La dispersione scolastica si abbatte con il biennio unico, unitario, integrato o con il doppio canale?
Data: Sabato, 16 dicembre 2006 ore 21:15:09 CET
Argomento: Istituzioni Scolastiche


IL COMMA BIPARTISAN
Si dovrà porre molta attenzione, in questi giorni, ad un comma presente nel maxiemendamento alla Finanziaria2007, a sua volta composto di 826 commi.

Vediamo.

La soluzione data dalla legge Moratti alla dispersione scolastica che nel nostro Paese tra abbandoni e ripetenze raggiunge in media, nel 2° anno della scuola superiore, tassi del 17/18% consisteva nella delineazione di due sistemi (licei; istruzione e formazione professionale) ai quali si poteva accedere a 14 anni, dopo la scuola media. Purtroppo il cosiddetto secondo canale veniva annullato dal decreto attuativo n.226/2005 che spostava l’istruzione tecnica nel primo canale, quello liceale (salvo precisare che in un’unica sede, denominata “Campus”, possono essere realizzati autonomamente i due percorsi).

Della legge Moratti per la verità resiste anche il decreto sul diritto-dovere all’istruzione, tanto che nella Finanziaria 2007 si fa riferimento ad una “istruzione” obbligatoria per almeno dieci anni, sottintendendo con questa formulazione che l’obbligo si possa assolvere tanto nei licei che nei percorsi di istruzione e formazione professionale.

È appunto da qui che si sviluppa il comma 281 del maxiemendamento: sia o non sia unico il biennio della scuola superiore (Fioroni preferisce l’unitario; la sinistra radicale il modello unico), potranno sussistere percorsi e progetti in cui assolvere l’obbligo. È un segnale offerto al vasto mondo della formazione professionale, presente soprattutto nel centro-nord, affinché, sulla base delle esperienze proficue e ormai consolidate degli ultimi anni, si organizzi in accordo con la legislazione regionale per chiedere piena cittadinanza nel mondo della scuola che forma e non solo addestra.

A questo punto bisogna evitare due rischi. Il primo è che sotto il ricatto dalla sinistra estrema, che non vuole i percorsi, il comma venga di nuovo modificato nella discussione finale in Senato. Il secondo è che, una volta confermato, sia realizzato in prevalenza secondo il modello integrato emiliano romagnolo. I dati sulla dispersione dei ragazzi che frequentano questo segmento, resi noti da più fonti, certificano infatti il suo fallimento.

I percorsi integrati abbassano, seppur di poco, il tasso di abbandono, ma elevano il tasso di promossi con debito formativo, costituendo anch’essi un fattore di dispersione (si sta a scuola senza imparare).

La risposta che in questi giorni allora può provenire dal mondo della formazione professionale più attivo e protagonista è di non abbassare la guardia, per essere in grado di giocare fino in fondo questa importante partita insieme alla regione.

Come suggerisce il “Manifesto per la formazione professionale”, si tratta di permettere che continui a vivere, nell’ambito dell’istruzione, un’esperienza positiva di libertà educativa e di scelta per le famiglie.


 







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