PRECARI ADDIO, PRESTO 150000 DOCENTI IN CATTEDRA
Data: Sabato, 18 novembre 2006 ore 00:05:00 CET
Argomento: Comunicati


Precari addio, presto in 150mila in cattedra

 di Franz Foti

 Il ministro dell'Istruzione Fioroni ha promesso: nel giro di 3 anni tanti dovrebbero avere il posto a tempo indeterminato.
 Sarà proprio così, ma bisogna vederci chiaro.
 Ma già sorge il problema delle decine di migliaia di docenti non abilitati.

 A sentire il ministro dell’istruzione Fioroni la cosa è fatta. Lo ha giurato davanti alla settima commissione parlamentare della Camera un mese fa. I numeri sono quelli che ha fornito: 150.000 docenti e 20.000 non docenti. Sono precari che nel breve volgere di tre anni saranno di ruolo a tutti gli effetti. Finalmente in cattedra con i lustrini di prof a tempo indeterminato.

 PENSIONAMENTI -

 Sarà proprio così, ma bisogna vederci chiaro. Si calcola che in questi prossimi anni decine e decine di migliaia di docenti lasceranno la professione per pensionamento. Ci sono però 20.000 docenti attualmente distaccati a vario titolo che potrebbero rientrare. Sono docenti distaccati per mandato amministrativo, politico, professionale in Centri e Istituti di cui ormai si è perso il conto. Poi bisogna sistemare 10.000 docenti inidonei all’insegnamento che difficilmente lasceranno il lavoro. Il ministro pensa di collocarli in altre amministrazioni. «Non è facile, afferma Sergio Scala, vice capo di gabinetto del ministro. Ci abbiamo provato tante volte con risultati molto scarsi. I docenti hanno una qualifica alta e non sono ben accolti nelle amministrazioni di destinazione perché ostacolerebbero le ambizioni di carriera dei propri dipendenti».

 DOCENTI PRECARI NON ABILITATI -

 Ma una volta sistemati i precari delle graduatorie permanenti, se tutto andrà per il verso giusto, ci sono già migliaia di docenti precari non abilitati cui si propone, dopo anni di docenza, di mettersi in fila per un ennesimo concorso per esami e titoli. Si ritorna al passato. E non si era affermato, che bisognava superare il vecchio sistema di reclutamento? I corsi abilitanti universitari biennali che in alcuni atenei hanno preparato una buona generazione di docenti già laureati che fine faranno? Il concorso pubblico è capace di documentare la giusta vocazione di un aspirante docente a esercitare la sua professione? La capacità d’insegnare passa solo attraverso il superamento di un concorso? Forse sarebbe meglio introdurre la laurea abilitante come avviene per gli insegnanti delle scuole dell’infanzia e della primaria in tutti gli ordini d’insegnamento. In questo modo si lascerebbe aperta la strada dell’abilitazione post laurea solo a coloro che scoprono la vocazione dopo aver completato il loro corso di studi. Insomma sarebbe ora di porre fine a questa anomalia italiana di precari


Nota: Corriere 17 Novembre 2006






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