GARIBALDI, I MILLE E IL REVISIONISMO STORICO
Data: Sabato, 30 dicembre 2006 ore 00:05:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


 
GARIBALDI, I MILLE E IL REVISIONISMO STORICO
 
 
Frequentavo negli anni '40 le medie inferiori. Si era ancora in regime fascista. Il mio docente di lettere, che del fascismo era entusiasta, non faceva che parlarci di Risorgimento e di Garibaldi. Ci teneva il vecchio professore a ripetere per amore di verità che non 1000 erano i gagliardi Garibaldini, ma 1089 tra cui forse anche una donna.
 Per alcuni giorni il professore si assentò e a supplirlo venne una donnetta che, per doverosa rettifica o per malcelato rancore verso il collega, mormorò frasi dissacratorie del mito garibaldino. Ci capii poco, ma mi resi conto che la figura dell'eroe dei due mondi era discutibile.
 Nel dopoguerra, nei momenti duri della rivolta separatista in Sicilia, i seguaci di Finocchiaro Aprile demonizzavano il nostro eroe sino a contestare l'intitolazione all'«eroe biondo» di strade e l'erezione di monumenti. Gli oratori unitari invece riscuotevano applausi scroscianti alla menzione di Garibaldi e delle sue imprese.
 Giovanni Verga nella novella «Libertà» - come scrive Zino Papa in «Sicilia e oltre» - trasfigurò artisticamente i fatti di Bronte e per il processo celebrato da Bixio tramite «una commissione mista di guerra» per ordine di Garibaldi, a sua volta aizzato contro i contadini dagli inglesi, liquidò con poche parole l'operato del generale garibaldino: «Questo era l'uomo e subito ordinò che gliene fucilassero 5 o 6, Pippo, il nano, Pizzanello, i primi che gli capitarono». Una cruda repressione dei «villici» che avevano con caparbietà azzannato i «padroni» chiedendo ai liberatori le terre promesse. Ripensai in quei giorni alla mia supplente di storia e alle sue sorprendenti riflessioni. Che Garibaldi non sia stato davvero quel fior d'eroe che mi era stato illustrato? In una lettera scritta in francese a Cavour dopo l'incontro di Teano Vittorio Emanuele II descrive il personaggio in maniera inusuale: «Non è affatto docile come lo si dipinge e come voi stesso ritenete. Il suo talento militare è molto modesto, come prova l'affare di Capua e il male immane che è stato commesso qui; ad esempio l'infame furto di tutto il denaro dell'erario, è attribuito interamente a lui che si è circondato di canaglie, ne ha seguito i cattivi consigli e ha piombato questo infelice paese in una spaventosa situazione».
 Nel processo a Bixio, celebrato a Bronte nell'ottobre 1985, per iniziativa del sindaco Pino Firrarello, la giuria presieduta da Giuseppe Alessi, primo presidente della Regione Sicilia, esamina gli avvenimenti dell'agosto 1860. Del comandante Bixio si svelano particolari agghiaccianti. Un ragazzetto che vuol portare due uova al prigioniero Nicolò Lombardo viene respinto dal feroce generale, evidentemente certo che il poveraccio sarebbe stato l'indomani condannato a morte, in maniera sprezzante. «Altro che uova, domani avrà due palle in fronte!». O forse l'episodio si verificò dopo che la condanna era stata già pronunciata?. «La sua condotta - conclude la giuria del processo - non può andare immune da censure di imprudenza e di eccessiva durezza».
 Scrive del processo il curatore degli atti, Salvatore Scalia: «Nella rivolta di Bronte si scontrano due uomini con gli stessi ideali, ma su di loro si stende la maledizione della ducea di Nelson, frutto di tradimento e simbolo di oppressione. Sicché l'uno, Nino Bixio, diventa il carnefice, l'altro, Nicolò Lombardo, la vittima. Si consuma così una grande tragedia del Risorgimento e del movimento garibaldino, che sacrifica alla vittoria la componente più radicale».
 Fu vera gloria quella di Garibaldi e dei suoi fidi scudieri? «In due vivaci saggi - annota Gianfranco Morra - Massimo Viglione demitizza l'epopea del Risorgimento, preparata e decisa da pochi uomini e sette collegate o affiliate alla massoneria. L'unificazione della Penisola ci ha dato uno Stato autoritario e centralista, ma non una Nazione unita e dotata di coscienza civica». Il revisionismo storico non dà tregua.
 Girolamo Barletta














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