Il bullismo: non pensavamo che sarebbe potuto accadere in Italia qualcosa di simile e tuttavia, adesso, occorre aprire gli occhi, sta già accadendo.
Data: Venerdì, 05 gennaio 2007 ore 14:27:23 CET
Argomento: Opinioni


 

dal " Messaggero"

di ANTONELLA BORALEVI
L’AMERICA conosce da tempo il bullismo scolastico. Lo conosce e lo studia. Peraltro,  Poiché l’istruzione privata costa molto cara ed è molto selettiva,i genitori della classe media sono disposti a indebitarsi, e lo fanno, pur di offrire ai propri figli una formazione vera, capace di proiettarli autorevolmente nel mondo del lavoro e del successo invece che lasciarli legati al palo della scuola gratuita e inutile.
Noi non pensavamo che sarebbe potuto accadere in Italia qualcosa di simile e tuttavia, adesso, occorre aprire gli occhi: sta già accadendo. Chi frequenterà, tra pochi anni, perfino il prossimo anno, i licei o le scuole tecniche o le scuole medie dove i professori vengono sbeffeggiati e cercano di fare lezione asserragliati dietro la cattedra, mentre gli allievi tirano loro addosso corpi contundenti? Chi manderà in quelle stesse scuole la figlia perché la violentino nei gabinetti, il figlio perché venga preso a calci e a pugni in corridoio per portargli via le Nike ultimo modello?
Non si può ridurre il bullismo scolastico a un fenomeno passeggero, in qualche modo destinato a esaurirsi da sé. All’opposto, e la storia del costume americano lo dimostra, quello che sta accadendo nelle nostre scuole è già la fine della nostra scuola pubblica. E nemmeno, a mio parere, conta discutere la reciprocità dell’assenza di regole, citare la supplente che si fa toccare e tocca gli allievi in classe, il professore che si presenta vestito da donna. E’ il contagio: nel deserto del rispetto, che è la prima condizione per qualunque insegnamento e il primo insegnamento tout court, i professori-vittime diventano paranoici, nevrotici, si sdoppiano in una schizofrenia senza altro sintomo che non la sindrome di Stoccolma, l’adorazione per i propri persecutori o la fuga da sé che rappresenta bene il professore travestito che si fa spettacolo ai suoi aguzzini.
I ragazzi non sono buoni perché sono ragazzi, ma perché sono stati educati dagli adulti. Questo bisogna dire forte e chiaro: non esiste alcuna possibile delega. I ragazzi bulli sono figli di genitori “moderni”, indaffarati, in crisi, incerti su tutto, persino sul loro ruolo. Sono figli non della “assenza”- che il più delle volte non c’è, perché magari si mangia insieme, ci si vede la sera, si parla perfino di calcio o di minigonne da comprare; piuttosto della fuga dal ruolo di genitore, dello spavento che la condizione della genitorialità provoca a chi se la ritrova sulla schiena come una soma troppo pesante da sopportare. I figli sono lo specchio preciso del comportamento dei genitori. Non serve aver letto Piaget o Francoise Dolto né Ibsen per stabilire che i figli di genitori che si spaventano di esserlo saranno per forza ragazzi spaventati. E dallo spavento di sé nasce l’affermazione violenta, l’unica che sembra possibile da mettere in pratica.
Ne sono profondamente convinta: o cominciamo a educare i genitori, a costruire gruppi di educazione per genitori, a usare i media per far passare il messaggio che il ruolo di genitore si impara come ogni e qualunque mestiere. O la nostra scuola pubblica finirà e finirà il diritto sancito dalla nostra Costituzione ad avere ciascuno le medesime opportunità di partenza.

di MAURO EVANGELISTI

Come c’è finita la ragazzina bruna che mostra il seno in classe su internet? Sarà anche vero che il compagno tentatore non aveva il bluetooth nel suo telefonino, vale a dire la possibilità di inviare senza fili ogni contenuto da un telefonino a un computer. Ma il modo per trasmettere quel video deve averlo trovato, magari semplicemente con un Mms (è come un Sms, ma invia anche le immagini) spedito a un indirizzo di email.
Tutto semplicissimo, qualsiasi quattordicenne sa farlo. E ora – magari la ragazzina bruna nemmeno lo sa – quello striptease innocente, insieme ad altre centinaia girati nelle scuole italiane, può essere visto ovunque e da chiunque. Dai suoi genitori come da un suo coetaneo a Milano, da un sessantenne annoiato a Parigi o in un internet caffè a Tokyo.
E’ solo un esempio, del grande blob o della sconfinata candid camera, che tanto candida non è, che ogni giorno ritrasmette sui computer quanto avviene nelle classi o semplicemente fra i più giovani, fra gli adolescenti. Soprattutto filmati a luci rosse, in tutte le sfumature, fino al rosso piu acceso. Finiscono tutti su Emule, un programma di peer to peer che chiunque può usare su internet, che di fatto è una sorta di libreria in cui si scambiano i file: dalle foto ai video, dagli audio agli scritti. Chiunque mette a disposizione il materiale di chiunque.
Eccoli, i bulli e le pupe in formato jpeg, gp3, avi: immagini, sempre e comunque immagini. Sono cresciuti coccolati dal televisore e alla fine ci sono finiti dentro. Ormai al ministero della Pubblica istruzione non dovrebbero più fare le ispezioni per capire come succede nella scuola italiana: basta che si colleghino a internet e lancino Emule (o qualsiasi altro sito di diffusione dei video, perfino il popolare e stracitato Youtube). E mettano come chiave di ricerca “scuola” o “liceo”, tanto per fare un esempio. E fra taroccamenti – video porno professionali spacciati come esibizione dell’odiata professoressa, l’esempio più frequente in pieno stile Pierinocontrotutti – però escono fuori anche decine e decine di video e foto vere.
Alcune rubate: la più casta, la ragazzina del primo banco fotografata da dietro con il perizoma che spunta dai soliti jeans a vita bassa. Altri esempi: un ragazzo che in una scuola pugliese si piazza dietro a un muretto e riprende due coetanei, probabilmente a loro insaputa, mentre hanno un rapporto nei bagni della scuola. Per fortuna la qualità delle immagini del videofonino, necessariamente mosse, tutela la privacy. Altri video osé sono frutto del gioco: chissà se le due ragazzine di un istituto romano che si concedono un bacio saffico davanti all’occhio del telefonino sanno che quel loro piccolo (e banale) scherzo non finirà solo sul telefonino di qualche compagno come Mms. No, il bacio delle due ragazzine, ben riconoscibili, verrà scaricato sul computer e lanciato come una bottiglia nel grande oceano di internet, di Emule.
Altro download: scuola di Vicenza, la ragazzina sta al gioco dei coetanei, in classe, e si lascia toccare e spogliare, sia pure per qualche secondo. Anche qui, cose che succedono, uno scherzo o poco più, senza costrizioni. Però tutto avviene, consapevolmente, di fronte al videofonino. E lo scherzo fra amici diventa un video cult che rischia di rendere suo malgrado famosa la ragazzina in tutta Italia o in tutto il mondo. Potenzialmente il suo video con la maglietta alzata ora potrebbe essere già nell’hard disk di migliaia di computer e quello che era uno spettacolo a beneficio di amici (e soprattutto coetanei), di un gruppo ristretto, si trasforma in altro.
Terzo filone: è quello delle fidanzate che si spogliano a beneficio dello spasimante. Come lo spogliarello di una ragazza, anch’ella della Sicilia, che accoglie l’invito del suo lui a togliersi jeans, maglietta e tutto il resto, musichetta sotto e savoirfaire da velina, ovviamente. Purtroppo però gli amori non durano per sempre e il gioco degli innamorati quindicenni si trasforma nel calice della vendetta, con lui che magari invia il video ai telefonini degli amici che magari lo inviano via mail ad altri amici che magari lo scaricano su Emule (ma potrebbero essere anche altri programmi di condivisione video). Il video, a quel punto, è a disposizione del mondo intero.
Basta mettere le chiavi di ricerca giuste – un’altra che va per la maggiore è videofonino – e si trovano facilmente anche video e foto molto spinti, il telefonino in un mano per riprendere, il resto del corpo impegnato a fare altre cose con la giovanissima partner del momento.
Altro download, altro giro nella giostra del grande fratello delle scuole italiane: una ragazza, giovanissima, ha un rapporto con due suoi coetanei. Nella nota di accompagnamento di chi ha messo a disposizione su Emule questo video viene spacciato come “girato ad Ancona”. Vero o falso? Sicuramente i protagonisti sono giovanissimi e italiani, ma non va escluso che venga targato “Ancona” quasi a fini promozionali. Perché? Qui si lascia il territorio della morale, della goliardia, della mala educación, per addentrarci in quello dei reati, delle inchieste e dei drammi. Proprio ad Ancona una tredicenne è stata costretta da altri ragazzi a fare sesso davanti alla “telecamera”. La procura sta indagando, il caso ha fatto scalpore, “marchiare” il video con la targa di Ancona in qualche modo fa aumentare i contatti. Purtroppo, la spirale dalla diffusione dei videofonini sta lasciando ferite profonde fra i giovanissimi: come la ragazzina di Reggio Emilia che ha tentato il suicidio quando ha scoperto che sui telefonini e su internet girava un video hard che la vede protagonista.
Attenzione, il telefonino come tutti gli strumenti è appunto solo uno strumento, non è né buono né cattivo. Ma ha cambiato realmente il mondo, facendoci diventare tutti allo stesso tempo attori, spesso inconsapevoli, e registi. Internet ha fatto il resto, facilitando in modo esponenziale la diffusione, uccidendo per sempre forse la privacy. Perché i bulli e le pupe sono così catturati dall’idea di riprendere un rapporto sessuale piuttosto che uno spogliarello? La risposta più banale è perché è semplice, perché si può fare. Il problema è un altro: chi finisce consapevolmente di fronte all’obiettivo non si rende conto che in quel momento ha firmato un piccolo patto con il diavolo, che molto probabilmente il suo piccolo gioco – come le ragazze di Mantova che goliardicamente mostrano il sedere in una foto di fine anno – sarà visto da tutto il mondo. Ma tutto il mondo davvero. Basta saperlo. Perché poi l’amico cederà alla tentazione di inviare quel video a un amico, perché l’infernale catena di Sant’Antonio continuerà fino a internet, le mail, ai programmi peer to peer, da Johannesburg a Rejkyavik, da Canberra a Port au Prince. E’ il mondo dei videofonini ed internet, bellezza, e tu non puoi farci niente, verrebbe da dire ad esempio all’adolescente di Udine protagonista di un altro show – maglione di lana alzato, il seno mostrato in classe .
In realtà, il campionario è più vasto, gli spogliarelli sono solamente ciò che si può citare con meno problemi su un giornale; su altro, molto più hard, è meglio non dilungarsi. E’ come se la scuola italiana si fosse trasformata in una enorme “isola dei famosi”: episodi di bullismo, di violenza in classe; o semplicemente l’insegnante che, come è successo in Romagna, andava a scuola vestito da donna. Ormai tutto viene alla luce grazie ai video messi in rete con i telefonini. D’altra parte il telefonino è il vero testimone dei nostri tempi: degli adolescenti inquieti, ma anche della storia. Le immagini più drammatiche dello tsunami o quelle dell’incidente della metropolitana di Roma. Fino all’impiccagione di Saddam. Filmata anche quella di nascosto con il videofonino.
mauro.evangelisti@ilmessaggero.it

 

LECCE - Per aver compiuto atti di bullismo contro i suoi compagni di scuola a Sannicola, in provincia di Lecce, i carabinieri hanno rinchiuso in una comunità assistenziale un ragazzo di 15 anni ed hanno denunciato il preside della scuola per omissione di atti d'ufficio e omessa denuncia. Il preside non aveva denunciato gli atti di bullismo, dei quali aveva avuto notizia dai genitori dei ragazzi vittime del bullo.







Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-6229.html