Una legge per impedire in Italia il barbaro e crudele rituale della macellazione islamica halal.
Data: Venerd́, 19 gennaio 2007 ore 17:55:36 CET
Argomento: Opinioni


«Una legge contro la macellazione islamica»


Roma - La Lega Nord torna ad alzare la voce contro il barbaro rituale della macellazione islamica. E lo fa attraverso un’interrogazione alla Camera
Ieri il gruppo di Montecitorio del Carroccio ha chiesto al Governo quali provvedimenti avesse intenzione di prendere in merito al rituale dello sgozzamento degli animali.
In particolare la Lega ha ricordato come in Italia vi siano delle norme in materia di macellazione «molto chiare e severe che tengono conto prima di tutto della tutela della salute del cittadino, imponendo l’osservanza di tutte le necessarie norme igieniche, e poi anche del rispetto degli animali che vengono sottoposti ad uno stordimento preventivo per evitare loro inutili sofferenze».
Pronta la replica del ministro degli Interni, Giuliano Amato. Una risposta che alla Lega non è affatto piaciuta. In particolare il titolare del Viminale avrebbe scaricato la palla al ministro della salute («I competenti sono gli assessorati alla Sanità...».
Sui problemi legati invece all’ordine pubblico, Amato è stato piuttosto evasivo: «Non si è determinato un problema significativo. Noi ci siamo trovati, con i nuclei specializzati dell'Arma dei carabinieri, ad avere tre denunce all’autorità giudiziaria, una a Bresso, una a Parabiago, una a Salsomaggiore Termini per mancanza di certificazione e macellazione abusiva. È stato messo sotto sequestro anche un capannone, questo è stato fatto». Quindi la precisazione: «La questione della macellazione senza stordimento - dice Amato - si lega alla libertà che ciascuna religione si vede riconosciuta in Europa, in ciascuno dei nostri paesi, di esercitare il proprio culto e, quindi, i riti del culto con garanzia costituzionale». Certo è - conclude Amato - che vivrei più felice in un mondo nel quale nessuna religione attribuisse al proprio dio il bisogno di essere glorificato e celebrato attraverso la sofferenza di una qualunque creatura».
In occasione della Aid el Adha, festa del sacrificio (che ricorda il miracolo di Allah che sostituisce con un montone il figlio che Abramo gli stava offrendo in sacrificio), avviene invece un vero e proprio massacro di agnelli, ovviamente seguendo la prescrizione della macellazione rituale.
Di fatto in tutta Europa, ogni anno vengono presentate numerose denunce da parte di molti cittadini e delle associazioni ambientaliste, quali, ad esempio, la Lav (Lega antivivisezione) e la Peta (Lega per il trattamento etico degli animali).
In Italia il 30 dicembre 2006, durante la giornata della festa del sacrificio, si sono ripetuti episodi di turbativa dell’ordine pubblico e gravi violazioni del rispetto delle norme igienico-sanitarie. Addirittura in Lombardia il rito della macellazione islamica ha assunto toni sempre più allarmanti. Con numerosi capi di bestiame uccisi perfino con la fiamma ossidrica.
da qui le richieste pressanti degli esponenti del Carroccio perchè il Governa metta fine a questa barbara mattanza.
Eppure - ricordano i leghisti nella loro interrogazione - la pratica della macellazione rituale, «senza il preventivo stordimento dell’animale, è vietata dalle leggi di molti Paesi europei, quali l’Austria e l’Olanda». Non a casa nostra dove in nome dell’integrazione si permettono ancora pratiche così incivili.
Sim. Gi.
 

Macellazione Halal

"carne macellata secondo un metodo rituale, in cui è richiesto che l’animale venga ucciso, pronunciando l’invocazione Bismillahi Al-Rahman (“nel nome di Allah”), da un macellaio musulmano autorizzato, e secondo una tecnica specifica che prevede il dissanguamento. Il Corano vieta di cibarsi del sangue e della carne di un animale macellato senza avere invocato il nome di Allâh (Cor. 2, 173; 6, 121) o che sia stato ucciso in modo traumatico o violento (strangolamento, soffocamento, colpi di bastone; Cor. 5; 3). La macellazione halal è infatti, contrariamente a quanto molti pensano, uno dei sistemi meno crudeli di dare la morte agli animali. Il dissanguamento è uno dei metodi più simili a ciò che avviene in natura (ad es. il leone sgozza la preda facendola morire dissanguata), e proprio per questo (la natura fa le cose perfettamente) è quello che, causando una graduale perdita di conoscenza, provoca meno sofferenza all’animale. Lo strumento usato è uno speciale coltello grande e ricurvo, che procura una morte rapida e indolore. Questo tipo di macellazione ha poi un’importante motivazione igienico-sanitaria, valida soprattutto nei climi caldi. Il sangue degli animali è infatti uno dei principali veicoli di infezioni e di malattie che si possono trasmettere all’uomo, il processo di dissanguamento consente di purificare le carni e renderle più sane. L’Onorevole Corano ammette, se vi si è costretti senza desiderio o intenzione, di contravvenire alla regola di mangiare solo carne di bestiame macellato in questo modo (Cor. 2, 173) e ammette che in 'terra non islamica' ci si possa cibare di carne non-halal (Cor. 5, 5). Tuttavia, oltre ad essere fortemente consigliabile per i motivi già detti, il consumo di carne halal è anche un importante fattore con cui i musulmani emigrati in Occidente stabiliscono un senso di appartenenza alla propria comunità e un simbolo di identità culturale e religiosa.
 

Milioni di bovini, ovini, volatili, vengono ogni giorno abbattuti in maniera crudele ai macelli per osservare dei rituali religiosi.
Che sia per la carne "halal" (animali uccisi secondo il rito musulmano) o per la carne "casher" (animali uccisi secondo il rito ebreo) le sofferenze arrecate durante lo sgozzamento sono inaccettabili alla fine del XX secolo. Queste pratiche potrebbero essere evitate se l'accordo fra associazioni animaliste, autorità religiose, e i ministeri sollecitati da questo dossier riuscissero a legalizzare l'anestesia degli animali da consumo prima dell'abbattimento rituale. Disgraziatamente malgrado l'assenza di rapporti veterinari che testimoniano che la sofferenza dell'animale durante lo sgozzamento è reale, e malgrado le prese di posizione favorevoli all'anestesia di alcune autorità religiose, il rituale continua indisturbato.

Anche se nella "Torah" né nel "Talmud", testi relativi alla consumazione di animali, non precisano che è obbligatorio uccidere per sgozzamento e nemmeno che un animale ucciso in un altro metodo è improprio alla consumazione per queste religioni, e non è assolutamente menzionato che l'animale non possa essere in nessun caso addormentato prima della sua morte, si continua ad uccidere in un modo primitivo. Possiamo ugualmente notare che la carne di un animale sgozzato da vivo, contiene la stessa quantità di sangue.

In compenso, è ben precisato nei due testi religiosi (Torah e Talmud) che l'uomo deve sempre rispettare l'animale. Non si tratta di mettere all'indice quelli che perpetuano le tradizioni religiose, ma piuttosto di far prendere coscienza che l'animale prima della sua morte è terribilmente stressato, e durante e ancora dopo l'abbattimento egli soffre per interminabili minuti. Come sopportare indifferenti il trattamento subito da milioni di animali per il consumo, come si può ingurgitare la carne di un animale passato dalla vita alla morte con delle sofferenze atroci? Per uccidere un bue lo si immobilizza in una macchina dove la testa solamente esce dal box di contenzione, lo si rovescia sul dorso e si procede al taglio della gola. La vista del suo sguardo atterrito e il suo fragile muggito, immaginate il seguito ........ben inteso che tutti i buoi che vengono sacrificati assistono alla lenta agonia dello sgozzamento dei loro precedenti simili, completamente coscienti dell'atroce sorte che subiranno. In seguito alla recisione del nervo diapragmico il muscolo di paralizza e l'animale con la testa in basso non può più respirare e soffoca nel proprio sangue. La lotta contro la morte può durare fino a 15 minuti e non è raro vedere un animale fare sforzi insostenibili per alzarsi quando lo si credeva già morto.

Contrariamente agli argomenti avanzati e dottamente dimostrati, l'animale non perde la sua coscienza nel momento in cui si svuota del suo sangue. Anche se, infine, avvicinare una lama nel suo collo nella posizione in cui si trova e tranciargli la gola anche se con destrezza riconosciuta, risultano minuti di angoscia troppo lunghi e le sofferenze assolutamente atroci e immaginabili. E per questo riguarda gli agnelli il principio è pressapoco identico. Gli agnelli sono fatti salire in un nastro mobile che li spinge in avanti e li mantiene stretti in un corridoio; alla fine del percorso arrivano ad una macchina, la testa fuori e rovesciati sul dorso il collo tirato avanti, e l'incisione effettuata, e l'animale si ritrova rapidamente appeso per un arto posteriore, completamente cosciente, al fine di svuotarsi del suo sangue. Anche in questo caso i montoni sgozzati si dibattono per cercare di liberarsi dall'impedimento. Succede anche che alcuni nel dibattersi arrivano a sganciarsi e ad alzarsi tra il dolore lancinante ed il panico. Non è raro anche vedere la lama del coltello passare più volte nel collo del montone.

 

Sempre più diffusi i cibi "ammessi" dal testo sacro islamico: +15% in un anno
Da precetto religioso è già un business con un giro d'affari da 15 miliardi di euro
L'Europa a tavola con il Corano. E' boom della cucina "halal"
di ALBERTO D'ARGENIO

BRUXELLES - "La produzione alimentare di oggi rende difficile capire cosa finisce nei cibi che consumiamo. Certo, l'etichettatura aiuta, ma non tutto è comprensibile: sappiamo che non dobbiamo mangiare maiale, alcol o gelatina, ma come la mettiamo con l'ergocalciferolo o con il glyceryl stearate?". Benvenuti nell'universo della cucina halal: siti internet, fast food e negozi specializzati nella vendita di alimenti permessi dalla legge islamica.

Un dettame religioso che in Europa si è ormai trasformato in un vero e proprio brand di enorme successo. Halal a tavola, ovvero, tradotto dall'arabo, ciò che è "lecito" mangiare secondo il Corano. E per i musulmani europei a volte è difficile evitare ingredienti haram, "impuri", come grassi animali e prodotti derivati dal maiale: biscotti, caramelle, yogurt e succhi di frutta i classici alimenti a trabocchetto. E i rischi non si corrono solo a pranzo, ma anche in farmacia o dall'estetista.

Ecco perché i prodotti halal vanno a ruba, con cifre da far impallidire qualsiasi altro settore commerciale: nel 2003 il mercato europeo dei prodotti "leciti" ha fatturato circa 15 miliardi di euro. Commentano i sociologi belgi: "È uno dei settori più promettenti a livello planetario", anche perché dal 1998 vanta un incremento annuo del 15%. La Francia è la piazza più fiorente per la vendita di cibo, medicine e cosmetici halal, ma Gran Bretagna, Belgio e Germania non hanno nulla da invidiarle. E così fioriscono mercatini e negozi, supermercati e macellerie specializzate, fast food e siti internet dove ordinare carni e salumi prodotti nell'est europeo "con tecnologia e ricetta italiana" ma rigorosamente halal. E a livello globale si parla di guadagni costantemente in crescita che ormai sfiorano i 150 miliardi di dollari l'anno.

"Come Dio vuole, io mangio halal ogni volta che posso", spiega una giovane studentessa universitaria belga di origine magrebina. "È più sano e più facile da digerire", le fa eco un uomo di mezza età convertito all'Islam da una decina d'anni. E così quello che ormai è stato ribattezzato "halam business" cresce. Si moltiplicano guide online in cui trovare un buon ristorante a norma di Corano in qualsiasi Paese del mondo, o in cui studiare i marchi di garanzia più affidabili. Si adeguano le catene di ristorazione e le grandi case alimentari, creando linee di prodotti halal con tanto di marketing specifico. Una tendenza inarrestabile perché ad aumentare non sono solo i clienti, ma anche i cibi richiesti.

In Francia, ad esempio, i giovani islamici tendono a seguire le mode culinarie dei coetanei non musulmani, ma spesso sono messi fuori gioco dagli alimenti impuri contenuti nei piatti più gettonati: e così nel 2005 sono nate pizza e lasagne halal. In Belgio le scuole e gli ospedali dei quartieri a maggiore densità di immigrati musulmani servono piatti privi di ingredienti haram.

Ma naturalmente ci sono anche i problemi. Il primo, e più sentito dai consumatori, è quello della certificazione, sanitaria e religiosa. Non in tutti i paesi europei c'è un sistema di etichettatura affidabile sull'autenticità del cibo halal. Come in Belgio, dove secondo un'indagine dell'Università di Gand sono gli stessi consumatori musulmani a chiedere regole chiare: un intervistato su quattro si preoccupa per l'assenza d'informazione e di controllo, mentre uno su tre per la mancanza di igiene. Ammette un grossista di Bruxelles: "Senza una definizione unica del certificato halal lasciamo spazio a ogni genere di abuso". Ma intanto l'halal economy ha ormai creato un inarrestabile brand di successo.
(10 gennaio 2007)

II DECRETO 333/98 E LA SOFFERENZA CONNESSA ALLE MACELLAZIONI
 

Il Decreto 333/98 ha dettato norme relative al trattamento degli animali prima e durante la macellazione. Benché si ponga il fine di garantire agli animali un trattamento rispettoso nei macelli, lascia perpetrare comportamenti che significano dolore per gli stessi.
Proprio la persistenza di possibili situazioni di sofferenza richiede una pronta revisione del decreto, soprattutto nei punti di maggiore criticità che sono rappresentati da:
possibilità effettuare macellazioni senza preventivo stordimento
a) nelle macellazioni effettuate secondo riti religiosi,
b) negli stabilimenti che hanno il permesso di derogare al decreto 286/96 sul controllo delle operazioni di macellazione;
c) nelle macellazioni familiari presso il domicilio degli allevatori per le specie avicola e cunicole;
permanere di sistemi di macellazione oltremodo cruenta quali l’elettrocuzione con elettrodi nell’ano e nella bocca (possibile per gli animali da pelliccia);
sistemi meccanici per l’uccisione dei pulcini

Il valore etico

Nella società occidentale attuale è molto vivo un sentimento di rispetto nei confronti degli animali, che è ben rappresentato dalla fortuna che hanno avuto in questi anni i movimenti animalisti. Oggi sono molto diffuse le opinioni che ritengono giusto concedere agli animali almeno il diritto ad un vita etologicamente e fisiologicamente vicina a quella naturale e, soprattutto, quello alla non sofferenza.
Questo punto è una vera e irrinunciabile conquista dei nostri tempi.
Se infatti sappiamo che moltissimi cittadini, la maggioranza, ancora si nutre di alimenti di origine animale ed ha, fondamentalmente, un approccio antropocentrico che porta a considerare gli altri esseri come entità a disposizione degli umani, pure è indubbio che, anche all’interno di queste posizioni, il diritto alla non sofferenza viene unanimemente riconosciuto. Sicuramente la schiacciante maggioranza della popolazione, se interrogata, non esiterebbe ad ammettere che tale diritto è estrensibile a tutti gli animali e non accetterebbe più che l’uomo possa, volutamente, causare dolore agli altri esseri viventi.
Il rispetto per il dolore è diventato una valenza riconosciuta e deve essere un obiettivo morale per tutti gli esseri umani, non solo per quella parte della popolazione che ha già fatto la scelta più avanzata di alimentarsi senza l’uccisione degli animali.
E’ questa la grande conquista morale dei nostri tempi, che ha valore in sè e che impronta tutti i rapporti con gli altri viventi, come un confine raggiunto e da cui non è lecito tornare indietro e che pertanto deve essere tenuta presente nell’affrontare qualsiasi problematica relativa ai rapporti con gli animali.
Il valore etico del concedere una morte senza sofferenza non può dipendere da altri tipi di considerazioni pertanto si deve valutare di risolvere al più presto le problematiche collegate alle macellazioni familiari e ai macelli industriali che, oltre a non garantire del tutto le necessarie sicurezze igieniche legate al rispetto delle normative europee, pure hanno il permesso di potere eventualmente derogare all’obbligo dello stordimento. Questa è una situazione che deve essere affrontata e risolta al più presto.

Punti di criticità legati ai macelli

Il decreto 333/98 lascia la possibilità, all’art. 5 comma 3, "agli stabilimenti che beneficiano delle deroghe di cui all’art. 5 del decreto legislativo 18 aprile 1996 n. 286, e successive modifiche, nonchè agli art. 4 e 12 di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 dicembre 1997, n.495, possono derogare ...b) alle disposizioni di cui al comma 1, lettera a) nonchè ai procedimenti di stordimento ed abbattimento prescritti dall’allegato C, per i volatili da cortile, i conigli, i suini, gli ovini e i caprini".
Questa deroga permette comportamenti che significano dolore, angoscia, terrore per gli animali: per chi avesse rimosso il significato reale di tale concessione significa macellazioni condotte su animai ancora vivi e senzienti che si dibattono, gridano, urlano il loro dolore, a fronte del non rispetto della loro vita.
Poiché gli stabilimenti che possono richiedere tale deroga sono quelli che non hanno ottemperato ai requisiti di igienicità del decreto 286/96, la concessione lascia in attività strutture che sono obsolete, pericolose per la stessa igienicità delle carni, situazioni dove il degrado delle strutture spesso significa anche degrado della situazione ambientale: in tale ambiente non ci si può certo aspettare un corretto comportamento nei confronti degli animali e pertanto tutte le peggiori ipotesi che si possono avanzare sul trattamento degli animali, sicuramente saranno realmente presenti.

Le macellazioni familiari

Un altro punto che indica una scarsa preoccupazione del benessere degli animali, anche se il titolo del decreto legifera per tutelare la protezione degli animali, è l’art.9 comma 2, che concede la possibilità, per le macellazioni familiari, di non effettuare lo stordimento ai polli, galline e conigli. Rimane il sospetto che in un’ottica antropocentrica vi siano ancora animali più vicini e più lontani dall’uomo e che per questo i volatili e i conigli siano quelli di cui meno ci si preoccupa. Il dolore e la sofferenza però sono sensazioni comuni a tutte gli esseri viventi. Quando si dibattono per sfuggire al dolore, quando gridano e urlano tutti gli animali manifestano la loro sofferenze allo stesso modo e solo l’insensibilità umana può fare gradazioni in questa scala del dolore.
Anche questo dolore però chiede comprensione e l’etica odierna non tollera più che si infligga dolore agli animali, quando questo può essere evitato.

Sistemi cruenti di macellazione

Un altro punto di criticità è rappresentato dal persistere di alcuni sistemi di macellazione, quali l’elettrocuzione con elettrodi introdotti nell’ano o nella bocca (allegato C) molto utilizzati per gli animali da pelliccia, che si prestano sia ad essere eseguiti senza preventivo stordimento sia ad esporre gli animali a acute sofferenze. Anche su questo punto occorrerebbe intervenire per evitare il dolore degli animali.

Le macellazioni rituali

Il punto riguardante le macellazioni rituali ha destato molte discussioni e pertanto merita un particolare approfondimento.
Il confronto tra le etnie
Un’altra realtà dei nostri tempi e del nostro paese, è la commistione sempre più avanzata tra etnie e tra culture di popoli diversi che, essenzialmente per motivi di immigrazione, si sono trovati a vivere insieme. La mescolanza richiede, e richiederà sempre di più, voglia di superare le reciproche diversità per cercare un avvicinamento socio culturale e favorire la convivenza pacifica. Così gli italiani, popolo di emigranti, dovranno imparare ad essere anche buoni ospiti.
La ricerca della convivenza dovrà necessariamente partire dal rispetto delle valenze morali che le diverse comunità ritengono irrinunciabili e cercare la più alta mediazione possibile, con la disponibilità, inevitabile, a cedere su quei punti che non possono trovare una conciliazione; in questo caso, l’opzione che più suscita problemi di coesistenza, dovrà rinunciare alla propria espressione.
Uno dei punti di maggiore criticità è sicuramente rappresentato, in questi tempi, dal mantenimento della ritualità delle macellazioni secondo i riti islamico ed ebraico, che richiedono l’uccisione dell’animale tramite iugulazione senza preventivo stordimento.
Al di là delle considerazioni cliniche e patologiche che saranno proposte in un tempo successivo, quello su cui si vuole riflettere è la presenza, in questo momento storico, di più culture che si confrontano sulle loro diversità e anche sulle richieste che si rivolgono l’un l’altra.
Va però considerato che il confronto tra le due etnie, su questo tema, chiama in causa un terzo elemento, gli animali appunto, che non hanno forza per esprimere le loro richieste. Si può ricordare come una conquista basilare del uomo occidentale contemporaneo sia stata quella di riconoscere la responsabilità dell’uomo in quanto garante dei diritti degli esseri "senza diritti". Questa posizione chiede che siano rispettati con rigore e con costanza proprio i punti qualificanti di questa nuova visione etica: il diritto degli animali alla non sofferenza.
Non è questione di dequalificare i principi delle altre culture, perché non si tratta di instaurare paragoni o dar vita ad una gara su quali siano i valori morali più importanti. Semplicemente il problema collegato a questa tematica è che non esiste una mediazione possibile sul dolore degli esseri viventi: o si accetta che non si debbano far soffrire o verrà meno la ragion d’essere stessa della discussione.
Vi sono molti momenti di confronto nei rapporti tra le regole religiose delle diverse comunità e molte volte, vivendo in un paese di altra cultura, capita di dover cedere su alcuni principi, così come succede, già adesso, per quanto riguarda il ritmo della festività settimanale non lavorativa, che cade nelle tre religioni in tre giorni diversi e dove il ritmo economico impone di fatto il rispetto di usa sola delle tre possibili. Al contrario le scelte legate ad esempio a certe tipologie di abbigliamento possono creare problemi che appaiono sicuramente di possibile superamento.
Al fine della coesistenza non ci sarebbe quindi nulla di stupefacente se, in un paese diverso, fosse necessario abbandonare, come già accade per quanto riguarda la poligamia o l’infibulazione che lo Stato Italiano non accetta, quei comportamenti che non sono in accordo con la morale generale. Ebbene i diritti degli animali devono essere considerati a tutti gli effetti come un bagaglio culturale di tutto il mondo occidentale e pertanto il diritto alla non sofferenza un confine invalicabile. Queste considerazioni non sono un principio di intolleranza, sono la constatazione che in un paese convivono naturalmente più visioni morali e che tutte hanno pari dignità. Si deve però accettare che, quando un principio vuole imporre un comportamento che è assolutistico e non superabile con mediazioni, essendo oggettivamente impossibile conciliare tra l’assenza o la presenza del dolore al momento della morte, si può accettare che l’unica soluzione diventi la rinuncia alla richiesta più estrema e più in contrasto con il comune sentire.
D’altra parte il forte richiamo alle proprie tradizioni diventa innegabilmente un motivo di coesione e riconoscimento di cui si sente tanto più il bisogno quanto più riescono difficili i rapporti con il paese ospite. Il percorso di convivenza dovrà affrontare questo particolare problema anche per stabilire un ponte tra due culture un po' diverse e per richiamare i valori della convivenza e della reciproca accettazione ma, proprio per questo, diventa fondamentale crescere su quanto unisce più che su quello che divide. Se nel mondo occidentalizzato il diritto alla non sofferenza degli animali è diventato un valore di cui tener conto, l’accettazione di questa problematica sarebbe un motivo di dialogo e di confronto tra le due etnie e di maggiore comprensione in quanto diventerebbe più facile stabilire momenti di coesione tra le due culture, costruiti sull’accettazione della propria e dell’altrui identità.

Le macellazioni rituali, islamica ed ebraica

Il Decreto Legislativo 333/98 permette, all’art.5 comma 2, che le macellazioni secondo le ritualità religiose possano avvenire senza preventivo stordimento dell’animale. Anche se questa norma non costituisce una novità, in quanto era già permessa antecedentemente al decreto, pure l’aspettativa di una larghissima parte della cittadinanza era per un cambiamento che tenesse in considerazione le nuove frontiere della sensibilità.
Il rito della macellazione islamica, così come descritto nel Codice alimentare islamico, detta le norme affinchè la carne possa essere "Haràm":
il macellatore deve essere musulmano;
la bestia deve essere orientata fisicamente in direzione della Mecca;
il taglio alla gola deve essere eseguito:
a) con una lama affilatissima, che non deve intaccare la spina dorsale e non deve essere ritirata affinché non siano stati recisi le arterie carotidi, le vene giugulari, la trachea e l’esofago;
b) con un solo colpo
c) alla base del collo, se il collo è lungo ( cammello, giraffa, struzzo, oca... mentre nella parte più alta del collo se il collo non è lungo ( bovini, ovini, caprini...);
d) con la mano destra, mentre la sinistra tiene ferma la testa della bestia;
4. il taglio non deve essere preceduto dallo stordimento della bestia;
5. la bestia deve essere trattata con rispetto, accarezzata, tranquillizzata, fatta adagiare sul fianco sinistro, in un luogo dove non ci siano tracce di sangue o bestie macellate in precedenza, onde evitare che l’odore del sangue terrorizzi la bestia:
6. le gambe della bestia vanno legate, ad eccezione di quella posteriore, che deve essere lasciata libera per dare alla bestia la possibilità di muovere l’arto, attività che la tranquillizza;
7. il taglio deve esser preceduto dalla formula: "Bismillàhi Allàhu àkbar!".

Dalla semplice analisi delle regole prescritte si evidenzia come almeno alcuni punti prescritti del Codice non potranno in ogni caso essere rispettati.

Se deve considerare che il principio della iugulazione senza stordimento, così come viene permesso attualmente il base al decreto 1 settembre 1998 n. 333, si attua in caso di macellazioni che si svolgono in un normale macello. Nel macello industriale sono molti gli animali che sono uccisi e, pertanto, e inevitabilmente, non sono rispettate, le prescrizioni del punto 5, in quanto l’animale è condotto al macello insieme agli altri, non sarà trattato con rispetto superiore ai compagni e soprattutto non potrà essere accarezzato tranquillizzato e fatto adagiare sul fianco sinistro.
Inoltre, quando la struttura è appositamente attrezzata, essa è dotata di una gabbia di ferro che imprigiona l’animale e che, bloccandone i movimenti, contribuisce a terrorizzarlo, piuttosto che a tranquillizzarlo.
Ugualmente nel corso delle macellazioni che si susseguono a ritmo elevato può essere trasgredito anche il punto riguardante il taglio che deve avvenire con un colpo solo, in quanto si deve considerare la stanchezza dell’operatore e il fatto che, in nessun caso, l’essere umano è perfetto e pertanto aumentando l’attività cresce inevitabilmente la possibilità di errori.
Poichè il problema è il rispetto della tradizione, occorre discutere se è necessario che essa debba essere rispettata nella sua totalità o se ad alcune parti si può derogare, in quanto sembra innegabile che oggi, e ancor più nel futuro se si utilizzeranno le gabbie metalliche di contenzione, vengono meno alcuni punti prescritti dal Codice alimentare islamico.

Per questo è difficile comprendere, e quindi accettare, che alcune parti possano essere derogate e non altre, comprensione che diventa ancor più difficile quando si consideri che l’insieme delle regole derogate e di quelle mantenute significa sicuramente un aumento del dolore degli animali, perché perdono quel lato di semplicità e ritualità (la tranquillizzazione, il coricamento sul fianco, l’accarezzamento) e mantengono invece l’atto violento e doloroso del taglio della gola in piena coscienza.
La macellazione attuale presenta già un non rispetto delle regole stabilite dalla tradizione, e pertanto sarebbe necessario comprendere a quali parti si può derogare e a quali no, dal momento che, se già si accettano alcuni cambiamenti, si potrà a maggior ragione stordire gli animali prima dell’uccisione.
Diventa difficile pensare che si possa accettare come inderogabile solo tutto ciò che porta dolore e sofferenza agli animali, e colpisce ancora di più avendo acquisito la consapevolezza che anche gli animali possono soffrire, che è loro diritto non provare dolore e che è dovere degli esseri umani far rispettare tale diritto risparmiando il dolore che può essere evitato.
Si può anche proporre una ulteriore riflessione su questo tema in quanto è noto che è prevista la realizzazione di qualche macello industriale per tali macellazioni, in quanto l’industria si organizza per sfruttare il vantaggio economico rappresentato da un nuovo filone di sviluppo. Anche questo costituisce offesa alla macellazione rituale in quanto viene ad essere ulteriormente stravolto il rituale che sarà trasformato in una catena di morte senza neanche la pietà dello stordimento.
Le valutazioni sono uguali anche per quanto concerne la macellazione rituale ebraica, che è condotta dall’autorità religiosa e per le quali valgono le perplessità legate ad una metodica che espone gli animali ad un trattamento doloroso.
Sulle problematiche collegate alle diverse macellazioni da tempo si sono levate delle proposte da dare luogo a tavoli di confronto tra le diverse etnie, proprio per riflettere in maniera approfondita e a partire dalle rispettive valenze culturali.

Le conseguenze delle macellazioni rituali

Le considerazioni sistemi di macellazione rituale sono quelle che più colpiscono le persone sensibili e danno ragione della opposizione che si sta verificando sul loro mantenimento.
Si sostiene che il rito ebraico e quello islamico rappresenterebbero un sistema di dissanguamento più completo dell’animale, a cuore battente. In realtà l’esame di una normale macellazione presenta una situazione diversa e, per quanto concerne il dissanguamento, molto simile nei diversi sistemi.
Nella macellazione con stordimento, infatti, dopo questo atto, l’animale perde la coscienza di sé, e quindi non è più in grado di sentire dolore, ma il cuore continua a battere. Questo fatto determina un completo dissanguamento, come si può rilevare dall’osservazione degli animali durante la macellazione, che si completa nel giro di circa un minuto e mezzo / 2 minuti ed il cuore continua a battere quasi fino al termine della fuoriuscita del sangue.
Gli stessi testi non stabiliscono una netta differenza tra il dissanguamento nei diversi metodi in quanto le possibili differenze sono impercettibili.
Questo stato di fatto sottolinea, ove fosse necessario, il fatto puramente simbolico rivestito dal rituale della macellazione senza stordimento e fa venir meno, quand’anche fosse presentata, la giustificazione di una maggiore igienicità delle carni dovuta alla minore presenza di sangue, perché questa non è un’affermazione che si possa sostenere su base scientifica.
Quindi occorre sottolineare che l’uccisione senza stordimento non dà luogo a carni più dissanguate in maniera sostanziale di quelle ottenute con la macellazione ordinaria.
La pratica invece introduce elementi di estrema preoccupazione per tutte quelle persone che hanno a cuore la sofferenza degli animali.
Nel momento del taglio della gola infatti si raggiunge uno stato di stress e di sofferenza per gli animali veramente molto intenso.
Se l’animale è imprigionato in quella che quasi impropriamente viene chiamata "culla", impropriamente perché nella culla si depongono gli esseri umani nei primi tempi dopo la nascita e non sembra un termine compatibile con attrezzo utilizzato per la morte, prova uno stato di tensione e di stress estremo, dovuto all’impossibilità di fuggire, poiché l’istinto alla fuga è il primo e il più profondo che l’animale prova quando si trova in una situazione che non gli è gradita.
Se invece l’animale è contenuto in maniera provvisoria può dare luogo a movimenti inarticolati, violenti per contrastare il dolore che prova a seguito del taglio e della fuoruscita del sangue. In questi casi si può verificare la conseguenza più negativa e impressionante: l’animale può liberarsi con movimenti convulsi e deambulare senza forze per l’ambiente di macellazione, perdendo sangue.
Se il taglio non viene effettuato in modo preciso, come succede quando le morti si susseguono e si possono sommare gli sbagli per stanchezza o per necessità di affrettare le operazioni, la morte può essere particolarmente lunga, e invece di giungere in alcuni minuti può arrivare fino ad una decina o più. Queste due ultimi eventi sono di osservazione piuttosto frequente.
Quindi in conclusione la pratica della iugulazione senza stordimento non trova giustificazioni anatomiche o patologhe o anche sanitarie ma si configura essenzialmente come una scelta di tipo rituale e invece può dare adito anche a problemi di tipo sanitario.

Salubrità della carne

Se le macellazioni rituali con il metodo ebraico e islamico non danno luogo a punti di criticità per quanto riguarda l’anemia delle carni, che risultano ben deprivate di sangue, inducono problemi connessi al sistema stesso della macellazione.
In particolare è problematica l’immobilizzazione dell’animale, che, essendo in piena coscienza , non partecipa e anzi si oppone vivamente: questo dà sicuramente luogo ad un aumento dello stress nell’organismo con accumulo di sostanze istaminiche e di ormoni quali il testosterone. Già nel corso di macellazioni ordinarie, con preventivo stordimento, è stato osservato scientificamente che in casi particolari vi può essere un aumento del contenuto serico di questo ormone, quando, ad esempio, l’animale si eccita prima della macellazione stessa. Proprio perché nelle macellazioni rituali con sistemi industriali vi è uno stato di eccitazione, in quanto negli stabilimenti le macellazioni si susseguono l’una all’altra senza soluzione di continuità e gli animali possono percepire, essendo condotti in piena coscienza sul luogo del taglio della gola, l’odore del sangue che rappresenta per essi un segnale di allarme, cui rispondono proprio con uno stato di stress e di eccitazione, condizioni che danno luogo ad un aumento circolatorio delle sostanze sopra ricordate. Queste sostanze potrebbero rimanere nelle carni e dar luogo a problemi per quanto riguarda la salubrità delle carni e conseguenze per la salute umana. Finora questo punto non è mai stato focalizzato in maniera specifica, perché non si sono mai realizzate molte macellazioni di questo tipo e la ricerca non si è indirizzata verso tali obiettivi; va però sottolineata la possibile pericolosità anche perché le conseguenze per la salute umana non sarebbero del tipo diretto, cioè immediatamente visibili, ma, trattandosi di sostanze presenti a livelli non elevatissimi, procurerebbero danni molto tempo dopo l’assunzione, mescolando i loro effetti con altre concause aggravanti o limitanti, divenendo così facilmente sottostimabili. In base alle conoscenze attuali, però, esiste più di un dubbio su di una possibile problematicità legata alla salubrità di queste carni.

In conclusione

I punti di problematicità legati al decreto 333/98 configurano la possibilità di permanere momenti di dolore nei punti elencati delle macellazioni in alcune tipologie di macelli, nelle macellazioni familiari, per il permanere di alcune tipologie particolarmente cruente e nelle macellazioni secondo i riti religiosi. Proprio perché la riproposizione delle morte con dolore per gli animali apparirebbe una imposizione inaccettabile a tutte quelle coscienze che vogliono vivere con gli altri animali nel segno del rispetto, a partire dal loro diritto ad una vita naturale e priva di dolore, occorre che vengano risolti tutti i momenti che inducono sofferenza al momento della macellazione degli animali.
Il concetto del rispetto degli animali e del loro diritto alla non sofferenza è un traguardo importantissimo della società attuale che non può e non deve essere tradito; per questi motivi è necessaria una pronta revisione del decreto 333/98, specialmente agli articoli 5, 9 e all’Allegato C.
Alle macellazioni rituali non si possono più collegare considerazioni di tipo igienico e sanitario superate dalla moderne tecniche di conservazione degli alimenti e nello stesso tempo si deve considerare che la pratica rituale sia ampiamente evoluta nel corso del tempo e sono già presenti delle varianti sostanziali rispetto a quanto tramandato dalla tradizione e dalle sacre scritture.
Per il rispetto della sensibilità etica di una larghissima parte della popolazione occidentale non sembra sia più proponibile la pratica di macellare gli animali con dolore e pertanto appare possibile richiedere che, come sono state introdotte altre varianti, così si introduca anche quella dello stordimento. Infine, se fosse impedita la macellazione senza stordimento, non vi sarebbero conseguenze negative per quanto riguarda l’approvvigionamento delle carni delle etnie islamica ed ebraica che potrebbero rifornirsi da altri paesi dove il rito è accettato, vista la diffusione delle reti commerciali attuali..
Se non è possibile, lo Stato Italiano ha il diritto, nel rispetto dell’etica dei propri cittadini, di impedire pratiche di macellazione dolorose per gli animali, perché l’accettazione del dolore inferto volontariamente non può essere un principio etico oggi accettabile, proprio come già avviene per altre ritualità, che infatti non sono permesse.
parimenti alle macellazioni rituali vengano risolti i problemi collegati agli altri tipi di macellazione che sono state segnalate, quali le deroghe per alcune tipologie di stabilimenti e per avicoli e conigli in quelle familiari.
Torino, luglio 1999

* Dott. Enrico Moriconi
Nato a Torino il 11.02.1949
Medico Veterinario Dirigente SSN
Membro Comitato Scientifico Nazionale Legambiente
Membro Segreteria Regionale Legambiente Piemonte - Responsabile Settore Agricoltura
Presidente A.S.Ve.P - Ass. Culturale Veterinaria di Salute Pubblica
Membro Comitato Scientifico Antivivisezionista







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