IL
COMMA BIPARTISAN
Si dovrà porre molta attenzione, in questi giorni, ad un comma presente nel
maxiemendamento alla Finanziaria2007, a sua volta composto di 826 commi.
Vediamo.
La soluzione data dalla legge Moratti
alla dispersione scolastica che nel nostro Paese tra abbandoni e ripetenze
raggiunge in media, nel 2° anno della scuola superiore, tassi del 17/18%
consisteva nella delineazione di due sistemi (licei; istruzione e formazione
professionale) ai quali si poteva accedere a 14 anni, dopo la scuola media.
Purtroppo il cosiddetto secondo canale veniva annullato dal decreto attuativo n.226/2005
che spostava l’istruzione tecnica nel primo canale, quello liceale (salvo
precisare che in un’unica sede, denominata “Campus”, possono essere realizzati
autonomamente i due percorsi).
Della legge Moratti per la verità
resiste anche il decreto sul diritto-dovere all’istruzione, tanto che nella
Finanziaria 2007 si fa riferimento ad una “istruzione” obbligatoria per almeno
dieci anni, sottintendendo con questa formulazione che l’obbligo si possa
assolvere tanto nei licei che nei percorsi di istruzione e formazione
professionale.
È appunto da qui che si sviluppa il
comma 281 del maxiemendamento: sia o non sia unico il biennio della scuola
superiore (Fioroni preferisce l’unitario; la sinistra radicale il modello
unico), potranno sussistere percorsi e progetti in cui assolvere l’obbligo. È un
segnale offerto al vasto mondo della formazione professionale, presente
soprattutto nel centro-nord, affinché, sulla base delle esperienze proficue e
ormai consolidate degli ultimi anni, si organizzi in accordo con la legislazione
regionale per chiedere piena cittadinanza nel mondo della scuola che forma e non
solo addestra.
A questo punto bisogna evitare due
rischi. Il primo è che sotto il ricatto dalla sinistra estrema, che non vuole i
percorsi, il comma venga di nuovo modificato nella discussione finale in Senato.
Il secondo è che, una volta confermato, sia realizzato in prevalenza secondo il
modello integrato emiliano romagnolo. I dati sulla dispersione dei ragazzi che
frequentano questo segmento, resi noti da più fonti, certificano infatti il suo
fallimento.
I percorsi integrati abbassano,
seppur di poco, il tasso di abbandono, ma elevano il tasso di promossi con
debito formativo, costituendo anch’essi un fattore di dispersione (si sta a
scuola senza imparare).
La risposta che in questi giorni
allora può provenire dal mondo della formazione professionale più attivo e
protagonista è di non abbassare la guardia, per essere in grado di giocare fino
in fondo questa importante partita insieme alla regione.
Come suggerisce il “Manifesto per la
formazione professionale”, si tratta di permettere che continui a vivere,
nell’ambito dell’istruzione, un’esperienza positiva di libertà educativa e di
scelta per le famiglie.