dal sito de " Il Messaggero"
«Li portavano via in auto, giochi osceni in quella casa»
di FABIO MARRICCHI
RIGNANO -
«Ci siamo accorti l'anno scorso, in primavera. Mio figlio aveva arrossamenti e dolori ai genitali e la cosa si ripeteva per diversi giorni. All’inizio pensavo fosse un problema di alimentazione, pensavo avesse mangiato qualcosa che gli potesse aver fatto male. Poi mi sono confrontata con altri genitori che mi hanno raccontato le stesse cose, anche i loro figli avevano gli stessi problemi. E poi avevano crisi di pianto quando li portavamo a scuola. Non volevano entrare. Allora abbiamo cominciato a capire che in quella scuola succedeva qualcosa di grave. Da allora siamo piombati nell’angoscia».
Oltre a questo avete notato altri particolari che vi hanno insospettito?
«Mio figlio era strano, si addormentava appena arrivava a casa e ha cominciato a raccontare che durante la mattina usciva da scuola insieme ad altri compagni. Salivano su una macchina rossa, diceva, e andavano a casa della maestra».
E poi?
«Poi mi sono confrontata con altri genitori. Anche i loro figli parlavano della stessa macchina, altri di una macchina grande e scura. Tutti raccontavano che uscivano da scuola, e andavano in una casa».
Che succedeva in questa casa?
«C’era gente mascherata, a volte uomini travestiti da donna, facevano dei "giochi", dei giochi sessuali, insomma, come quello del "dito dritto", e non sto a spiegarle di che cosa si tratta. E poi c’era uno dietro a una telecamera che riprendeva le scene».
Una volta tornato a casa raccontava queste cose?
«No, le ha raccontate dopo, quando mi sono confrontata con le altre mamme e ho cominciato a fargli domande. Però già da subito faceva strani disegni con gente mascherata, croci, organi genitali, disegni che non erano quelli di un bambino di quattro anni, poi parlava di un "Gesù buono" e "Gesù cattivo". Anche questo ci siamo dette con le altre mamme e le cose coincidevano. Allora, nel luglio scorso abbiamo denunciato tutto».
Che cosa pensa, adesso, della maestra di suo figlio, ci ha parlato?
«Sono ancora incredula. Pensare che l'ho scelta io. Era la più ambita e la più ricercata. Ho detto a mio figlio che doveva considerarla come un'altra mamma. Stento a credere a quello che è successo. Ho cercato di parlarci ma ha sempre negato tutto. La cosa che più mi sconvolge è che se si trattasse di un solo pedofilo, penserei ad un malato e basta. Il fatto che siano coinvolte tante persone fa pensare a una cosa organizzata, quasi premeditata. Mi sembra un incubo».
Suo figlio è stato visitato da uno psicologo?
«Sì, sono sedute fatte sia con i genitori che senza. Poi i bambini vengono messi in gruppo, insieme agli altri per vedere come interagiscono. E' una cosa lunga, mi hanno detto, recuperare il trauma. Adesso ha incubi notturni, crisi di pianto, è aggressivo, nervoso, si sente colpevole».
Che cosa si aspetta dall'inchiesta?
«Che ci dicano esattamente com'è andata, che sia fatta luce su tutto, che i responsabili siano assicurati alla giustizia e che non escano di galera solo dopo qualche mese. Me lo hanno rovinato, mio figlio. Ma quello che voglio di più è che mio figlio superi tutto, che cresca come un bambino normale, che non abbia più paura di andare a scuola».
«Noi, vittime di isteria collettiva. Gli arrossamenti? Scarsa igiene»
ROMA
Sabato 13 Gennaio 2007 - Non ce la fa a sopportare, l’accusa è infamante, e sono sei mesi che questa storia si trascina. Dice di essere vittima di una di una forma di «isteria collettiva» che l’ha fatta trovare nel registro degli indagati per reati sessuali in compagnia di altre cinque persone. E così - con la garanzia di rigido anonimato - ha deciso di sfogarsi, di raccontare il proprio punto di vista.
E’ una donna. Sbotta: «Non c’è mai stata alcuna violenza sessuale e, tanto meno, atti di pedofilia ai danni degli alunni della scuola materna. Siamo vittime di un linciaggio morale basato sul nulla, forse scaturito da una forma di isteria collettiva che ha coinvolto alcune famiglie».
Però la materia che viene trattata è particolarmente delicata. La donna lo sa, ma contesta la mancanza di prove.
«Dallo scorso agosto è stato scritto e detto di tutto su questa vicenda - dice - ma finora non è stato contestato alcun fatto specifico a nessuno. Si è detto di filmati pornografici con bambini per protagonisti girati in un luogo misterioso vicino alla scuola, di un pulmino che avrebbe prelevato gli alunni per riaccompagnarli dopo alcune ore, sconvolti e, forse, addirittura drogati. Ma dove sono le prove? - si domanda - Possibile che i filmati, la villa, il pulmino e anche gli organizzatori di tutta questa storia siano spariti nel nulla? Possibile che non sia rimasta una benchè labile traccia di tutto ciò?».
Qualche prova comunque c’è. E non è da poco. Si tratta dei certificati medici, quelli che alcune famiglie hanno allegato alle denunce.
«Da quanto mi risulta - risponde la donna - i certificati non parlano di violenza sessuale, ma di piccoli arrossamenti nella zona dei genitali di alcuni bambini che potrebbero essere stati causati anche da scarsa igiene o da un’infiammazione. Spero che la magistratura accerti la verità in tempi ragionevolmente rapidi. Non è possibile andare avanti con questa pressione addosso».
di MARIDA LOMBARDO PIJOLA
ROMA- Tutto è cominciato con quegli strani disegni di Matteo, croci, figure sinistre, alieni, corpi deformi come li può rappresentare un bambino di tre anni intrappolato in un incubo; e organi genitali, sì, non c’era da sbagliarsi. Tutto è cominciato con quello stato confusionale di Luca quando tornava dall’asilo, con quei turbamenti inspiegabili di Andrea, con quei silenzi spessi di Alessandra, con quel rossore e quelle piccole escoriazioni di Giulia nelle parti intime, con quelle lacrime di Maria prima di entrare in classe, come se quella fosse la tana del lupo cattivo, invece della scuola. I nomi sono inventati. La storia la sta verificando la magistratura: sei indagati, tra cui tre maestre e una bidella dell’asilo di Rignano, un blitz dei carabinieri nella scuola, le denunce e la rivolta dei genitori, che non portano più i bimbi a scuola, ma li accompagnano invece in massa a Roma, dagli psicologi del ”Bambin Gesù”.
Se la storia fosse vera, l’asilo di Rignano Flaminio sarebbe il luogo degli orrori, degli orchi travestiti da maestre d’asilo, o da bidelle: immaginate i bimbi prelevati dalle maestre durante l’orario scolastico, come per una passeggiata od una gita, portati in un locale al pianterreno dove si fanno le prove della banda, oppure a casa di una delle insegnanti, e poi abusati, filmati, forse prima drogati, non si sa. Se invece la storia non fosse vera, Rignano sarebbe il luogo di una incredibile psicosi di paese, una specie di ossessione di gruppo, un delirio collettivo: immaginate tutti i genitori dei bimbi dell’asilo che gridano allo stupro dei propri bambini accusando le insegnanti, che si rivolgono ai carabinieri e alla magistratura per chiedere giustizia, che chiedono la sospensione di tutto il personale della scuola, che non mandano più i bambini a scuola.
Una storia incredibile che si può rovesciare come un guanto, quella di Rignano Flaminio, settemila abitanti sulla Flaminia, tutti in stato di choc, tutti presi chi a sussurare e chi a gridare riguardo a quello che accade dentro ed attorno alla scuola materna ”Olga Rovere”. Tutti sordi all’appello del parroco, il quale, durante l’omelia domenicale, con digressione acrobatica da un passo del Vangelo di Matteo, aveva invitato «le malelingue a non parlare più di questo caso».
Facile a dirsi. Come si può tacitare il vocìo incessante sulle sei denunce, (o dieci? o quindici? o venti?), su quei sei nomi che sono stati iscritti al registro degli indagati dalla procura di Tivoli, al termine dei primi quattro mesi di indagini? Sarebbero, stando alle voci, tre maestre, il marito di una di loro, che lavora in campo artistico, una bidella, e un ragazzo extracomunitario che farebbe il benzinaio. Chiacchiere? Di certo c’è quello che è accaduto nell’asilo la mattina dei 12 ottobre scorso. Chi se li scorda più i carabinieri, quelli di Bracciano e quelli del Ris di Roma, che hanno fatto irruzione nella scuola appena aperta, alle otto, ed hanno ispezionato, frugato, preso impronte, per raccogliere indizi e rilievi su un eventuale materiale organico da analizzare. Poi si erano presi due maestre e una bidella, se le erano portate nella caserma di Bracciano, e torchiate per un po’ di ore. Alle cinque di mattina, avevano perquisito la casa di una delle insegnanti, moglie del personaggio che lavora in campo artistico. La casa si trova a pochi metri dalla scuola. Cosa accadeva, secondo le denunce?
«Accadeva che- dice una mamma che non vuol farsi nominare- i bambini venivano portati nel locale al pianterreno, e lì sottoposti agli abusi. Oppure portati, attraverso un’uscita secondaria del locale, a casa della maestra. Lì venivano abusati, filmati, forse anche drogati. Abbiamo ricostruito i racconti di almeno quindici bimbi uno per uno, li abbiamo confrontati. Vogliamo vederle in galera. E invece sono ancora tutte al loro posto». Già, al loro posto. Tutte le mattine in classe, tra i bimbi, come sempre. Due ispezioni, da parte della direzione scolastica regionale e del ministero dell’Istruzione. Nessun provvedimento. Dopo la prima ispezione, da Roma è stata suggerita alla preside una sospensione cautelativa delle interessate. La risposta è stata una lettera di solidarietà di tutto il personale docente alle insegnanti. «Io non intendo e non posso prendere provvedimenti fino se non ci saranno iniziative da parte della magistratura», continua a proclamare imperterrita la dirigente scolastica, Loredana Cascelli. L’hanno quasi insultata in massa, i genitori. E 350 firme, ovvero la quasi totalità dei padri e delle madri degli alunni, sono state messe sotto una petizione che parla di «incresciosi episodi che hanno sconvolto la vita di molte famiglie», chiede l’allontanamento della preside, e la sospensione di tutto il personale della scuola. E’ il frutto di una serie di assemblee agitatissime, che hanno movimentato l’anno scolastico sin dai primi di ottobre.
Il risultato è stata la trasformazione della scuola in bunker: misure di vigilanza, videocamere, serrature cambiate, accesso permesso solo a chi porta un cartellino, passo sbarrato persino ai genitori. Non è bastato, per rassicurare: quasi la metà dei genitori non manda più i figli a scuola. E nelle aule sono rimasti pochi bimbi, custoditi e sorvegliati come piccoli prigionieri. A vigilare, all’ingresso del plesso, è stato visto persino il sindaco, Ottavio Colella, a capo di una giunta-ammucchiata, che va dai comunisti a Forza Italia. Ad ottobre, dopo il blitz dei carabinieri, il sindaco aveva convocato un’assemblea pubblica in Comune. Si erano levate urla altissime. Tutto si era concluso con un’esortazione ai magistrati: che facciano presto. «Io non so nulla, non credo a nulla finchè non ci saranno provvedimenti della magistratura. Mi dispiace solo per l’immagine del paese», dice ora Colella. Una bella grana. «Conosco tutte le persone coinvolte, tanto i genitori quanto i sospettati, e mi sembrano brave persone. Non so che pensare». E già a Rignano, dove tutti conoscono tutti, si formano le tifoserie, si dibatte sui buoni e sui cattivi, se ne rovescia l’identità come in un gioco di paese. Intanto le maestre indagate si mostrano sconvolte. «Siamo vittime- dice una di loro- di un linciaggio morale basato sul nulla, un’isteria collettiva che ha coinvolto alcune famiglie». Sarebbe inquietante. Eppure, magari fosse vero.
dal sito de " IL Manifesto "
Pedofilia
Rignano «scopre» gli abusi a scuola
«Ma che succede? Davanti alla scuola c'è il Tg3, le radio ci intervistano e Rignano Flaminio è piena di carabinieri». A parlare è uno dei familiari (una cinquantina) che, nel giugno scorso, denunciarono abusi sessuali sui loro figli, bambini di 3 e 4 anni, tutti alunni di tre classi della scuola materna «Olga Rovere». Era il 12 ottobre quando i carabinieri di Bracciano e il Ris di Roma, su mandato del pm di Tivoli, Marco Mansi, perquisirono la scuola e alcune ville della zona dove sarebbero stati condotti i piccoli, dopo averli prelevati durante le ore scolastiche. Come scrisse il manifesto il 22 novembre scorso, sei persone finirono sul registro degli indagati: tre maestre, il marito di una di loro (un noto personaggio televisivo di un'emittente nazionale), una bidella e il titolare di una carrozzeria. Un piccolo paese (8 mila abitanti) alle porte di Roma sconvolto e inevitabilmente diviso tra chi non voleva credere e difendeva a spada tratta le insegnanti (come la stessa direttrice scolastica Loredana Cascelli) e chi si mise dalla parte dei genitori che chiedevano in via cautelativa l'allontanamento delle maestre e costituirono un'associazione di genitori, l'Agerif. I bambini per la maggior parte vennero ritirati dalla scuola con enormi problemi per tutti. Ma ieri qualcosa è cambiato. «Sono stupito e anche un po' preoccupato di come la notizia sia arrivata di botto, tre mesi dopo la pubblicazione sul vostro giornale e sulle cronache locali, su tutti i media nazionali», commenta Giacomo Augenti, legale di alcune delle famiglie. Augenti ha inviato il 20 dicembre scorso una diffida al ministero dell'Istruzione e all'Ufficio scolastico regionale «per disporre la sospensione del personale scolastico che ancora non è stato allontanato». Un'altra diffida è stata spedita alla procura della repubblica per omissione di atti di ufficio «nel caso non dovessi ricevere alcuna risposta». E' in attesa ma, dice, ora che «abbiamo avuto il beneplacito anche degli organi mediatici nazionali, auspico che il ministro Fioroni mantenga la promessa fatta di intervenire il più presto possibile». Anche l'Agerif attende una risposta da Fioroni e da Pagnani (ufficio scolastico regionale) alla lettera inviata loro e firmata da 350 familiari. «Ieri (giovedì, ndr) una nostra delegata - racconta il presidente Simone Rocchini - ha incontrato la senatrice Anna Serafini presidente della Commissione bicamerale per l'Infanzia che ci ha assicurato il suo aiuto». (E. Ma.)