Scuole statali come fondazioni?
Data: Martedì, 23 gennaio 2007 ore 01:33:43 CET
Argomento: Rassegna stampa


Scuole come fondazioni per attirare capitali privati. Con la possibilità, per gli istituti, avere un trattamento fiscale agevolato per tutte le somme raccolte a titolo di donazione e con la previsione di comitati esecutivi, da affiancare ai consigli di istituto, ’allargati’ al mondo delle imprese, del terzo settore e degli enti locali, per la gestione delle risorse. La proposta lanciata dal ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, dal vertice di Caserta lascia ’perplessi’ i sindacati di categoria. Nessuna contrarietà di principio ma, precisano, la scuola deve mantenere la sua natura statale e, soprattutto, questa soluzione non deve essere sostitutiva di concreti finanziamenti da parte dello Stato. Secondo il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, «il principio di creare un meccanismo fiscale che agevoli l’intervento privato per sostenere la scuola pubblica è un meccanismo per sé positivo, in quanto tende a favorire l’ingresso di risorse finanziarie da aggiungere a quelle del bilancio pubblico. È comunque -aggiunge- una sfida che andrebbe lanciata». L’Idea, sottolinea ancora Di Menna, non è nuova. Ma, avverte: «il primo problema da affrontare è che in Italia abbiamo un settore privato più attento chiedere soldi pubblici che a destinare risorse al settore pubblico». Più importante secondo il leader della Uil Scuola, «sarebbe mettere nell’agenda del governo la questione del riconoscimento professionale dei lavoratori della scuola perché la nostra scuola ha come risorsa fondamentale il loro lavoro e il loro impegno ». Maggiori successi riscuote invece la proposta di Fioroni di istituire un’area tecnico-professionale nelle scuole superiori di secondo grado e il riordino degli istituti tecnici e di quelli professionali. «Il rafforzamento e la modernizzazione delle scuole tecnico-professionali e l’ampliamento dei percorsi di istruzione tecnica superiore -sottolinea Di Menna- è davvero l’aspetto qualificante della riforma della secondaria di secondo grado». «Gli istituti tecnici -ricorda- hanno rappresentato la parte essenziale dello sviluppo industriale ed economico dell’Italia degli anni ’60. Oggi, la formazione di tecnici competenti professionalmente e ’culturalmentè formati, in gradi di essere spinta per l’innovazione e la competitività del nostro sistema ormai post-industriale, è la vera scommessa della nuova secondaria». «Il problema -conclude è vedere come si passerà dalle parole ai fatti e la volontà politica concreta. Non mi pare -conclude- sia da parte del governo l’intenzione di puntare sull’istruzione. La scuola sembra uscita dall’agenda delle priorità del governo». Fa eco il segretario generale della Cisl Scuola, Francesco Scrima, secondo il quale la proposta lanciata da Fioroni, che ipotizza per le scuole, nella gestione delle loro risorse, l’applicazione dello stesso regime di cui godono le fondazioni, «di per sè è una proposta interessante. Interessante perchè consentirebbe alle scuole autonome di beneficiare di un più favorevole regime fiscale che permetterebbe notevoli risparmi e pertanto maggiori investimenti per la funzionalità del servizio scolastico e per migliorare l’offerta formativa». «L’importante -sottolinea- che questo non comporti che il privato che fa donazioni abbia il diritto o la pretesa di far parte degli organi di governo della scuola che deve rimanere libera nella sua autonomia. La gestione della scuola -aggiunge- appartiene agli organi collegiali la cui riforma, da tanti anni invocata, è ferma al Parlamento ancora non si intravedono i tempi di una sua realizzazione ». Per quanto riguarda, invece, la valorizzazione dell’istruzione tecnico professionale, Scrima ricorda che «non è la prima volta che il ministro accenna a tale valorizzazione ma a spizzichi».

GIORGIO FUMAGALLI (da www.lasicilia.it)







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