CONCORSO DIRIGENTI SCOLASTICI: LA VOLPE E L'UVA
Data: Mercoledì, 24 gennaio 2007 ore 00:05:00 CET
Argomento: Opinioni


Concorso dirigenti scolastici: la volpe e l’uva


23 gennaio 2007 - Coordinamento ds ordinari
La travagliata vicenda del concorso ordinario per dirigenti scolastici esige, soprattutto per i non addetti ai lavori, un chiarimento sui fatti e sulle diverse motivazioni a vario titolo elaborate dai contrapposti schieramenti.

L'istituzione della dirigenza scolastica, sul finire degli anni 90, non cambiò le cose: ancora oggi, nel 2007, esistono 3200 presidi incaricati, a dispetto del fatto che la normativa prevedeva un unico concorso riservato ai presidi incaricati da almeno tre anni e, sempre, regolari, ordinati concorsi pubblici.
 Il concorso riservato ci fu (per oltre 1500 presidi), poi altre leggine consentirono l'accesso alla dirigenza a tutti coloro che, fino a quel momento, avevano avuto anche un solo anno di incarico…

 E il concorso ordinario? Bandito nel 2004, dopo anni di tribolazioni, vedrà i primi vincitori nominati a settembre 2007. Un percorso durissimo, una preselezione per titoli, saggio, progetto, colloquio di gruppo ed individuale, lungo corso di formazione. A dire il vero, la finanziaria ha eliminato l'esame finale che avrebbe falcidiato il 10% di coloro che avevano completato tutto il percorso. Un'aberrazione giuridica, felicemente sanata da una finanziaria che, sostanzialmente, ha inteso gratificare tutti coloro (circa tremila sul territorio nazionale) che hanno di dimostrato di possedere le competenze e le capacità del dirigente scolastico, con un bagaglio formativo a 360 gradi: i nove mesi del corso di formazione si focalizzano sul ruolo della dirigenza, sulla sicurezza, sulla progettualità, sulla comunicazione, sulla normativa, sull'informatica e sulla lingua inglese, con meccanismi verificativi e di validazione. Il legislatore, in effetti, con la finanziaria, ha riconosciuto, in presenza di posti liberi nel triennio, il diritto di tutti gli idonei del concorso ordinario ad essere immessi in ruolo in qualità di dirigenti scolastici a tempo indeterminato.

 Il contenzioso che si è ora stabilito tra “pleno jure”(coloro che avevano superato la preselezione, ai sensi del bando) e “riservisti”(ammessi al concorso con riserva), fermo restando il principio che il Legislatore ha riconosciuto ai tremila interessati il merito di aver superato quattro difficilissime prove, è fomentato, in modo strumentale e furbesco, anche e soprattutto, da frange di incaricati e da “bocciati dell'ordinario”. In sostanza, gli incaricati danneggiati dall'ordinario e coloro “che non hanno superato le dure prove dell'ordinario”, ormai da circa un anno, le inventano proprio tutte pur di abbattere il concorso ordinario. Le favole che girano sono le solite: quello ha copiato, questa è la moglie del sindacalista, quell'altro è cugino del direttore e/o del funzionario, ecc. In realtà, il concorso, per come era strutturato, ha visto emergere i migliori e, senza ombra di dubbio, in alcune Regioni, tra cui il Lazio, si è riusciti a selezionare, attraverso prove di oggettiva difficoltà, l'eccellenza. Provate a rileggere il progetto o il saggio assegnato nel Lazio e cimentatevi pure, anche con testi e legislazione a portata di mano, a rispondere ed elaborare …
 Per quanto concerne le due prove orali, svolte con la massima trasparenza, attraverso sorteggio di quesiti e rigorosa contestualizzazione, avere qualcosa da eccepire è semplicemente avere mala fede.

 Il numero esiguo di candidati che ha superato le quattro prove nel Lazio è eloquente ed è a dimostrazione della severità della selezione. Solo in qualche Regione, tra cui Campania e Sicilia, gli idonei sono diverse centinaia, ma bisogna considerare che sono anche Regioni che hanno selezionato un grandissimo numero di candidati.
 La finanziaria ha promosso il merito, ha inteso premiare i migliori e, se appaiono condivisibili, entro certi limiti, le contrapposizioni tra pleno jure e riservisti, sono assolutamente da “bocciare” gli insulti di coloro che, per proprio demerito, non hanno superato le prove dell'ordinario. Chi grida-strumentalmente- contro le ingiustizie dell'ordinario, invocandone l'annullamento, con l'intento, neanche tanto nascosto, di “avere una seconda possibilità” ci ricorda la favola della volpe e dell'uva. Non riuscendo a raggiungere l'uva (= il concorso) la volpe disse che l'una non era buona. A voi indovinare chi è, ora, la volpe.







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