I PRECARI CITRULLI E STOLTI E L'ABOLIZIONE DELLE GRADUATORIE PERMANENTI
Data: Marted́, 28 novembre 2006 ore 00:05:00 CET
Argomento: Opinioni


Immaginando di rivolgerci… al Ministro della Pubblica Istruzione, ai sottosegretari preposti , ai  membri di apposite commissioni parlamentari - ai fautori, a qualsivoglia titolo – nonché avallatori  della neo approvata legge finanziaria con annesso articolo ammazza graduatorie permanenti e a chiunque altri abbia la pazienza di starmi-ci ad ascoltare.
Egregi signori,
chi esprime qui il proprio giudizio è una docente – naturalmente precaria – la cui carriera scolastica consta in sette anni di insegnamento; anni di servizio portati a compimento anche e soprattutto – come la più classica dei fuorisede - a suon di chilometri percorsi per raggiungere la sede di insegnamento (diverse decine di migliaia, assicuro - da poterci doppiare la circonferenza equatoriale);  ma pur comunque privilegiata poiché  di anno in anno ricevente grazia attraverso incarichi annuali e con una professione (pur con i suoi aspetti anche i più spigolosi) gratificante e certamente piacevolmente tutta da coltivare.  
Naturalmente abilitata, con prossima altra abilitazione da conseguire attraverso corsi abilitanti speciali, pur sempre ed ancora incaricata fuori sede (addirittura in due distinti siti, uno ad  85 Km da casa, l’altro a soli  Km 230!!!)con l’effimera speranza  finalmente di poter entrare di ruolo dopo anni di sacrifici,… ma…………....…
…………….…con modalità del tutto imprevista…… con una condotta dal mio raziocinare vista come assurda, illogica, arbitraria e non in ultimo gravemente iniqua; come una raggelante doccia scozzese mista ad un fulmine a ciel (quasi) sereno, la notizia che paralizza le guardinghe palpebre di chi apprende i propositi di questo Governo - che, con molto rammarico oggi, devo confessarVi di aver votato e sul quale avevo (non più tardi della scorsa primavera, al pari del 50% o poco più degli italiani) riposto la mia fiducia - ovvero la cancellazione delle graduatorie permanenti a partire dall’anno di grazia 2010/11.
C’è da chiedersi pertanto, con quel minimo di onestà intellettuale che occorrerebbe adottare in similari circostanze….…ma chi partorisce innovazioni circa il sistema scuola in Italia, e nella fattispecie circa ipotetici nuovi meccanismi per il reclutamento del suo personale docente, avrà una pur minima considerazione della materia del supporto (umano) che pretenderebbe di voler modellare, foggiare, collocare?
Che, docenti laureati, abilitati, specializzati, vincitori di concorso, con esperienza pluriennale acquisita sul campo siano stati equivocati e visti (da chi abbiamo delegato a rappresentarci) come creta informe, inerti ed insensibili ai troppi torti fin qui comminatici  ed  in proiezione - così terribilmente prossima - da ancora una volta infliggerci?
Torti ed iniquità, c’è da dire ragionando adesso con più inquietante lucidità,  occasionalmente somministrati da parte di chi si trovi di passaggio quale nostro delegato (in questa occasione c’è da augurarsi vada celermente ad occuparsi d’altro), di conseguenza a legiferare e… pertanto disegnare a sempre più fosche tinte i nostri destini professionali.
Vogliamo analizzare il paradosso derivante dei termini stessi di cui stiamo trattando?
Orbene, la Graduatoria Permanente - all’interno della quale dopo svariati enormi sacrifici non ultimi monetari  mi illudevo di poter finalmente e fiduciosamente attendere (seppur in un giorno meno che mai prossimo) il raggiungimento della vetta (vedi immissione in ruolo) - da domani perderà il suo valore e l’aggettivazione di, per l’appunto,  permanente e diverrà senza indugio: a scadenza prossima, esattamente come uno yogurt o qualsiasi altra merce deperibile!
Ma allora perché iscriversi o aggiornare una graduatoria denominata permanente???
Sappiamo ancora dare un senso a ciò che definiamo, a ciò che è stato definito attraverso specifica terminologia?
Ma dove sarà svaporato il diritto  - pacificamente ritenuto (da ahinoi citrulli e stolti) permanentemente acquisito - di chi tra un triennio si trovasse in vetta alla graduatoria permanente?
Vetta  raggiunta – è grazioso rammentare a chi non possedesse dimestichezza sufficiente per comprendere realmente la complessa problematicità della materia di cui stiamo trattando – a fronte, delle innumerevoli, inenarrabili, mirabolanti gesta di cui certamente solo un poco significativo esempio potrà essere tradotto dal personalissimo (e solo fin qui tracciato) vissuto professionale di chi a Voi si rivolge.
Che razza di miope logica c’è dentro tutto questo?
Perché  (possiedo ancora la forza di chiedermi) dopo 2 abilitazioni (c’è chi nel frattempo ne avrà già collezionate una mezza dozzina) e dopo (a quel dì raggiunti) 10 anni di insegnamento, dovrei ancora concorrere e ri-concorrere, protendermi verso qualcosa (che credevo già sancito da abilitazione) ed annaspare all’inseguimento di cosa non so più bene, in una giostra perenne, in attesa della fine dei giorni (da precaria)???
Che la logica sia quella del costringerci da bravi ed attenti “consumatori” (alla faccia del Governo di sinistra, paladino dei diritti dei lavoratori e delle categorie più deboli ed angustiate) ad una quanto più cospicua, onerosa, infinita raccolta punti???
Che i menzionati titoli, atti a scavalcare di concorso in concorso i contendenti a quell’albero della cuccagna chiamato riconoscimento in ruolo, oltre alle abilitazioni conseguite (e pagate oggi a peso d’oro) siano ancor  più quei vergognosi compromessi chiamati master o corsi di perfezionamento post lauream acquisiti per corrispondenza, più o meno col sistema caro al vecchio glorioso catalogo Postal Market?
Volendo infine risparmiare gli inutili vituperosi  particolari sull’immondo balletto: emendamento salva graduatorie SI / emendamento salva graduatorie… “STRANAMENTE SVANITO”…. “toh forse solo involontariamente OMESSO” di questi giorni, l’unico scenario utile ad una realistica considerazione da parte di chi si trovi ad operare (per cause di certo non sue) ancora in veste di precario all’interno della categoria docente in questo paese, occorre sottolinearlo, è il senso di grave  frustrazione, di pesante disillusione, di mortificante stato di vessazione che ciascun docente ad oggi non ancora immesso in ruolo avverte sul suo destino professionale.
Il non sentirsi una volta di più, il non avvertirsi riconosciuti quali rappresentanti di una categoria lavorativa meritevole di una benché minima stima (ribadiamo di ordine squisitamente professionale).
Un’atmosfera di profonda sfiducia, malumore e rabbia aleggia oggi tra i docenti precari, sentimenti che certamente, e sempre più, allontaneranno chi voglia continuare ad intraprendere in modo accurato, sincero ed onesto questa professione che - è prezioso e in tal circostanza ricordare a chi troppo spesso lo dimentica -  ricopre il ruolo di sostanziale tassello per qualsivoglia sana società.

                                                                                                         
                                                                                                         Docente da sempre precaria

                                                                                                                Letizia Coniglione






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