BULLISMO, NON POSSIAMO GIRARE LA TESTA
Data: Domenica, 07 gennaio 2007 ore 00:05:00 CET
Argomento: Comunicati


Bullismo, non possiamo girare la testa


Diverse vicende - in questi ultimi mesi balzate all'attenzione della cronaca - ci impongono di riflettere ed intervenire su quello che con un po' troppa semplificazione, viene definito il fenomeno del "bullismo". Questo sforzo deve vedere uniti tutti coloro che concorrono all'educazione dei nostri ragazzi.

 È importante capire che i ragazzi non hanno bisogno di prediche. Avrebbero bisogno di testimonianze, di vedere comportamenti degli adulti coerenti, soprattutto quando chiediamo ai giovani responsabilità e rispetto per l'altro.

 Gli episodi di violenza dei giovani, dentro e fuori le scuole, interrogano prima di tutto gli adulti, genitori, insegnanti, intellettuali, artisti, comunicatori e istituzioni.

 Mi capita di leggere con una certa frequenza i componimenti degli studenti che partecipano a concorsi letterari: i temi più ricorrenti sono quelli della morte, dell'abbandono, della solitudine. Eppure fino ad oggi le risposte alla situazione di disagio nella quale vivono i ragazzi sono state più indennizzi economici che creazione di punti di riferimento solidi: molto si è fatto per riempirgli le tasche e poco o nulla per testimoniargli e trasmettergli valori.

 Potrebbe sembrare una missione arcaica, ma non lo è, perché è importante che i nostri ragazzi capiscano che i valori non sono doveri d'ufficio ma elementi da condividere. La scuola deve essere capace insieme agli insegnanti di trasformare positivamente il disagio che molti giovani vivono, deve riuscire a trovare forme che riescano a riscaldare il cuore e motivazioni che permettano di mettere a frutto i talenti. La scuola deve rappresentare una comunità per i ragazzi, perché non devono sentirsi soli e abbandonati, ma coinvolti all'interno di un progetto con obiettivi condivisi. Troppo spesso di fronte a certi gesti si rischia di avere una tolleranza che diventa progressiva assuefazione e ipocrita indifferenza. Dobbiamo iniziare a pensare che questa sfida la possiamo vincere insieme. Una mobilitazione civica e una soglia di vigilanza democratica da parte di tutti sono i primi passi dai quali partire.

 Ma allo stesso tempo ho voluto richiamare l'attenzione anche sul fronte dei provvedimenti disciplinari che saranno più rigorosi, efficienti e tempestivi, perché è importante che i comportamenti quotidiani all'interno della scuola forniscano ai giovani modelli ed esempi positivi.


 L'educazione al valore della legalità deve partire anche da questo. La scuola deve avere la capacità di intervenire in modo rapido ed efficace per rimuovere da sola ciò che danneggia la sua missione, ovvero l'educazione dei nostri figli.








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