Il presidente:
«Abbiamo cercato di
portare il problema al di
fuori delle aule scolastiche»
Sfuggire agli stereotipi, provare a ragionare su un
fenomeno» vecchio come il mondo e assieme
nuovo, spiegare che cosa succede quando un coetaneo
è prepotente e violento con te che non gli
hai fatto niente....
E il «fenomeno sociale del bullismo» è stato
appunto il tema scelto dal Consiglio della II Municipalità
per un concorso di poesia e racconti brevi
aperto ai ragazzini delle scuole medie inferiori
di «Ognina-Picanello-Stazione Centrale».
Il risultato è stato sorprendente in termini
quantitativi e qualitativi: circa duecento i ragazzini
(delle scuole medie Leopardi, Recupero, Martoglio
e Parini) che hanno partecipato all’iniziativa
con le loro composizioni, un gran lavoro per la
commissione giudicatrice che oltre a premiare i rituali
primi tre classificati, ha voluto menzionare
numerosi elaborati ritenuti molto significativi.
E soprattutto, si è capito, esaminando i componimenti
prodotti dai ragazzini e dalle ragazzine,
che nessuno si è fermato allo stereotipo e che anzi,
in poesie e racconti, c’era tanta storia vissuta in
prima persona o perlomeno da spettatore.
«Non è la prima volta - spiega il presidente della
II Municipalità, l’avv. Antonio Lauricella - che
proponiamo un concorso di poesia - ma questa
volta abbiamo voluto che i nostri ragazzi si confrontassero
su un tema reale, una realtà specifica
che purtroppo è sempre esistita e che riteniamo
essere un fenomeno propedeutico alla violenza
alla criminalità. Un problema, quello del bullismo,
presente e sentito ovviamente non solo nel
territorio della nostra Municipalità, ma ovunque.
Ma che noi abbiamo cercato, con questa iniziativa,
di portare fuori dalla scuola, dal dialogo fra
singolo ragazzo e i docenti, gli operatori. Tutto qui.
Ma credo che questa piccola iniziativa, proposta
dalla commissione consiliare permanente presieduta
da Alessandro Condorelli (e composta da
Davide Chisari, Domenico Iacobello e Giuseppe
Castiglione) sia servita a tutti».
«Credo proprio che questa iniziativa della Municipalità
- dice la prof. Marina Carulli della Media
Leopardi, referente per i progetti "legalità" del
Comune - abbia colto nel segno. Solo nella mia
scuola in sessanta si sono cimentati con entusiasmo
nella composizione estemporanea di poesie,
raccontini, acrostici. Al punto che alla fine abbiamo
raccolto tutti gli elaborati, senza alcuna correzione
o omissione, e ne abbiamo fatto una piccola
pubblicazione. E credo che ciò sia avvenuto
perchè sono problemi che i ragazzi vivono sulla
propria pelle o che hanno avuto modo da osservare
da vicino. Una ragazzina mi ha detto: ma lo sa
che in via Etnea ci molestano sempre? Ecco, attraverso
la scrittura, questi ragazzini - fra i quali anche
alcuni portatori di handicap - sono riusciti
esprimere le loro emozioni. Una sorta di diario
personale per dare voce al bisogno di esprimersi
che a quell’età è forte. Specie, se, come si nota in
qualche caso, l’episodio doloroso di cui si scrive
stato vissuto personalmente».
ROSSELLA JANNELLO (da www.lasicilia.it)
L’ESPERTO: «Ma il bullo non va eliminato, semmai aiutato»
«Le poesie, i racconti? E’ un modo per chiedere maggiore
attenzione da parte degli adulti».
Il dott. Salvatore Scardilli, psicoterapeuta, ha coordinato
come docente un corso su «Abuso e maltrattamento
dei minori» organizzato dalla Usl 3, appena
conclusosi nel liceo Turrisi Colonna, che ha visto la partecipazione
di una quarantina di docenti. Con i quali
per due mesi, alla presenza di esperti e tecnici, si è ragionato
sul fenomeno del bullismo che sembra essere
«emerso» con violenza grazie a una serie di fatti di cronaca.
«Quello che abbiamo cercato di fare nel corso di
questi incontri - spiega - è fornire ai docenti degli
strumenti per intervenire precocemente. Senza punire
il bullo e proteggere la vittima e basta. Al contrario
la vittima va "rinforzata" e il ruolo del "leone" non deve
emergere. E tutto ciò può essere solo compito degli
adulti, che nel gruppo-classe devono creare delle dinamiche
tali che le vittime non esistano».
Tutte tematiche che - aggiunge il dott. Scardilli
emergono con chiarezza negli scritti dei ragazzini della
II Municipalità. «Si tratta di una iniziativa interessante
- conferma - perchè si è riusciti a coinvolgere molte
persone su questa problematica: tanto i ragazzini che
hanno partecipato, quanto gli adulti che hanno ideato
l’iniziativa, che hanno scelto e giudicato. E nei lavori
che sono stati premiati (ma sarebbe interessante vedere
con quale criterio sono stati selezionati) emerge con
forza che, in base agli episodi di violenza tratteggiati,
che gli adulti sono quasi inesistenti o se ci sono, sono
sullo sfondo. Protettivi, ma non abbastanza da aiutare
concretamente la vittima.
«Come accade - spiega - nel raccontino terzo classificato
dove manca una presenza importante che possa
risolvere completamente la situazione. Il bullo infatti
promette di tornare a vendicarsi anche dopo avere ricevuto
la punizione. La legge del più forte in quel contesto
finisce insomma per vincere e il più debole è sempre
in balia dei marosi». Non dissimile la situazione, lo
stato d’animo prospettato nell’acrostico dove si diversifica
brutalmente il bullo dalla vittima. «Con l’utilizzo
di aggettivi come sopraffatto o mortificato emerge la
paura di restare da soli e il bisogno di avere dei punti di
riferimento». Anche nella poesia premiata emerge la figura
del bullo «viso maligno, occhi di fuoco e cuore di
ghiaccio» come cattivo senza possibilità alcuna di redenzione.
«Ma un bullo presentato come un mostro
si chiede Scardilli - è un ragazzo da eliminare per sempre
dal contesto scolastico. Ma è assurdo pensare che
l’allontanamento, la rimozione, possano essere l’unico
strumento a disposizione della scuola per contrastare
il bullismo. Lo allontaniamo da questa scuola, da questo
quartiere per scaricare il suo peso a un altro istituto,
a un altro territorio? La verità - conclude l’esperto
- è che il bullo va visto come elemento di un sistema ed
è sul sistema che occorre intervenire. Definendo delle
regole e decodificando i primi segnali di disagio: solo
così il bullismo può essere respinto sul nascere».
R. J. (da www.lasicilia.it)