dal sito " La Sicilia"
Pinella Leocata
«In Sicilia nel campo della formazione professionale siamo arrivati ad uno
spartiacque. Se la politica si divide sulla realizzazione delle strutture è un
conto, ma che giochi sulla testa delle persone e delle famiglie più bisognose è
insopportabile». Il prof. Piero Quinci, operatore della formazione e presidente
dell'associazione «Città solidale», lancia l'allarme sul futuro di migliaia di
ragazzi provenienti, in genere, da famiglie in difficoltà. «Minori - dice - che
non riescono a stare sui banchi di scuola e che si applicano solo se si
sollecita la loro intelligenza pratica impegnandoli in attività di laboratorio.
Per questi ragazzi frequentare i
corsi professionali è l'unico modo di portare avanti un percorso formativo». Ed
è proprio quello che in Sicilia è in forse perché i corsi professionali
potrebbero saltare, di fatto, a causa di una circolare ministeriale concordata -
questo prevede la legge - con la Regione che ha competenza esclusiva in questa
materia.
Questo l'antefatto. Il nuovo governo ha molte riserve sulla riforma Moratti e
vorrebbe modificarla, ma nella Finanziaria, con un emendamento, ha accettato che
il sistema formativo nazionale triennale continui, cioè che i percorsi
sperimentali avviati dalla Moratti nella formazione professionale possano
proseguire. Questo emendamento alla Finanziaria è stato recepito da una
circolare ministeriale - la n. 74 del 21 dicembre 2006 - che specifica che i
ragazzi che frequentano l'ultimo anno delle medie inferiori possono iscriversi,
entro il 27 gennaio e per l'anno scolastico 2007-2008, sia alle scuole
superiori, sia ai corsi di formazione professionale. Questi ultimi, dunque,
vanno avviati, a meno che la Regione non decida di chiudere la formazione
professionale, come ha fatto la Sardegna con una decisione unilaterale contro
cui sono stati presentanti numerosi ricorsi.
Nelle altre regioni d'Italia il ministero e l'assessorato competente hanno
concordato anche le procedure d'iscrizione prevedendo che le domande per i corsi
di formazione professionale debbano essere raccolte dal dirigente della scuola
media che le inoltrerà ai vari direttori dei centri di formazione. La Lombardia,
regione gestita dal centro destra, ha stabilito, per esempio, che i direttori
dei centri di formazioni abbiano, a loro volta, un mese di tempo per accettare o
meno le domande in base alla disponibilità di posti e che, comunque, entro il 28
febbraio, devono dare riscontro alla scuola.
I ragazzi la cui domanda d'iscrizione
ad un corso professionale non venisse accettata vanno orientati di nuovo e
possono iscriversi alle scuole superiori anche dopo la scadenza del 27 gennaio.
Il ministero s'incarica di incrementare l'organico di fatto per supplire alle
eventuali carenze e difficoltà dell'istituto che accoglie queste domande in un
secondo momento. La Lombardia, cioè, prevede tutti i casi possibili e trova una
soluzione,
In Sicilia nulla di tutto questo. La circolare dell'ufficio scolastico regionale
dice che «l'iscrizione va comunque fatta solo in una scuola pubblica di secondo
grado» e che soltanto in seguito saranno date le istruzioni necessarie a chi
vuole iscriversi in un corso di formazione. «Le conseguenze sono sotto gli occhi
di tutti - denuncia il prof. Quinci -.
I presidi si rifiutano di accogliere
le domande dei ragazzi che vorrebbero iscriversi nelle scuole professionali e
rifiutano anche di ricevere gli enti formativi che vorrebbero presentare agli
studenti i propri percorsi triennali. E motivano questa decisione dicendo che
non sono autorizzati a ricevere queste domande. Le ulteriori istruzioni non sono
arrivate e la scadenza del 27 gennaio è alle porte e questo, di fatto, significa
che le iscrizioni ai corsi professionali sono bloccate e che i ragazzi sono
costretti ad iscriversi in una scuola superiore che non frequenteranno.
Significa, dunque, incentivare, di
fatto, la dispersione scolastica».
Di qui tante domande. «La Regione ha concordato realmente questa circolare con
il ministero? Che cosa c'è dietro questo disegno? Perché questa interpretazione
disastrosa, erronea e discriminatoria?». Domande cui segue una sola richiesta:
che la circolare venga ritirata o corretta immediatamente, viceversa
l'associazione «Città solidale» ricorrerà al Tar e alla Procura della
Repubblica.