che accade. Ho fatto appello a tutte le istituzioni che hanno potere d'intervento affinchè possa essere garantito all' alunno disabile il diritto allo studio e ai suoi compagni la sicurezza e la tranquillità in classe".

La voce fuori dal coro. "Mio figlio frequenta regolarmente le lezioni insieme ad un' altra alunna e al compagno disabile. Non sono d'accordo con la protesta degli altri genitori che non mandano a scuola i propri figli. Devono essere le istituzioni a trovare un rimedio a questa situazione. Ed in ogni caso non può pagare un ragazzino che ha un male incurabile".

E' la testimonianza del padre di uno dei due alunni che continuano a frequentare la classe in cui si trova il ragazzino disabile che, secondo i genitori di altri 15 studenti, ha atteggiamenti aggressivi e picchia i compagni. "È vero - dice il genitore - che questo ragazzino ogni tanto ha atteggiamenti violenti e anche mio figlio ne ha fatto le spese. Ma ciò non vuol dire che debba essere ghettizzato. In ogni caso la scuola e le altre istituzioni devono trovare le soluzioni magari mettendo accanto allo studente irrequieto un insegnante di sostegno più capace. Non mandare mio figlio a scuola - conclude - è contro i miei principi anche se sono d'accordo con gli altri genitori che una soluzione per la sicurezza di tutti dev' essere trovata".
30/01/2007

dal sito La Sicilia

Disabile aggressivo fa paura ai compagni
 

Nella seconda media dell' istituto "Vann' Antò" di Ragusa (foto) c'è un alunno disabile che, secondo insegnanti e alunni, picchia i compagni. Per questo gli studenti su decisione dei genitori non vanno a scuola. I familiari del ragazzino, molto alto e robusto, ribattono che è la scuola carente. Per far luce sulla vicenda il ministro della P.I., Fioroni, ha inviato un ispettore.
Giorgio Liuzzo3
Ragusa. Protestano i genitori e gli insegnanti
Un ragazzo di 13 anni, disabile con invalidità totale, si ritrova rifiutato da quasi tutta la classe perché ha atteggiamenti aggressivi. I fatti, accaduti in una scuola media di Ragusa, sono venuti alla luce in tutta la loro drammatica evidenza e non lasciano margini a interpretazioni. Resta, però, l'amara constatazione di un fallimento educativo.
Il ministero invierà i suoi ispettori. La prefettura, il comune, l'Asl metteranno in campo i propri esperti. Tutte misure importanti e dovute, ma che denotano un approccio istituzionale al problema, che rimane invece eminentemente educativo.
Oggi la scuola è strutturata in modo tale che un ragazzo diversamente abile difficilmente possa trovare un percorso personale. Non è il sistema, nella maggior parte dei casi, che si adegua al ragazzo, cercando di valorizzare quel poco o tanto che può dare e sostenendo la famiglia nel difficile compito dell'assistenza. E' il ragazzo che deve «adeguarsi», altrimenti viene espulso dal percorso formativo.
Detto ciò, non vogliamo disconoscere le ragioni di quelle famiglie che hanno deciso di tenere i figli a casa, perché ritengono che essi non siano adeguatamente tutelati nella loro incolumità. Ma una scuola non attrezzata ad accogliere le diversità, difficilmente potrà educare i cosiddetti «normali».
 

 

«L'inserimento è l'arma vincente occorrono però gli strumenti»

Palermo. Arriverà già oggi alla scuola media «Vann'Antò» di Ragusa l'ispettrice dell'ufficio scolastico regionale Giovanna Criscione. Il ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, sta seguendo in prima persona il caso, ed ha sollecitato un intervento immediato. Ma già in passato questa vicenda era stata oggetto di attenzione per l'Ufficio scolastico regionale. La preside dell'istituto, Lucia Aiuto, aveva inoltrato una richiesta al Csa di Ragusa, che a propria volta aveva «girato» il problema all'ufficio centrale di Palermo, che si era immediatamente attivato.
«Il 27 novembre scorso – ricorda il direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale di Sicilia, Guido Di Stefano – i nostri uffici avevano già disposto l'invio di un ispettore in questa scuola, in seguito ai rilievi mossi dal capo d'istituto al Csa. È una storia molto difficile, perché è necessario da un lato garantire il diritto del ragazzo di frequentare la scuola, e dall'altro quello dei compagni di essere tutelati e garantiti».
Il dottor Di Stefano non entra, ovviamente, nel merito del caso specifico e della patologia del ragazzino. Sottolinea però un paradosso presente nella certificazione della Asl: «Nella documentazione si sostiene che il ragazzo può essere inserito in classe, ma si suggerisce un assistente di sostegno di sesso maschile per il "contenimento". Il che è contrario alla ratio stessa dell'insegnamento di sostegno».
Come è attrezzata la scuola rispetto all'integrazione degli alunni portatori di handicap?
«In generale – sottolinea Di Stefano – l'inserimento è sempre l'arma vincente. Ma è necessario che la scuola sia fornita di strumenti idonei, e questo non sempre è attuabile. Nel caso di problemi particolarmente gravi che necessitano di un tipo di supporto specifico, non tutto può essere a carico della scuola, per dare un'adeguata assistenza, deve esserci la collaborazione di tutti».
Quali strumenti sono a disposizione per la garanzia dei diritti di tutti?
«È compito del capo di istituto accertare, insieme con la Asl, il requisito dell'inseribilità. La Asl è chiamata a certificare il tipo di problematiche, ed è tenuta anche ad indicare le eventuali soluzioni e a provvedere all'assistenza, qualora occorra un supporto ulteriore in aggiunta a quello dell'insegnante di sostegno».
mariateresa conti
 

Aspettando un riconoscimento legislativo
Ma per il genitore di un handicappato l'assistenza H24 è un «lavoro usurante»

Ragusa. Tredici anni, un tumore al cervello («astrocitoma» lo definiscono i sanitari), tanta voglia di socializzare, un approccio a dir poco problematico con gli altri compagni di classe che, per questo motivo, lo hanno isolato. Da ieri mattina, la storia di un ragazzino disabile di Ragusa, che frequenta una seconda classe della scuola media «Vann'Antò» di via Leoncavallo, è diventata un caso nazionale. I genitori degli altri studenti hanno minacciato e poi attuato, dal 22 gennaio scorso, il loro proposito di ritirare i figli dalla classe. Il motivo? Temono per l'incolumità dei ragazzi. I problemi psichici del ragazzino, cento chili di peso, con una forza fisica non indifferente, sono gravi.
Il ministro della Pubblica istruzione, Fioroni, ha dato disposizioni al direttore scolastico regionale per la Sicilia affinché, già da oggi, possa inviare un ispettore. Il provveditore di Ragusa, Cataldo Dinolfo, annuncia per domani una riunione con il prefetto e il servizio neuropsichiatrico dell'Asl. Ieri mattina, però, il caso è scoppiato in tutta la sua gravità. La preside dell'istituto, Lucia Aiuto, dopo l'ennesimo episodio di aggressività del ragazzino non solo nei confronti dei compagni, ma anche verso gli insegnanti, si è vista costretta a chiamare il «113». La madre dello studente, però, asserisce che è stato «l'insegnante di sostegno a dare un ceffone a mio figlio». La donna intende presentare una denuncia ai carabinieri.
L'obiettivo, secondo Gaetana Tuminello, provveditore vicario di Ragusa, è di «non emarginare il disabile e di trovare al contempo una soluzione che permetta il regolare svolgimento delle lezioni». «Secondo me i genitori degli studenti - afferma la nonna adottiva - sono stati sensibilizzati, in maniera non proprio positiva, dalla preside. Il ragazzino, dal primo giorno di scuola, ha dovuto fare i conti con tutta una serie di uscite programmate dall'istituto: un giorno ad un orario, un altro giorno ad un altro orario. Nel dicembre scorso, tutti i suoi compagni si sono incontrati col sindaco e il nostro ragazzo non è andato perché qualcuno non ha voluto. Anzi, lui si era presentato quella mattina ma gli hanno detto vattene...».
«La nostra scuola - dice la preside - ha fatto tutto quello che era possibile perché l'alunno potesse vivere la sua esperienza scolastica come è giusto che sia. Noi lamentiamo la mancata collaborazione con la famiglia. Arrivati a questo punto la nostra posizione è quella di cercare una soluzione che permetta da un lato all'alunno di avere il suo diritto allo studio, ma siamo altrettanto fermi nel chiedere che venga tutelata l'incolumità fisica oltre che psichica dei nostri studenti. Sono 18 i ragazzi della sua classe che vivono, giorno per giorno, (uso una parola da prendere con le dovute eccezioni del caso) ostaggi di questo alunno. I genitori di questi ragazzi mi chiedono la garanzia dell'incolumità fisica. Io non la posso dare».
Ma quando ha avuto inizio il caso? «Il problema va avanti dall'inizio dal settembre 2005 - prosegue la professoressa Aiuto - abbiamo accolto l'alunno, nonostante le notizie che ci arrivavano dalle scuole in cui era stato. C'è stato il massimo della collaborazione da parte delle famiglie degli altri alunni. Non lo stesso si può dire della famiglia del ragazzino che non ha mai fornito il minimo della collaborazione. E' stata una escalation. Prima sembrava avessimo centrato il bersaglio dell'integrazione, poi, man mano che ha cominciato a prendere confidenza con l'ambiente, ha manifestato certi comportamenti. Non parlo del turpiloquio, qualcosa di costante, dico, piuttosto, dell'aggressione fisica. Anch'io ho subito delle aggressioni».

Ragusa. Primo pomeriggio davanti al pronto soccorso dell'ospedale Civile. La scuola che stamani si aprirà alla visita dell'ispettrice dell'Ufficio scolastico regionale è lontana un chilometro, ma la polemica non si placa. La mamma del ragazzo «con disabilità riconosciuta al 100%», riferisce lei stessa, è un fiume in piena. Insieme ai nonni, se la prende con la dirigente dell'istituto e con il docente di sostegno. Quest'ultimo è accusato di avere mollato un ceffone all'alunno irrequieto. «Una reazione dettata dalla volontà di proteggersi», spiega la dirigente Lucia Aiuto. Se ne occuperanno i carabinieri, dove i genitori del minore hanno annunciato di avere sporto denuncia.
Il ragazzino con una mole superiore a quella dei compagni di seconda, girovaga con un collare. «Invece di dare una possibilità a mio figlio - si sfoga la madre, casalinga - lo provocano e lui è costretto a reagire. L'Italia è il Paese in cui si concede ai detenuti l'indulto e a un disabile di rinunciare alla scuola dell'obbligo. Ma io non mi fermo. Il mio ragazzo non vuole più tornare in quella scuola, chiederò il trasferimento». Potrebbe essere una soluzione, vista l'escalation dei rapporti fra le due parti in contesa.
«La verità - continua la donna - è che mio figlio è stato discriminato fin dal primo giorno di lezione. Io ho sbagliato, accettando di firmare l'autorizzazione per l'uscita alle 11,30, anziché per l'orario normale. Addirittura è stato sospeso per sei giorni come se fosse uno studente normale. Ma così si trattano i ragazzi normali, non uno che ogni sei mesi deve effettuare una risonanza magnetica per vedere lo stato del tumore e che di conseguenza ha problemi comportamentali. Già l'anno scorso - prosegue - l'insegnante di sostegno era stato inviato per una settimana in gita scolastica e mio figlio è rimasto in classe senza fare niente per tutto quel tempo, con l'assistente sociale assegnato dal Comune. Ma che atteggiamento è?». L'assistente igienico-sanitario, Riccardo Gulino, riferisce che «l'alunno mostra segni di irrequietezza, ma sapendolo prendere con le buone si riesce a riportarlo alla calma. Io faccio così». Il compagno della madre, addetto marketing di una catena di supermercati, sostiene che lo studente ha uno splendido rapporto con l'assistente, «un'intesa quasi da fratelli - la definisce - quella che a scuola non hanno saputo stabilire».
Il caso ha fatto rapidamente il giro dei media nazionali. L'Anffas onlus di Ragusa si è detta disponibile a tutelare lo studente disabile e «si rende altresì disponibile a collaborare con la famiglia e l'istituzione scolastica per l'individuazione di percorsi finalizzati al ripristino di un clima di serenità quale condizione essenziale per un proficuo riconoscimento del programma di aiuto personalizzato di cui certamente l'alunno necessita». Il prefetto, Marcello Ciliberti, ha convocato per domani una riunione cui dovrebbero partecipare i vertici scolastici ragusani, un magistrato del tribunale per i minori, un neuropsichiatra infantile, per valutare i provvedimenti da prendere. C'è un ragazzo che deve continuare a studiare, c'è una scuola da riportare ad un clima di calma.
Antonio Casa







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