QUELLO CHE GLI INSEGNANTI RIMPROVERANO ALL'UNIONE
Data: Marted́, 19 dicembre 2006 ore 00:05:00 CET
Argomento: Opinioni


Unità: Insegnanti avviliti «La svolta non c’è»
  
 


 INSEGNANTII professori si aspettavano molto da questo governo e in massa avevano sostenuto l’Unione. La maggior parte avverte un tradimento, altri, una minoranza, sono disposti ad aspettare ancora. «Sulla scuola dicono tutto e il contrario di tutto...»Gli insegnanti. Per cinque anni, nella scorsa legislatura, sono scesi in piazza. Manifestazioni chilometriche. Bimbi al seguito. Dentro e fuori dai plessi scolastici, manifestavano il proprio dissenso nei confronti della disarticolazione della scuola pubblica. Contro la legge Moratti. Contro i soldi alle scuole private. Oggi, nuovo governo e nuovo ministro dell’Istruzione, il clima è diverso. Sospeso tra la voglia di poter finalmente cambiare qualcosa, e la delusione che poco, per adesso, sembra essere cambiato. Il governo e la maggioranza di centrosinistra sono in mezzo. Gli insegnanti, una buona parte degli insegnanti, ragionano sui tempi lunghi. Generazioni. E però, anche su quelli brevi, chiedono chiarezza.

 ANGELO TUCCIO, Istituto per geometri, Bologna

 «Quando sono andato a votare, immaginavo il rovesciamento di un piano culturale. Un diverso atteggiamento rispetto all’esistente. Il governo di centrodestra ha tagliato le risorse della scuola seguendo un impulso ideologico. Quello di centrosinistra non deve cadere nella tentazione di approfittare di quei tagli. Per adesso non sono deluso dal comportamento dell’esecutivo: ho attese. Voglio vedere come si sviluppa il confronto. Certo avrei preferito una comunicazione migliore. Qualcuno che dicesse: “La bussola è in quella direzione, davanti ci sono gli scogli, ma la rotta è quella...”. E certo, anche per chi ragiona giorno per giorno, sarebbe un buon segnale quello di chiudere le partite rimaste in sospeso, come quella dei precari».

 PATRIZIA ERCOLI, scuola «Paola Sarro», Vallerano (Vt)

 «Le speranze erano molte. Speravo si investisse di più sulla sanità e sull’istruzione. Per adesso questo governo bene non ha fatto. L’innalzamento dell’obbligo scolastico, così come è stato pensato, mi lascia perplessa. Quello che il governo dovrebbe fare è investire nel futuro dei nostri figli. Se noi non investiamo adesso nei nostri giovani, domani non potremo farlo, e la situazione andrà peggiorando sempre di più. Perchè se gli edifici scolastici sono cadenti, e non si interviene per rimetterli in sesto, la situazione non può che peggiorare».

 LILIANA BOCCAROSSA, Roma

 «Non è che sperassi granché, perché si vedeva dal principio che questa coalizione doveva pensare a bilanciare equilibri tali... Il problema di questo governo è che è un ibrido. E io non credo che ci sia molta possibilità di un rilancio. Sulla scuola il governo precedente dava soldi a quella privata. E questo succede ancora. La Moratti è ancora qui. I finanziamenti per le scuole pubbliche continuano a mancare».

 PAOLINO CASSESE, Istituto Tecnico Commerciale, Figline Valdarno

 «Le aspettative erano buone. Anche all’inizio quando il ministro Fioroni aveva sospeso la legge Moratti e aveva fatto dichiarazioni importanti sull’Invalsi. Però io credo che siano i numeri parlamentari a rallentare l’azione del governo. Oggi non sono deluso. Viviamo una situazione di stallo, mentre ci sono dei problemi che vanno affrontati. Nella mia scuola circa il 50% degli insegnati è precario. Il personale Ata è composto da 21 persone: tutte precarie anche loro. Dal punto di vista del “che fare”, io punterei su un’idea di scuola che dia a tutti le stesse possibilità e che eviti il rischio di generalizzare gli interventi».

 GIUSEPPINA TODARELLO, Roma

 «Cosa mi aspettavo? Speravo finalmente in una politica per la scuola. Speravo nell’innalzamento dell’obbligo come era scritto nel programma dell’Unione. Speravo in maggiori investimenti, e, che dire?, anche in un ministro diverso. Cosa mi ha deluso? Certo continuo a sperare nell’innalzamento dell’obbligo scolastico. Certo la situazione trovata è disastrosa. Però sulla scuola continua ad esserci troppa vaghezza. Come sulla finanziaria. Si dice tutto e il contrario di tutto. Sulle cose da affrontare io metterei al primo posto la questione morale, le spese della politica, le consulenze strapagate. Si deve capire che la politica non è un lavoro che uno fa per 5 o 10 anni per avere uno stipendio».

 GUGLIELMA LOMBARDI, Cuglieri, Oristano

 «Ancora non siamo stati colpiti dalla Moratti», si rincuora Guglielma constatando che per i licei «si parte dal 2007». Le piace il nuovo esame di maturità («perché l’altro era diventato scandaloso, mentre questo, con i commissari esterni, permette anche un maggiore scambio con gli altri insegnanti»). Ma crede che il tutto, in questi mesi di avvio del governo Prodi, sia stato affrontato con «incoerenza manifesta». Per tale ragione consiglia: «Devono essere più uniti altrimenti non fanno niente. Devono mettere da parte le beghe di partito. Si chiamano “Unione”, no?». Sulla politica spera si faccia attenzione alle fasce più deboli. E sulla scuola conclude: «Le riforme vanno fatte, ma vanno fatte con gli insegnanti. Non possono essere calate dall’alto».

 LARA GIUNTELLA, Roma

 «Mi aspettavo quello che in parte è stato. La scuola è stata sempre considerata l’ultima ruota del carro. Per ora è troppo presto per trarre dei giudizi. Certo Berlusconi ha lasciato macerie abbastanza estese. Quello che il governo dovrebbe fare? Sicuramente comunicare meglio. Le scelte economiche non sono state spiegate adeguatamente. Sappiamo che non sono state fatte per un capriccio, ma dovevano spiegarle meglio».

 MARIO MELUCCI, Istituto alberghiero, Potenza

 «In generale pensavo che la sinistra avrebbe reso più equo il sistema e avesse semplificato la burocrazia. E mi aspettavo la litigiosità. Nel merito non sono deluso. Nel metodo ci sarebbe molto da dire. La sensazione che ognuno parlasse ai suoi dava l’impressione che il governo non avesse idee certe. Gli accordi si fanno prima. Non ci si può scannare in pubblico. Sul futuro spero che si investa sulla formazione».

 PIERLUIGI GREGIS, Istituto Cesare Pesenti, Bergamo

 «Nessuna aspettativa in particolare, oltre a non vedere più Berlusconi. In quegli anni c’è stata un’assoluta mancanza di senso dello Stato. Per adesso si è visto ancora poco, sia per quanto riguarda i finanziamenti, che per quanto riguarda la comunicazione. Ci sono troppi partiti e tutti “fondamentali”. E non si decide».

 PINA PACELLA, Ipsia, Biancavilla (Catania).

 «Le aspettative erano tante. Dopo 14 anni di precariato avevo fiducia che il nuovo governo intervenisse sulla legge Moratti, che evitasse la politica dei tagli, che affrontasse la questione del precariato. Cosa mi ha deluso? La lentezza. Ci sono situazioni di personale precario (nel mio istituto, per fare un esempio, tra il personale Ata solo uno è di ruolo, gli altri tutti a termine), di classi che, soprattutto al Sud, continuano ad aumentare di numero, con 30-33 alunni per classe, di vicende che andrebbero trattate con più rapidità perchè il disagio è fortissimo. Ecco, questo chiedo al governo Prodi: che ascoltasse di più i lavoratori, che si facesse vedere di più. Il vice-ministro Bastico ha un e-mail a cui poter scrivere. È un buon inizio, ma si può fare di più».

 MASSIMO PIERRO, Liceo Visconti, Roma

 «Speravo nel programma. E speravo che il governo desse segnali di discontinuità più forti di quelli che ha dato. Non vedo grandi differenze con i predecessori. I soldi per scuola, università e ricerca sono rimasti più o meno gli stessi. Al livello mediatico certo si poteva fare di più. È grottesco che oggi Berlusconi faccia il salvatore della Patria. Anche poco consono il balletto dei partiti. Io sono di sinistra e ho votato un programma che non consideravo di sinistra. Adesso, però, vorrei che si portasse avanti».

 LUCA KOCCI, Roma

 «Mi aspettavo che questo governo abolisse le tre leggi sulla precarietà fatte dal governo precedente: la legge 30, la Bossi-Fini e la Moratti. Volevo che avesse una grande attenzione per le fasce più deboli della società. L’incapacità di comunicare le cose fatte credo sia uno dei fattori del disagio che si avverte. Una cosa che cambia 50 volte ha senz’altro un impatto negativo sulla pubblica opinione. Aspetto ancora che il governo lavori per le fasce deboli. E spero che alla fine non troveremo il ticket sul pronto soccorso».

 FRANCO CORRAINI, Torino

 «Sono un vecchio iscritto al Pci. L’idea che avevo è che con il nuovo governo sarebbero cambiate molte cose. Certo, non ora, non subito. Sulla comunicazione mi sembra che ci si sia comportati, lo dico con la massima dolcezza, da dilettanti. Una forma corretta di comunicazione sarebbe quella di spiegare perchè si fanno le cose. E, con la stessa nettezza, chiarire perchè quelle che si era detto che si facevano, non possono più farsi».


Nota: L'Unità, 16/12/06







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