Corsi professionali a rischio in Sicilia. Impossibile iscriversi. La denuncia di " Città Solidale". La regione Siciliana non ha previsto l'iscrizione
Data: Martedì, 16 gennaio 2007 ore 13:58:19 CET
Argomento: Rassegna stampa


dal sito " La Sicilia"

 

Pinella Leocata
«In Sicilia nel campo della formazione professionale siamo arrivati ad uno spartiacque. Se la politica si divide sulla realizzazione delle strutture è un conto, ma che giochi sulla testa delle persone e delle famiglie più bisognose è insopportabile». Il prof. Piero Quinci, operatore della formazione e presidente dell'associazione «Città solidale», lancia l'allarme sul futuro di migliaia di ragazzi provenienti, in genere, da famiglie in difficoltà. «Minori - dice - che non riescono a stare sui banchi di scuola e che si applicano solo se si sollecita la loro intelligenza pratica impegnandoli in attività di laboratorio.

Per questi ragazzi frequentare i corsi professionali è l'unico modo di portare avanti un percorso formativo». Ed è proprio quello che in Sicilia è in forse perché i corsi professionali potrebbero saltare, di fatto, a causa di una circolare ministeriale concordata - questo prevede la legge - con la Regione che ha competenza esclusiva in questa materia.
Questo l'antefatto. Il nuovo governo ha molte riserve sulla riforma Moratti e vorrebbe modificarla, ma nella Finanziaria, con un emendamento, ha accettato che il sistema formativo nazionale triennale continui, cioè che i percorsi sperimentali avviati dalla Moratti nella formazione professionale possano proseguire. Questo emendamento alla Finanziaria è stato recepito da una circolare ministeriale - la n. 74 del 21 dicembre 2006 - che specifica che i ragazzi che frequentano l'ultimo anno delle medie inferiori possono iscriversi, entro il 27 gennaio e per l'anno scolastico 2007-2008, sia alle scuole superiori, sia ai corsi di formazione professionale. Questi ultimi, dunque, vanno avviati, a meno che la Regione non decida di chiudere la formazione professionale, come ha fatto la Sardegna con una decisione unilaterale contro cui sono stati presentanti numerosi ricorsi.
Nelle altre regioni d'Italia il ministero e l'assessorato competente hanno concordato anche le procedure d'iscrizione prevedendo che le domande per i corsi di formazione professionale debbano essere raccolte dal dirigente della scuola media che le inoltrerà ai vari direttori dei centri di formazione. La Lombardia, regione gestita dal centro destra, ha stabilito, per esempio, che i direttori dei centri di formazioni abbiano, a loro volta, un mese di tempo per accettare o meno le domande in base alla disponibilità di posti e che, comunque, entro il 28 febbraio, devono dare riscontro alla scuola.

I ragazzi la cui domanda d'iscrizione ad un corso professionale non venisse accettata vanno orientati di nuovo e possono iscriversi alle scuole superiori anche dopo la scadenza del 27 gennaio. Il ministero s'incarica di incrementare l'organico di fatto per supplire alle eventuali carenze e difficoltà dell'istituto che accoglie queste domande in un secondo momento. La Lombardia, cioè, prevede tutti i casi possibili e trova una soluzione,
In Sicilia nulla di tutto questo. La circolare dell'ufficio scolastico regionale dice che «l'iscrizione va comunque fatta solo in una scuola pubblica di secondo grado» e che soltanto in seguito saranno date le istruzioni necessarie a chi vuole iscriversi in un corso di formazione. «Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti - denuncia il prof. Quinci -.

I presidi si rifiutano di accogliere le domande dei ragazzi che vorrebbero iscriversi nelle scuole professionali e rifiutano anche di ricevere gli enti formativi che vorrebbero presentare agli studenti i propri percorsi triennali. E motivano questa decisione dicendo che non sono autorizzati a ricevere queste domande. Le ulteriori istruzioni non sono arrivate e la scadenza del 27 gennaio è alle porte e questo, di fatto, significa che le iscrizioni ai corsi professionali sono bloccate e che i ragazzi sono costretti ad iscriversi in una scuola superiore che non frequenteranno.

Significa, dunque, incentivare, di fatto, la dispersione scolastica».
Di qui tante domande. «La Regione ha concordato realmente questa circolare con il ministero? Che cosa c'è dietro questo disegno? Perché questa interpretazione disastrosa, erronea e discriminatoria?». Domande cui segue una sola richiesta: che la circolare venga ritirata o corretta immediatamente, viceversa l'associazione «Città solidale» ricorrerà al Tar e alla Procura della Repubblica.







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