SCUOLA: NEL 2008 MENO CATTEDRE, MA CI SARANNO 28000 ALUNNI IN PIU'
Data: Mercoledì, 24 gennaio 2007 ore 00:05:00 CET
Argomento: Comunicati


Le stime del ministero a 4 giorni dalla chiusura delle iscrizioni:
 boom di nuovi studenti al Centro-Nord, calo al Sud.
 Ma il ministero deve fare i conti con i tagli della Finanziaria

Scuola, nel 2008 meno cattedre
 ma ci saranno 28mila alunni in più.

Salvo Intravaia, la Repubblica, 23/1/2007

 

 Più alunni e meno classi. E' la prospettiva, per il prossimo anno scolastico, che emerge dai primi incontri tra sindacati e tecnici del ministero della Pubblica istruzione. I dati riservati sono stati consegnati ai rappresentanti di categoria lo scorso 16 gennaio: 28 mila alunni in più a fronte di 14 mila cattedre in meno.

 Si tratta delle previsioni sulla cosiddetta popolazione scolastica per il 2007/2008 e dei relativi tagli che devono essere realizzati, con qualche mal di pancia, in applicazione della Finanziaria. I dati previsionali (organico di diritto) che il ministero elabora a gennaio per avviare l'anno scolastico successivo dovranno essere verificati dalle iscrizioni che si chiuderanno fra pochi giorni (il prossimo 27 gennaio), ma in generale non si registrano grossi scostamenti.

 Il prossimo primo settembre, saranno le regioni del Centro-nord a soffrire maggiormente i tagli imposti da via XX settembre. Infatti da Roma in su le previsioni parlano di popolazione scolastica in crescita ma le classi diminuiranno lo stesso. Al Sud, invece, come avviene da alcuni anni a questa parte, ci saranno meno alunni: la patata bollente passerà nelle mani dei dirigenti degli uffici scolastici regionali: saranno loro a dovere mettere in pratica i tagli regione per regione.

 La previsione. Lo Snals parla di 'situazione da lacrime e sangue'. Imputato numero uno è l'ormai famoso, almeno fra gli addetti ai lavori, innalzamento di 0,4 del rapporto alunni-classi contenuto nel documento di bilancio per il 2007.
 Il taglio più consistente sarà effettuato sulla scuola superiore e sulla scuola primaria (l'ex elementare): proprio dove l'incremento degli alunni sarà più consistente. Secondo le previsioni elaborate dai tecnici di viale Trastevere la scuola elementare vedrà aumentare i bambini di circa 25 mila unità ma ad accoglierli ci saranno oltre 5 mila insegnanti in meno. Stessa cosa per la scuola superiore dove, a fronte di 14 mila studenti in più, si conteranno 6 mila cattedre in meno. Quasi 3 mila i posti raggranellati alla media dove si dovrebbero contare 11 mila ragazzini in meno.

La deroga. Per ottenere un taglio di 14 mila cattedre il ministero dovrebbe manovrare diverse leve. Una delle possibilità che dovrebbe consentire i maggiori risparmi di posti e classi dovrebbe essere un decreto di prossima emanazione che da la possibilità ai direttori scolastici regionali di derogare dai parametri per la formazione delle classi. A titolo di esempio, la norma vigente prevede per le prime classi un numero massimo di 25 alunni che scende a 20 per le classi con un portatore di handicap grave. Le classi successive alla prima possono ospitare al massimo 28 alunni, elevabili a 30 alunni in particolari condizioni. Per centrare gli obiettivi ci sarà l'aurorizzazione ad aumentare di una o due alunni per classe i limiti previsti dalla normativa attuale. Si potranno, in buona sostanza, formare prime classi con 27 alunni anche in presenza di disabili (non gravi) e classi successive alla prima anche con 32 alunni: prospettiva che farà drizzare i capelli anche agli insegnanti più pazienti.

La crescita del Nord. L'incremento della popolazione scolastica dovrebbe essere solo nelle regioni del Centro Nord. Nelle 10 regioni italiane in questione la stima ministeriale prevede per l'anno prossimo un incremento di 61 mila alunni, mentre le regioni nel mezzogiorno ne perderanno 33 mila. Un bilancio che conferma una Italia a due velocità anche nella scuola. Sono almeno due le cause alla base di questo divario che contribuisce a depauperare regioni come Campania, Sicilia, Calabria e Puglia. L'esodo delle giovani coppie verso le regioni del Nord in cerca di lavoro stabile e la maggiore presenza di immigrati che, dovendo scegliere dove stabilizzarsi, preferiscono ancora una volta le aree settentrionali del paese.







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