Scuole come fondazioni per attirare capitali
privati. Con la possibilità, per gli istituti,
avere un trattamento fiscale agevolato per
tutte le somme raccolte a titolo di donazione
e con la previsione di comitati esecutivi, da affiancare
ai consigli di istituto, ’allargati’ al mondo delle imprese,
del terzo settore e degli enti locali, per la gestione
delle risorse. La proposta lanciata dal ministro
della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, dal
vertice di Caserta lascia ’perplessi’ i sindacati di categoria.
Nessuna contrarietà di principio ma, precisano,
la scuola deve mantenere la sua natura statale
e, soprattutto, questa soluzione non deve essere
sostitutiva di concreti finanziamenti da parte dello
Stato. Secondo il segretario generale della Uil Scuola,
Massimo Di Menna, «il principio di creare un
meccanismo fiscale che agevoli l’intervento privato
per sostenere la scuola pubblica è un meccanismo
per sé positivo, in quanto tende a favorire l’ingresso
di risorse finanziarie da aggiungere a quelle del bilancio
pubblico. È comunque -aggiunge- una sfida
che andrebbe lanciata».
L’Idea, sottolinea ancora Di Menna, non è nuova.
Ma, avverte: «il primo problema da affrontare è che
in Italia abbiamo un settore privato più attento
chiedere soldi pubblici che a destinare risorse al settore
pubblico». Più importante secondo il leader
della Uil Scuola, «sarebbe mettere nell’agenda del
governo la questione del riconoscimento professionale
dei lavoratori della scuola perché la nostra
scuola ha come risorsa fondamentale
il loro lavoro e il loro impegno
».
Maggiori successi riscuote invece
la proposta di Fioroni di istituire
un’area tecnico-professionale
nelle scuole superiori di secondo
grado e il riordino degli istituti
tecnici e di quelli professionali.
«Il rafforzamento e la modernizzazione
delle scuole tecnico-professionali
e l’ampliamento dei percorsi
di istruzione tecnica superiore
-sottolinea Di Menna- è davvero
l’aspetto qualificante della riforma
della secondaria di secondo
grado». «Gli istituti tecnici -ricorda-
hanno rappresentato la parte
essenziale dello sviluppo industriale
ed economico dell’Italia degli anni ’60. Oggi,
la formazione di tecnici competenti professionalmente
e ’culturalmentè formati, in gradi di essere
spinta per l’innovazione e la competitività del nostro
sistema ormai post-industriale, è la vera scommessa
della nuova secondaria». «Il problema -conclude è
vedere come si passerà dalle parole ai fatti e la volontà
politica concreta. Non mi pare -conclude-
sia da parte del governo l’intenzione di puntare sull’istruzione.
La scuola sembra uscita dall’agenda
delle priorità del governo».
Fa eco il segretario generale della Cisl Scuola,
Francesco Scrima, secondo il quale la proposta lanciata
da Fioroni, che ipotizza per le scuole, nella gestione
delle loro risorse, l’applicazione dello stesso
regime di cui godono le fondazioni, «di per sè è una
proposta interessante. Interessante perchè consentirebbe
alle scuole autonome di beneficiare di un più
favorevole regime fiscale che permetterebbe notevoli
risparmi e pertanto maggiori investimenti per
la funzionalità del servizio scolastico e per migliorare
l’offerta formativa». «L’importante -sottolinea-
che questo non comporti che il privato che fa donazioni
abbia il diritto o la pretesa di far parte degli organi
di governo della scuola che deve rimanere libera
nella sua autonomia. La gestione della scuola -aggiunge-
appartiene agli organi collegiali la cui riforma,
da tanti anni invocata, è ferma al Parlamento
ancora non si intravedono i tempi di una sua realizzazione
». Per quanto riguarda, invece, la valorizzazione
dell’istruzione tecnico professionale, Scrima
ricorda che «non è la prima volta che il ministro accenna
a tale valorizzazione ma a spizzichi».
GIORGIO FUMAGALLI (da
www.lasicilia.it)