Il
caso: dai videofonini alla Rete episodi non solo di bullismo: in un video un docente picchia un alunno
Da una denuncia dell’associazione Meter di don Fortunato Di Noto è scaturita un’altra
inchiesta choc su atti di bullismo
scuola e sull’atteggiamento violento di un
insegnante nei confronti di un alunno di
10 o 11 anni. Le indagini sono coordinate
dalla Procura della repubblica di Catania
condotte dalla polizia postale e delle comunicazioni
di Catania.
Nelle immagini esaminate dagli investigatori
se ne vedono di cotte e di crude, ma
il fatto in quanto tale - non certo l’unico in
Italia - imporrebbe di adottare nelle scuole
una misura drastica e urgente: quella di
sequestrare i videotelefonini ai ragazzi
prima dell’ingresso e restituirglieli alla fine
delle lezioni. Il fenomeno così si ridurrebbe
moltissimo, dato che le immagini
che poi girano sul web sono tutte realizzate
coi videotelefonini.
Visionando il materiale sequestrato si
assiste a scene deprecabili di bullismo. E la
cosa si ferma lì. L’unica azione penalmente
perseguibile è quella che si riferisce all’insegnante
che picchia lo studente dopo
averlo sorpreso nascosto
in un armadio,
dove si era rintanato
per uno scherzo; la
città e la scuola non
sono state rese note,
ma si vede nettamente
che il professore
non si fa alcuno scrupolo
nel prendere
calci l’adolescente,
picchiandolo e strattonandolo mentre un
compagno riprendeva la scena col telefonino
piazzato sotto il banco.
Gli investigatori, attraverso i file-log
consegnati da Google Italia, contano di risalire
agli autori del filmato ma soprattutto
di identificare il professore violento. «
video dell’insegnante picchiatore - come
lo stesso don Di Noto ha segnalato - prima
di essere sequestrato, è stato già visionato
da migliaia di utenti e nessuno, fino ad oggi,
aveva pensato di denunciare un fatto
così grave»
La direzione Google Italia, (azienda
cui non si addebita alcuna responsabilità
penale sul contenuto delle immagini che
giravano nel web), che sta collaborando alle
indagini, ha deciso autonomamente di
rimuovere dal motore di ricerca altri 17 video
di varia natura, segnalati dall’associazione
Meter e realizzati da alcuni studenti
italiani in classe; tra questi sono coinvolti
anche i ragazzi di una scuola catanese
che si sono fatti immortalare in internet
mentre schiaffeggiano un compagno come
se il gesto fosse un atto di cui vantarsi.
I 18 video-post, molti dei quali realizzati
e inseriti alla fine di novembre, quindi
pochi giorni fa, riproducono comportamenti
vandalici al limite dell’illecito: c’è
chi lancia sedie dal secondo piano e chi
sfascia come può l’arredo della classe; c’è
chi scassina la macchinetta automatica
delle merendine e chi sfotte il professore
calandosi i pantaloni mentre questo, ignaro,
è rivolto verso la lavagna per spiegare la
lezione.
G. Q. (da www.lasicilia.it)
IL PARERE DELL’ESPERTO: «Dopo lo choc finalmente se ne parla»
Bullismo, sta accadendo tutto adesso?
Non ne è convinto il dott. Salvatore
Scardilli, psicoterapeuta, docente
di un corso su «Abuso e maltrattamento
dei minori» organizzato dalla
Usl 3, in corso di svolgimento nel liceo
Turrisi Colonna. «Il fenomeno -
spiega - non è nuovo. La descrizione
di un "bullo" la troviamo anche sul libro
"Cuore". Solo che ora sta emergendo
con violenza, ora tutti se ne sono
accorti perchè il bullismo è stato
amplificato da Internet con delle immagini
che hanno il potere di restare
nella nostra memoria. Ed è potuto
succedere perchè per i ragazzi lo strumento
tecnologico è importante, permette
di essere protagonisti, se non in
Tv, in un contesto, in una rete più
ampia. Scatenando peraltro un effetto
a catena».
Parlarne vuol dire dunque enfatizzare
il fenomeno?
«E’ un grosso rischio, ma dobbiamo
riconoscere che solo così il problema,
confinato in classe o nei corridoi
scolastici, è stato scoperto dagli adulti
diventando così un problema della
società e non più solo degli alunni o
dei docenti».
E ora che la questione è emersa, che
cosa si può fare? E chi può farlo?
«Intanto bisogna riconoscere che una
base di bullismo è presente in tutta la
società. Ci sono per esempio una serie
di comportamenti violenti da parte di
personaggi pubblici, come la testata
di Zidane o lo sputo di Totti che non
sono stati adeguatamente sanzionati.
E’ un modo per dire che il fenomeno
del bullismo va affrontato da tutti.
Non solo dai docenti, che vanno
adeguatamente formati per intervenire
nel sistema relazionale, ma anche
dalla famiglia, dove occorre facilitare
la comunicazione. E nelle situazioni
patologiche occorre anche
saper chiedere aiuto allargando il sistema
e inserendosi nelle rete territoriale
di sostegno. Superato il momento
emotivo, dunque, e prima di arrivare
alla saturazione, bisogna agire».
ROSSELLA JANNELLO (da www.lasicilia.it)