L'orario di servizio può essere piegato alle proprie esigenze personali e familiari in barba ai criteri generali del servizio ?
Data: Mercoledì, 03 gennaio 2007 ore 18:55:25 CET
Argomento: Sindacati


Le scriventi OO. SS., FLC CGIL SCUOLA, CISL SCUOLA, ANP CIDA della Lombardia, sono venute a conoscenza di una conciliazione avvenuta tra il Dirigente dell’USP di Sondrio e una docente in part-time, tesa ad ottenere l’adattamento dell’orario di lavoro (di nove ore distribuite su tre giorni) alle proprie esigenze personali e familiari.

La richiesta, avanzata dalla docente al Dirigente Scolastico di un Istituto Comprensivo della Provincia di Sondrio, non aveva trovato accoglimento, in quanto le esigenze dell’Istituto, in applicazione degli artt. 8, 10, 396 del D. L.vo 297/94 e delle indicazioni/criteri del Collegio Docenti non le rendevano possibili.

Non trovando, quindi, soddisfazione alla richiesta di cambio di orario (ripetiamo trattasi di 9 ore da distribuire in tre giorni) da parte del Dirigente Scolastico, la docente, ai sensi dell’art. 130 del CCNL 2002/2005, esperiva un tentativo obbligatorio di conciliazione presso l’Ufficio Scolastico Regionale, che delegava l’Ufficio Scolastico Provinciale di Sondrio.

In sede di conciliazione, dove l’Amministrazione era rappresentata da un delegato del Dirigente dell’USP, l’insegnante trovava accolta la propria richiesta, esigendo, poi, tramite un suo legale, piena e totale applicazione, assecondando gli “ovvii, sacrosanti e personali” criteri di composizione del proprio orario, incurante di quello dei colleghi e delle aspettative dell’utenza, dopo oltre due mesi dall’inizio delle lezioni.

Alle scriventi OO.SS. pare che l’operato conciliativo del Dirigente dell’USP di Sondrio abbia inopinatamente sortito deleteri effetti, sia a livello di principio che di pratica operativa, quali:

  • • la violazione di quelle che sono le prerogative organizzative della Scuola dell’Autonomia;

  • • la negazione de facto della funzione dirigenziale, caratterizzata dall’essere preposta al corretto ed efficace funzionamento di Istituzioni funzionalmente e giuridicamente autonome;

  • • l’introduzione, con la possibilità accordata alla docente di autodeterminarsi l’orario per esigenze di natura personale/familiare, di un principio e di un precedente cui ogni docente potrà d’ora in avanti fare riferimento;

  • • la disomogeneità di trattamento nei confronti di altri docenti coinvolti, loro malgrado, in una conciliazione individuale di lavoro;

  • • lo scompiglio nelle normali attività didattiche già programmate che è conseguito alla decisione concordata ;

  • • l’apertura di un inutile e dannoso contenzioso da parte dei soggetti coinvolti nel cambio di orari già definiti in base a criteri approvati in sede collegiale. .

 

Si aggiunga che il tutto è avvenuto disattendendo una documentata relazione fornita dal Dirigente Scolastico che, nel garantire la piena applicazione della normativa sul part-time, escludeva ogni ulteriore possibilità di manovra rispetto ad un quadro orario già ben definito e funzionale, teso ad assicurare il rispetto e l’interrelazione dei carichi disciplinari e del lavoro degli alunni.

Le scriventi OO. SS. chiedono pertanto alla S. V. di attivarsi perché si trovi un percorso di composizione del contenzioso in oggetto diverso da quello assunto dal Dirigente dell’USP di Sondrio, che, anziché conseguire l’obiettivo di una corretta composizione tra le parti, ci pare abbia operato secondo una logica contraria al principio della buona amministrazione.
Oltre alla suesposta richiesta, il fatto ci offre, ancora una volta, l’occasione di credere necessario ed urgente che venga sancito un Protocollo dei comportamenti tra Ufficio Scolastico Regionale, Uffici Scolastici Provinciali e Istituzioni Scolastiche Autonome, perché la Dirigenza Scolastica e, di conseguenza, le Scuole dell’Autonomia non vengano mortificate da atti unilaterali e quanto meno imprudenti.

 

Lo Snals di Sondrio diffonde un volantino in cui accusa gli altri sindacati di comportamento anti-maternità

 

LA VERGOGNA TORNI AL MITTENTE !!!

 

C’è chi utilizza le lavoratrici madri per farsi un po’ di propaganda

Prologo: qualche tempo fa una docente, con l’appoggio dello SNALS, propone un tentativo obbligatorio di conciliazione, impugnando l’orario delle lezioni definito dal dirigente scolastico. La docente sostiene che non si è tenuto conto, nella formulazione dell’orario, delle sue “esigenze familiari”.

La conciliazione si chiude con l’accoglimento delle richieste della docente. Il dirigente scolastico deve, di conseguenza, riformulare l’orario delle lezioni in base alle esigenze della docente stessa: non avere mai né la prima né l’ultima ora di lezione.

Di fatto si riconosce il diritto della docente a farsi da sola il proprio orario di lezione, visto che la docente stessa è in part time (deve 9 ore di lezione): l’orario di servizio non potrà che essere 9-12 per i tre giorni di lavoro.

Nel corso della conciliazione l’Ufficio Scolastico Regionale è rappresentato dall’USP di Sondrio: strano, di solito, in questi casi, viene delegato a rappresentare l’amministrazione il dirigente scolastico coinvolto.

 

Atto primo: FLC CGIL, CISL SCUOLA e ANP CIDA della Lombardia scrivono una lettera aperta al direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale in cui denunciano il comportamento tenuto dell’amministrazione in sede di conciliazione, sottolineando in particolare che - non si è tenuto in alcun conto quanto sostenuto dal dirigente scolastico nella sua relazione; - si è contravvenuto al principio della buona amministrazione; - si è creato un precedente pericoloso, consentendo ad un docente di “autodeterminarsi” l’orario di lavoro. Una “lettera aperta” che parla di principi generali, dunque, una lettera all’amministrazione scritta dai sindacati regionali dei dirigenti scolastici (che dell’amministrazione sono dirigenti): non una disquisizione legale sulla legittimità o meno della conciliazione o sui diritti della lavoratrice (terreno, peraltro, che non è certo di competenza delle OOSS firmatarie della lettera aperta)

 

Atto secondo: il segretario provinciale dello SNALS di Sondrio, che non era stato chiamato assolutamente in causa e che nella questione non è per niente coinvolto (quella di CGIL, CISL e ANP era, ripetiamo, una lettera aperta al Direttore Regionale nella quale si ponevano questioni di principio sull’autonomia delle scuole, i rapporti tra dirigenti scolastici e direzione regionale, ecc) scrive un volantino nel quale coinvolge le lavoratrici madri, accusando CGIL, CISL e ANP di essere contro le lavoratrici madri.

Viene da chiedergli: cosa c’entrano le lavoratrici madri e i loro sacrosanti diritti? La lavoratrice madre è tutelata da una legge dello stato che nessuno si sogna di mettere in discussione. Allora perché il segretario dello SNALS tira in ballo in maniera del tutto strumentale questioni che non hanno niente a che vedere con i fatti successi? Forse ha qualcosa… o la coda di paglia brucia?

 

Epilogo: FLC CGIL, CISL SCUOLA e ANP CIDA ribadiscono che la lettera aperta da loro scritta al Direttore Generale dell’U.S.R. Lombardia interveniva non nel merito della questione, ma su principi generali, quali - la difesa della prerogative della scuola dell’autonomia, del ruolo degli organi collegiali (che sulla formulazione dell’orario delle lezioni definiscono criteri e proposte) e della contrattazione di istituto (che in materia d’orario delle lezioni interviene in quanto competente sull’organizzazione del lavoro; - il ruolo della funzione dirigenziale, visto che è responsabilità del dirigente scolastico, acquisiti criteri e proposte e visto il contratto di istituto, formulare l’orario delle lezioni; - la necessità di chiarire i rapporti tra Direzione Regionale e dirigenti scolastici, sempre più spesso inficiati dagli spazi che tentano di ritagliarsi gli U.S.P. Il complesso sistema di equilibrio di poteri e di competenze che esiste nel mondo della scuola (dirigente scolastico, relazioni sindacali, organi collegiali, amministrazione) non può essere certo “piegato” al soddisfacimento delle “esigenze familiari” di chicchessia, pena la trasformazione delle unità scolastiche in luoghi di anarchia e la perdita di funzione della scuola stessa che perderebbe di vista quello che deve essere il suo riferimento principale:l’esercizio dei diritti di apprendimento degli alunni e la qualità del servizio stesso.

Milano, 19 dicembre 2006

 

 FLC CGIL LOMBARDIA CISL SCUOLA LOMBARDIA ANP CIDA LOMBARDIA







Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-6211.html