L'Italiano lingua ufficiale? Doppio no di Lega e Prc. Inedita alleanza in parlamento
Data: Giovedì, 14 dicembre 2006 ore 18:19:31 CET
Argomento: Opinioni


dalla " La Sicilia "
Roma. In commissione tutto è filato liscio. Le proposte dei vari gruppi politici (una di An, un'altra della Margherita, firmata anche dal deputato italo-algerino Fuhad Allam, una del «verde» Boato) sono state discusse, accorpate e votate.
Ma ecco che in Aula, dove ieri è cominciata la discussione sul provvedimento, Lega e Prc hanno fatto risuonare il loro «no». Una battaglia comune condotta, però, con ragioni poco conciliabili.
Il Prc, infatti, teme che la nuova norma serva a rendere più difficile la concessione della cittadinanza italiana agli immigrati. «Una volta che l'italiano viene indicato come idioma ufficiale dalla Costituzione - spiega il deputato Russo - ci vorrà poco a rendere obbligatoria la conoscenza della nostra lingua come requisito obbligatorio per avere la cittadinanza». Insomma, un grimaldello da usare in chiave anti-immigrazione, facendo leva sulla scarsa conoscenza di condizionali e congiuntivi da parte degli extra-comunitari. Poco convinto anche il Pdci che non condivide troppo le preoccupazioni del partito di Bertinotti, ma ha deciso ugualmente di astenersi non giudicando il disegno di legge come una priorità.
Di segno ben diverso le obiezioni della Lega: sostiene che la legge costituzionale «non ha senso», è troppo centralista: «È una legge che dà un colpo al federalismo e non riconosce gli idiomi locali», si infervora il deputato Cota. Il timore è che le lingue locali parlate nelle vallate alpine (franco-provenzale, piemontese, walser, tedesco, ladino, friulano, ma anche i vari dialetti lombardi) subiscano un duro colpo dall'ingresso dell'italiano nella Carta.
La Lega ha, perciò, presentato alcuni emendamenti per inserire nella Costituzione la tutela delle «lingue storiche regionali, costituenti patrimonio culturale della Repubblica». Anche Boato si è mostrato sensibile all'argomento e ha presentato un emendamento in cui si dice che la Repubblica «valorizza gli idiomi locali». Soluzione che non convince i rappresentanti delle minoranze linguistiche. Il valdostano Nicco ha evocato con terrore lo sradicamento del francese nella sua regione, ultimato dal fascismo «che, sfidando il senso del ridicolo, ribattezzò Courmayeur Cortemaggiore e La Thuile, Porta Littoria».
Preoccupazioni di segno opposto sono quelle del deputato di An, Buontempo: a suo giudizio l'italiano dovrebbe essere considerato lingua ufficiale. Il suo collega di partito Menia (friulano doc) ha chiesto di «sacralizzare la lingua italiana». E alla fine, per evitare lo stallo, il presidente della commissione Affari costituzionali, Violante, ha proposto di rinviare l'esame della legge a dopo Natale.
 







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