Delitto davanti una scuola. Lo psicologo clinico Nicola Nociforo:«Un atto contro la società, compiuto in uno spazio sacro come la scuola»
Data: Mercoledì, 22 novembre 2006 ore 01:24:05 CET
Argomento: Rassegna stampa


Il sangue addosso, la morte addosso. Non la morte generica, la violenza con cui passivamente conviviamo ogni giorno, ma la morte del padre. Ucciso a colpi di pistola. Davanti alla figlia di 4 anni. Davanti alla scuola. Davanti ad altri bambini. «Sono questi gli elementi che immediatamente ci turbano, ci addolorano - afferma lo psicologo clinico Nicola Nociforo, psicoanalista di gruppo - e che rendono sconvolgente questa violenza. Non è solo un assassinio di mafia, è un atto contro la società tutta, perché è avvenuto in uno spazio sacro come la scuola». Cosa significa questo? «La scuola è un luogo simbolico di altissimo valore, snodo nei processi di separazione e crescita. E' lo spazio principe della formazione, deputato dalla società a sublimare gli istinti del bambino in vista di un fine superiore, tra cui l'organizzazione e l'armonia sociale. Lasciando la famiglia per entrare a scuola il bambino compie un passaggio reale e simbolico dal piano intimo a quello pubblico, a livello di relazioni ma anche di emozioni, impara a rapportarsi coi coetanei e con gli adulti, a moderare il suo narcisismo infantile in vista dell'aggregazione, insomma a diventare adulto. E' sulla scuola che una società civile investe per consegnare al bambino non solo gli strumenti culturali, ma - soprattutto - il piacere dello stare insieme. Il piacere di pensare insieme». In realtà, da tempo la scuola non sembra più assolvere a questo suo mandato «Non vorrei sembrare retorico o buonista, ma la scuola rappresenta il passaggio fondamentale dalla barbarie alla civiltà, dall'orda alla società dei princìpi condivisi. Per questo dev'essere tutelata e sostenuta dalle istituzioni, cosa che invece non accade. Penso, fra i tanti casi, ai vandalismi gravissimi compiuti sulla scuola Majorana di Catania. Perché le istituzioni non si fanno vive e presenti? Perché i politici non si preoccupano di tutelare e valorizzare gli spazi pubblici creati per i bambini, le scuole o i parchi, dove i bambini si sentono sempre più soli, indifesi ed esposti persino alle proprie violenze, come nel caso del video choc che riprendeva l'aggressione al bambino autistico? Credo che tutta la gestione del pubblico, negli spazi urbani, dalle piazze agli ospedali, abbia bisogno di un senso etico che manca. Di uno Stato diverso». In che termini? «Uno Stato che non sia solo erogatore di sanzioni o interventi dispotici e militareschi , e penso al caso di Napoli. Penso a una gestione del pubblico che sia materna e accogliente, rassicurante ma coerente quanto al rispetto delle regole. E' così, strutturando i legami, promuovendo il lavoro, che si fonda il patto sociale, si combatte la violenza. E si difendono i bambini, cioè il futuro». Penso alla bambina che ha assistito all'assassinio «Avrà bisogno di una terapia per poter superare non solo il trauma, ma le ripercussioni nella sua coscienza». In che senso? «Preferirei non parlarne, posso solo dire che i bambini nella loro ambivalenza affettiva tendono a sentirsi responsabili delle disgrazie familiari, persino dei divorzi dei genitori, elaborando a volte sensi di colpa e di impotenza laceranti. E poi c'è il ruolo drammatico del padre». Cioè? «Quest'uomo è stato ucciso mentre accudiva le figlie, nella sua funzione di padre. E il fatto che le stesse lasciando a scuola, e non in un posto neutro, rende più tutto traumatico. Il passaggio di consegna, dalla famiglia alle istituzioni, è diventato passaggio di morte, tragedia. E' così che uccidiamo nei bambini e negli adolescenti la fiducia nel mondo adulto, nella società. La violenza è contagiosa. Quando succedono cose del genere siamo tutti responsabili, ognuno per la sua parte».

Elvira Seminara (da www.lasicilia.it)







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